Reportage dal nuovo campus politecnico ceco nel Kurdistan iracheno
Il fuoristrada bianco si ferma accanto alla moschea di Haji Yassin Taha e il nostro autista, Abbas, che ci ha attesi in aeroporto, ci sorride e ci dice che siamo arrivati a destinazione. Ci troviamo a Erbil, città tra le più antiche del mondo, risalente al XXIII secolo a.C. e oggi, con oltre un milione di abitanti, popoloso capoluogo del Kurdistan iracheno, regione federale e autonoma nel Nord dell’Iraq, stretta tra Iran, Turchia e Siria.
Nonostante la vicinanza di Mosul e Kirkuk, luoghi tristemente noti per via della recente guerra contro lo Stato Islamico, e a dispetto del bombardamento iraniano successivo all’uccisione di Soleimani, avvenuto lo scorso 8 gennaio a danno della base americana di Camp Singara, dove operano anche 400 militari italiani con compiti di addestramento dei peshmerga curdi, Erbil ci viene descritta come una città molto sicura e appaiono in effetti molto accurati e severi i controlli ai quali veniamo sottoposti sin dal nostro arrivo in città.
Sulla strada polverosa dove ci troviamo, poco lontano dal quartiere cristiano di Aikawa, lo spettacolo che si presenta davanti ai nostri occhi ci lascia senza parole. Accanto a una costruzione imponente che, come ci viene detto, sarà presto la sede del Presidente della Regione autonoma, Nechirvan Barzani, esponente della famiglia più influente di tutta la regione e discendente del condottiero e politico curdo Mustafa Barzani (che ancora oggi viene considerato un eroe nazionale), sorgono due nuovissimi e moderni edifici a vetri su uno dei quali si legge in grandi lettere azzurre “Czech Academic City. Erbil”.
Ad attenderci in quella che è la prima università ceca oltre i confini nazionali, ci sono Hawre Mansurbeg, geologo curdo di fama internazionale, presidente del consiglio di amministrazione dell’Università, e il ceco Pavel Spirov, ingegnere petrolifero e coordinatore accademico di Czech Academic City. Spirov è un esperto di Kurdistan, dove da anni conduce attività di ricerca e di insegnamento.
All’interno il campus non è meno moderno e funzionale rispetto a come si presenta fuori. Oltre alle aule e agli ampi spazi di rappresentanza e per gli studenti, ci sono laboratori di lingua, chimica e fisica, sale di informatica, un ristorante e una biblioteca.
L’idea di creare una università privata in questa regione dell’Iraq nasce nel 2015 dall’incontro tra Mansurbeg e Spirov che intuiscono le potenzialità e le opportunità che potrebbero scaturire dalla realizzazione del progetto. “Il sistema educativo nazionale qui in Iraq presenta molte criticità e con questa idea volevamo dar vita in Kurdistan a un ateneo capace di offrire agli studenti standard formativi ed educativi di livello europeo”, ci dice Spirov, mentre beviamo il tè nel suo ufficio al secondo piano dell’edificio numero 1.
Inaugurato nel maggio del 2018, alla presenza di alte autorità politiche del Kurdistan, tra cui i ministri dell’Educazione e degli Esteri, il campus Všb di Erbil “rappresenta una pietra miliare nei rapporti bilaterali tra Iraq ed Europa, nella fase successiva alla guerra contro lo Stato Islamico”, come ha detto il Ministro degli Esteri Falah Mustafa. È importante sottolineare che il progetto gode fin dall’inizio del parere favorevole del Ministero dell’Interno ceco, nell’ottica di una politica di supporto a questa area favorendone lo sviluppo sul territorio.
Finanziatore principale dell’operazione è Galiawa group, tra le maggiori aziende del Paese nel campo delle costruzioni e del Real Estate, e nella sua fase iniziale, il coordinamento accademico è stato affidato alla Všb, l’Università Tecnica di Ostrava.
