La vittoria di Ano alle elezioni regionali e senatoriali, unitamente all’uscita dei Pirati dall’esecutivo, prospettano nuove dinamiche in un Paese alle prese con sfide economiche di una certa complessità.
Nelle settimane tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno, la Repubblica Ceca è stata teatro di dinamiche politiche complesse, che hanno messo a dura prova la stabilità del governo guidato da Petr Fiala. Le tensioni interne alla coalizione e il progressivo consolidamento di Ano, principale forza di opposizione, potrebbero ridisegnare nei prossimi mesi il panorama politico del Paese.
La crisi della coalizione e le dimissioni dei Pirati
Il punto di svolta per l’attuale situazione politica è arrivato con i risultati delle elezioni regionali e di rinnovo di un terzo del Senato. Questi appuntamenti con le urne, tenutisi a fine settembre, sono stati caratterizzati dalla vittoria del movimento Ano del miliardario Andrej Babiš, che si è imposto come primo partito in dieci delle tredici regioni al voto (tutte fuorché Praga capitale) e ha conquistato otto seggi al Senato (sui 27 complessivi eletti). Opaco invece il risultato delle forze di governo, soprattutto quello dei Pirati, che hanno subito una drastica battuta d’arresto, raccogliendo alle regionali solo il 3,57% dei voti.
La sconfitta elettorale ha messo a nudo l’attuale debolezza dei Pirati, con le conseguenti dimissioni del loro storico leader, Ivan Bartoš, che ha lasciato la carica di presidente del partito. Il passo indietro di Bartoš ha anticipato solo di qualche giorno la valutazione da parte dei Pirati di uscire definitivamente dall’esecutivo. Decisiva in tal senso la decisione del premier Petr Fiala di rimuovere lo stesso Bartoš dalla carica di vicepremier per la Digitalizzazione e ministro per lo Sviluppo regionale, attribuendogli il fallimento della digitalizzazione degli iter edilizi, un progetto avviato durante l’estate, che sin da subito ha manifestato gravi ritardi e problemi operativi.
Con l’uscita dei Pirati, la coalizione rimane ora formata solo da quattro forze: i civici democratici dell’Ods, i cristiano democratici del Kdu-Csl, i liberali del Top 09 e il movimento civico dei sindaci e indipendenti (Stan). Si tratta di uno schieramento che conta alla Camera su 104 deputati su 200, il che dovrebbe assicurare a Fiala una maggioranza sufficiente per continuare a governare su una maggioranza solida.
Il rimpasto di governo e la riorganizzazione dei ministeri
A seguito dell’uscita dei Pirati dalla coalizione di governo, Petr Fiala ha attuato un rimpasto per mantenere la stabilità dell’esecutivo. Il Ministero per lo Sviluppo Regionale, precedentemente guidato da Ivan Bartoš, è stato affidato a Karel Külhánek (Stan), sostituendo l’interim temporaneo di Marian Jurečka (Kdu-Csl). Nel Ministero dell’Industria e del Commercio, Lukas Vlček (Stan) ha preso il posto di Jozef Síkela, destinato a diventare Commissario europeo per i Partenariati Internazionali. Il Ministero per gli Affari Legislativi, in precedenza guidato dal dimissionario Michal Šalomoun (Pirati), è stato eliminato e le sue competenze sono state trasferite al Ministero della Giustizia.
Crescita del movimento di opposizione Ano
Mentre il governo affronta difficoltà interne, il movimento Ano di Andrej Babiš ha consolidato il suo ruolo di principale forza di opposizione. Nelle elezioni regionali e senatoriali, Ano ha ottenuto risultati storici, vincendo in dieci delle tredici regioni al voto e conquistando otto seggi al Senato, diventando così il terzo gruppo più forte nella Camera alta. Babiš ha subito rivendicato una vicepresidenza al Senato, ma il suo vero obiettivo rimangono le elezioni di rinnovo della Camera dei deputati, in programma il prossimo anno, e la conseguente riconquista del governo.
I risultati elettorali hanno evidenziato nel complesso un crescente malcontento nei confronti dell’esecutivo Fiala. Un sondaggio recente ha rivelato che oltre la metà dei cechi (53%) è insoddisfatta dell’attuale esecutivo e ne auspica la caduta. Questo sentimento negativo riflette la percezione di un governo che, secondo l’opinione pubblica, non è riuscito a risolvere questioni chiave, come la gestione della digitalizzazione e la mancata ripartenza dell’economia nel dopo pandemia. A complicare il quadro sono giunte le recenti inondazioni, durante le quali la risposta del governo è apparsa lenta.
Problemi economici e impatto delle inondazioni
Uno dei temi principali che ha dominato il dibattito politico nelle ultime settimane è stato proprio l’impatto delle devastanti inondazioni che hanno colpito diverse regioni del Paese, in particolare la Moravia-Slesia e la zona di Olomouc. Gli allagamenti hanno causato danni stimati in miliardi di corone, costringendo il governo ad aumentare il deficit di bilancio di 30 miliardi di corone per far fronte alla ricostruzione. Le risorse saranno destinate principalmente al ripristino delle infrastrutture stradali e idriche, ma sono previsti anche aiuti per le famiglie colpite e agevolazioni sui prestiti per le imprese.
Le inondazioni hanno quindi ulteriormente aggravato una situazione economica già provata da una crescita lenta e dalla minaccia costante di una ripresa dell’inflazione, per non parlare delle importanti sfide nel settore energetico che nei prossimi anni attendono il Paese. Nonostante i tentativi dell’esecutivo di promuovere la digitalizzazione e di investire in energie rinnovabili, la transizione appare complicata da lentezze e ritardi.
Futuro politico incerto
Il futuro politico della Repubblica Ceca appare quindi incerto. Sebbene il governo Fiala sembri in grado di mantenere una maggioranza parlamentare nonostante l’uscita dei Pirati, le tensioni interne e la crescita dell’opposizione potrebbero minare la stabilità politica nei prossimi mesi. Il premier dovrà affrontare sfide complesse, tra cui il bilancio per il 2025, il controllo dell’inflazione, la gestione della ricostruzione post-alluvione e il rilancio dell’economia.
Inoltre, il movimento Ano di Babiš si posiziona come una forza sempre più rilevante, pronta a capitalizzare l’insoddisfazione popolare e le difficoltà del governo in carica. In definitiva, il premier Fiala dovrà navigare attentamente tra le pressioni interne ed esterne per mantenere il controllo del Paese e assicurare una stabilità che appare sempre più fragile.