Dagli Anni ‘70 verso il futuro: un centro di irradiazione della cultura europea
I cento anni dell’Istituto Italiano di Cultura di Praga (seconda parte)
di Flavio R.G. Mela e Mauro Ruggiero
«La nostra presenza culturale è circondata di grande prestigio. Occupiamo una posizione di privilegio cui si guarda con franca invidia dalle altre Rappresentanze occidentali; siamo gli unici che teniamo dei corsi, che apriamo al pubblico una biblioteca ed un’emeroteca senza controllo né ingerenza da parte ceca, che offriamo dei trattamenti culturali ai quali interviene un così largo pubblico». Così scriveva nel 1970 il direttore Sergio Prato prima di cedere il mandato a Luciano Perselli il quale formalizzò, nel 1971, un nuovo accordo culturale tra Italia e Cecoslovacchia dove, nonostante non si citasse mai lo stesso Istituto, si favoriva «l’attività delle istituzioni culturali abilitate a sviluppare la conoscenza della civiltà e della cultura dell’altro Paese accordando ad esse l’aiuto e la collaborazione necessari al loro funzionamento». Uno status quo che vide crescere l’affluenza all’IIC, in particolare per le proiezioni di film che contarono ben 50.000 presenze. Perselli descrisse un clima disteso: «Della nostra Istituzione se ne parla con interesse negli ambienti più qualificati, la si visita con frequenza e senza troppe remore. L’Istituto è in grado di realizzare importanti manifestazioni e di promuoverle nelle migliori istituzioni artistiche della Capitale e dei capoluoghi della Moravia e Slovacchia. Si è potuto stabilire un clima favorevole a molteplici forme di cooperazione, pur nei limiti e nel rispetto del sistema sociale e politico di questo Paese».
Nel 1977 la situazione politica cecoslovacca si aggravò a seguito della pubblicazione della dissidente Charta 77 contro le oppressioni del regime, creando anche un clima di maggiore controllo sugli istituti stranieri. Perselli, per quell’anno, ritenne che molti frequentatori dell’IIC furono persuasi a non visitare la sede e che gran parte degli artisti locali, coinvolti in manifestazioni culturali italiane, furono ammoniti nell’aderire. Nonostante le difficoltà, l’Istituto, muovendosi con diplomazia, riuscì a destreggiarsi nella tela del regime, riuscendo già dal 1978 a creare rilevanti collaborazioni anche con istituzioni pubbliche cecoslovacche. Di fatto, come notò in quell’anno il neodirettore Bruno Arcurio, l’IIC era l’unica rappresentanza oltre cortina a garantire un’offerta culturale, proponendosi «come centro di irradiazione e somma di istanze europee, in un momento in cui è venuto a crearsi in quest’area un grave vacuum di quelli che siamo soliti chiamare valori della cultura occidentale».
Un ponte da per l’Italia (anni ‘80)
Dagli anni ‘50 e per tutti gli anni ‘80 il nome dell’Istituto si è adeguato alle varie vessazioni del regime sul suo ruolo di rappresentanza culturale dell’Italia. Tollerato, ma controllato a breve distanza dalle autorità cecoslovacche, non poté utilizzare la sua denominazione ufficiale, ripiegando pubblicamente su altri appellativi come Biblioteca italiana e, alla fine degli anni ‘70, come Ufficio Culturale dell’Ambasciata d’Italia. Qualsiasi nome abbia adottato, l’IIC, a rischio di chiusura totale, non ha mai smesso di offrirsi come un’istituzione completa con servizi di promozione culturale e di insegnamento della lingua, contraccambiato da un pubblico appassionato e coraggioso, consapevole di essere sotto l’attenzione degli organi di controllo politico-giudiziari. Nei primi anni ‘80, il nuovo reggente dell’IIC Flavio Andreis denunciò un irrigidimento da parte delle autorità locali, contrarie, in maniera più esplicita, alla presenza di un ente culturale italiano, ritenendolo illegittimo e giudicando fuori legge i corsi di lingua, il servizio bibliotecario e le proiezioni filmiche, di norma, secondo la legge cecoslovacca, di competenza della gestione statale. Di fatto, il regime chiedeva di proibire il prestito dei libri e di sottoporre ad approvazione preventiva l’attività dell’IIC al Dipartimento degli