I corsi di informatica, ingegneria petrolifera e marketing sono iniziati nel 2019, così come la prima fase di realizzazione della biblioteca universitaria che vuole mettere a disposizione degli studenti, oltre ai libri, anche le sempre più preziose e-resources. Sempre nel corso del 2019, il vice ministro degli esteri della Repubblica Ceca, Martin Smolek, ha visitato il campus e inaugurato ufficialmente il secondo edificio. Nel frattempo il coordinamento accademico di Czech Academic City (Czac) è passato all’Università Palacký di Olomouc ma, oltre a Olomouc, hanno dimostrano interesse a partecipare pure le università di Zlín, Brno e la Karlova di Praga con la facoltà di Farmacia. Con il coordinamento da parte dell’Università Palacký viene pianificata anche l’apertura di altri corsi di laurea di area umanistica, ma soprattutto quello di medicina. Il nuovo volto di Czac si delinea dunque come un consorzio di università ceche con una lunga tradizione nell’educazione tecnica e scientifica che, grazie agli standard accademici riconosciuti a livello mondiale, si pone come obiettivo la formazione di una nuova generazione di curdi competitiva sul mercato del lavoro nazionale e internazionale.
“Ingegneri petroliferi e medici sono le figure professionali più ricercate in questa Regione. I primi per via dei giacimenti, i secondi anche per l’emergenza umanitaria seguita alla guerra a cui il Kurdistan sta facendo fronte”, ci dice Spirov aggiungendo poi che “alla Czac i corsi si tengono in inglese e insegnano docenti e lettori provenienti da università europee e americane”.
Il settore amministrativo è affidato invece ai curdi, tutti con titoli di studio conseguiti nelle migliori università europee. Nel corso del primo anno, alla Czac, ci sono stati circa 200 studenti iscritti che rappresentano bene la multiculturalità e multietnicità di Erbil. In città il gruppo etnico maggioritario è quello curdo, ma ci sono anche assiri, turkmeni, arabi, shabak, mandaeani e armeni. La città poi, a causa della sua posizione strategica e per via della sua stabilità, è a forte presenza straniera.
Dall’agosto 2019 sono attivi anche i corsi di ingegneria civile ed economia, ma uno degli obiettivi del campus, come ci tiene a sottolineare il dottor Mansurbeg, è “diventare un hub per lo sviluppo delle relazioni economiche tra il Paese e la Repubblica Ceca, instaurando cooperazioni tra accademia e impresa, proprio come avviene nelle più prestigiose università”.
C’è da dire che Mansurbeg sottolinea da tempo la necessità urgente di creare una compagnia petrolifera nazionale nella regione del Kurdistan, in modo tale da garantire trasparenza e aumentare l’efficienza dello sfruttamento. Lo stesso geologo ha ipotizzato, parlando in una conferenza, che nella Regione ci sarebbero riserve di petrolio pari a 45 miliardi di barili. A questo proposito, la Czac avrà presto un moderno ed efficiente laboratorio di ingegneria petrolifera, grazie al supporto del Programma B2B dell’Agenzia di sviluppo ceca. Uno dei motivi principali per la costruzione di un laboratorio di ingegneria petrolifera è il fatto che non esiste, al momento, nessuna compagnia nazionale che abbia un proprio laboratorio certificato con attrezzature tecnologiche e know-how per le analisi. I campioni di greggio prelevati in Kurdistan, infatti, vengono inviati a Dubai, negli Stati Uniti o in Europa per la valutazione. Se il Ministero delle risorse nazionali vuole poi ottenere questi risultati, deve acquistarli da società straniere per decine o centinaia di migliaia di dollari. Da qui la necessità, come sottolinea Spirov, di “costruire in loco un laboratorio certificato, che sarà anche utilizzato per studiare la possibilità di aumentare la resa dei giacimenti petroliferi e la raffinazione dei prodotti”.
Attualmente il processo di accreditamento di Czac è in corso ma, secondo l’Università Palacký, l’autorità nazionale ceca, che è responsabile per i riconoscimenti accademici, dovrebbe ultimare a breve il riconoscimento. “Czac è aperta anche ad altri partner accademici europei. Vorremmo iniziare una collaborazione con università italiane interessate a questa regione”, ci dice Spirov, e aggiunge che “La grande tradizione accademica italiana potrebbe dare un contributo significativo per far diventare la Czac di Erbil un punto di riferimento importante in questa parte del mondo”.
di Mauro Ruggiero
(L’autore del presente articolo è consulente accademico della Czac)