Lo scrittore e saggista italiano Claudio Magris a fine ottobre era a Praga per ritirare il Premio Franz Kafka assegnatogli quest’anno da una giuria internazionale
Non è la prima volta che Magris soggiorna a Praga ma mai prima la cultura ceca gli aveva reso un omaggio così importante. Lo scrittore italiano è il sedicesimo detentore del premio fondato nel 2001 dalla Società Franz Kafka di Praga. Prima di lui sono stati insigniti del premio scrittori internazionali come Philip Roth, Elfriede Jelinek, Harold Pinter o Haruki Murakami e scrittori cechi di fama internazionale come Ivan Klíma, Arnošt Lustig o il drammaturgo ed ex presidente della Repubblica Ceca, Václav Havel.
Il premio Franz Kafka si conferma quindi il concorso letterario ceco più aperto agli stimoli della produzione letteraria estera. “In molti si sono complimentati con noi per la scelta del vincitore del premio di quest’anno – ha detto in conferenza stampa la direttrice del centro Franz Kafka, Markéta Mališová – ma tutto il merito va alla nostra giuria internazionale. Tuttavia la Società Franz Kafka condivide con Claudio Magris la passione per la cultura del centro Europa”.
Sebbene abbia un forte rapporto con la capitale boema, Claudio Magris si è detto stupito del premio. “Quando ho saputo di aver vinto il Premio Franz Kafka, pensavo fosse uno scherzo simile a quelli che si trovano nei romanzi di Hašek o Čapek” ha affermato in conferenza stampa. A rafforzare l’incredulità dello scrittore triestino è stata la personalità di Kafka. Per ogni germanista l’autore della Metamorfosi rappresenta uno scrittore chiave della seconda metà del Novecento. Ma per Magris non si tratta solo di un oggetto di studi o di uno scrittore apprezzato per le sue opere. “Con lui condivido anche un certo modo di vivere la letteratura. Quest’ultima è considerata da Kafka anche come un impedimento di vivere una vita piena”.
Non meno profondo il rapporto con Praga. Tra gli scrittori e studiosi italiani Magris è infatti quello più attento alla regione della Mitteleuropa, di cui scopre nei propri scritti accademici e nei romanzi la grande ricchezza culturale, le tensioni, le ossessioni, i lati felici e quelli tragici. Sebbene Praga non sia una città toccata dal Danubio, tema del più importante romanzo di Magris, la città ha lasciato un segno profondo nell’animo e nella riflessione dello scrittore. «Kennedy diceva che ognuno ha due patrie e per me lo sono Trieste e Praga» dice Magris. In fondo le due città hanno molti tratti comuni. Facevano parte dell’Impero asburgico, erano città in cui sono sbocciati grandi talenti letterari, e sono luoghi che sono stati profondamente tramortiti dai fatti tragici del XX secolo.
Trent’anni da Danubio
L’opera più conosciuta in Italia e nel mondo di Claudio Magris è senza dubbio Danubio, il romanzo e diario di viaggio lungo il famoso fiume. Nel romanzo Magris ripercorre una molteplicità di luoghi dalle foci fino al delta del fiume che è uno dei simboli della Mitteleuropa facendo numerose digressioni storiche e culturali. Tra le molte considerazioni anche quella sul simbolo del Danubio considerato come il fiume del cosmopolitismo del regno asburgico contrapposto al Reno, che nella narrazione di Magris diventa il simbolo della purezza etnica tedesca. Questa dialettica tra cosmopolitismo e purezza etnica sembra tornata d’attualità negli ultimi anni a causa della crescente forza dei nazionalismi delle piccole patrie, che si sentono minacciate da un mondo sempre più globalizzato. Il cosmopolitismo asburgico, di cui Magris parla spesso, sembrava svanito. “Uno dei problemi principali di oggi consiste nel fatto che c’è una forte fissazione sull’identità” avverte l’intellettuale triestino.
Non sorprende dunque che egli sia molto critico rispetto alle scelte politiche prese in questi ultimi anni dai governi del centro Europa. A trenta anni da Danubio la valutazione sullo stato di salute della Mitteleuropa non è positiva. «In Repubblica Ceca c’è stata una regressione politica, che riguarda anche la Polonia, la Slovacchia e l’Ungheria – dice Magris. – Forse, dopo molti anni passati in un regime di non libertà, questi Paesi hanno ancora la necessità di leccarsi le ferite e concentrarsi sulla propria identità». Per questo motivo dopo il crollo del muro di Berlino vengono eretti ai confini degli stati mitteleuropei nuovi muri basati sull’identità nazionale e sull’esclusione degli stranieri.
L’attuale atteggiamento non riguarda solo la posizione dei Paesi del centro Europa nei confronti dei singoli problemi, come la crisi dei migranti, ma bensì il loro ruolo nell’integrazione europea. Magris si professa da tempo sostenitore di una federazione europea, che dopo il Brexit appare un obiettivo decisamente lontano. «L’attuale Unione Europea ricorda il Sacro Romano Impero, è un agglomerato, dove i singoli poteri si sovrappongono e bloccano a vicenda» dice Magris, che si professa critico anche verso l’integrazione degli Stati post-comunisti nell’UE. Secondo lo scrittore italiano infatti era necessario prima fondare un vero stato europeo intorno ai Paesi fondatori dell’Unione e solo poi passare all’integrazione di nuovi stati.
Nell’ombra di Eco
«Claudio Magris non è solo uno scienziato ma anche uno scrittore di narrativa, la cui opera è ormai massiccia» ha ricordato Jiří Pelán nell’incontro pubblico con l’autore tenutosi all’Istituto Italiano di Cultura. Claudio Magris viene tradotto in lingua ceca sin dall’inizio degli anni Novanta, quando nel 1992 la casa editrice Odeon decise di pubblicare il suo romanzo Danubio. A lungo questa traduzione rimase l’unico libro disponibile in ceco dello scrittore triestino. Le cose sono cambiate con l’arrivo del nuovo secolo. Nel 2000 viene tradotto e pubblicato il romanzo Microcosmi, a cui seguono due opere di saggistica Il mito asburgico. Umanità e stile del mondo austroungarico nella letteratura austriaca moderna (2001) e Lontano da dove. Joseph Roth e la tradizione ebraico-orientale (2009). Infine nel 2011 esce la traduzione ceca del romanzo Alla Cieca.
A curare le traduzioni degli scritti di Magris è spesso Kateřina Vinšová. Anche grazie a lei e alla sua capacità di rendere in ceco lo stile postmoderno di Magris i libri dello scrittore italiano hanno avuto sempre una buona accoglienza presso la critica letteraria ceca. Sul mercato librario Magris è invece rimasto spesso all’ombra di un altro grande professore universitario e romanziere, Umberto Eco. L’assegnazione del primo Franz Kafka quindi potrebbe contribuire a far conoscere maggiormente l’opera di Magris ai lettori cechi, che non seguono specificamente la letteratura italiana. In fondo molti suoi libri parlano dei grandi temi cari alla società ceca come l’identità mitteleuropea o l’esperienza del comunismo. Magris però parte da un punto di vista di margine, come poteva essere Trieste al tempo del grande Impero asburgico, capace di lanciare nuova luce su temi, che a prima vista potrebbero sembrare ormai esauriti dal punto di vista artistico e intellettuale.
di Jakub Horňáček