Affari Culturali del Ministero degli Esteri Cecoslovacco, organizzando le stesse intra muros. Nella logica di mantenere il suo ruolo di «finestra sul mondo», come l’appellò in quegli anni l’Ambasciatore d’Italia a Praga, Giovanni Paolo Tozzoli, l’IIC accettò, non senza malumore da parte della rappresentanza italiana, il diktat imposto dalle autorità locali, lasciando, ad esempio, attivo il servizio bibliotecario solo per chi ne volesse usufruire per scopi professionali, come traduttori, insegnanti, redattori e così via. La tenacia diplomatica dei decenni precedenti, la ferma decisione nell’aprirsi all’interscambio culturale malgrado le ingerenze del sistema totalitario e la perseveranza nel voler garantire un temporaneo rifugio di svago culturale alla popolazione contro le oppressioni del regime ripagarono l’Istituto, al crollo del sistema comunista nel novembre 1989, con il riconoscimento ufficiale come Istituto Italiano di Cultura, da quel momento ponte istituzionale al servizio della libertà ritrovata, soprattutto nel quadro degli scambi culturali, allora rinvigoriti dalla possibilità di viaggiare da e per l’Italia senza restrizioni.
Ingresso nel nuovo millennio
In seguito alla Rivoluzione e al Divorzio “di velluto” che hanno segnato la dissoluzione dello Stato comunista cecoslovacco prima, e la nascita delle nuove Repubbliche indipendenti ceca e slovacca dopo, l’IIC di Praga si trova di fronte alla necessità di adeguarsi alla mutata situazione politica e sociale, al fine di continuare al meglio la sua missione di promozione della lingua e della cultura italiane. Nei primi Anni 2000 vengono portati a termine importanti lavori di restauro che vedono il rifacimento completo del tetto dell’edificio seicentesco e il rinnovamento delle aule per i corsi di lingua. La biblioteca viene ampliata, completamente informatizzata e dotata di un catalogo online. In seguito all’apertura delle frontiere, e alla successiva entrata della Repubblica Ceca nell’Unione Europea, aumenta il numero dei cechi desiderosi di viaggiare in Italia. l’IIC si trova così a essere anche un primo punto di riferimento per reperire informazioni turistiche e contatti utili per chi vuole visitare il Belpaese. Continuano negli anni le attività editoriali e i programmi culturali nei vari settori, e in calendario si aggiungono nuovi appuntamenti per la promozione del “Sistema Paese” che riguardano il design, la musica, l’architettura, l’editoria ecc. L’IIC aderisce alla “Settimana della lingua italiana nel mondo” e in seguito a quella della “Cucina italiana nel mondo”, organizzate dalla Farnesina, al fine di promuovere il “Made in Italy”. Nel frattempo, nel 2011, viene nuovamente firmato tra Italia e Repubblica Ceca l’Accordo Culturale, siglato per la prima volta nel 1971. L’IIC intensifica il suo operato per il finanziamento di opere della letteratura italiana tradotte in lingua ceca, e il sostegno delle cattedre di italianistica nelle università del Paese. In ambito musicale collabora con festival su tutto il territorio, a cui partecipano musicisti italiani di fama mondiale. Molta attenzione viene rivolta anche alla scienza e alla tecnologia con mostre, conferenze e altri eventi promozionali. Per quanto riguarda il cinema, l’Istituto collabora attivamente con il Festival internazionale di Karlovy Vary e altre rassegne ceche, e dà il via all’edizione annuale del “Mittel Cinema Fest”, il più importante evento per la diffusione del cinema italiano nella Mitteleuropa, con tappe a Praga e in altre città ceche. Intanto, all’interno dell’edificio di Malá Strana, viene creata anche una mostra permanente sulla Storia della Congregazione Italiana di Praga.
Verso il futuro, con la cultura del passato e del presente
In un mondo in continuo e rapido mutamento, in cui la comunicazione e le nuove tecnologie ricoprono un ruolo sempre più importante, la cultura resta un baluardo fondamentale e un elemento essenziale dell’identità italiana nel mondo, come un patrimonio materiale e immateriale cui attingere per far fronte alle sfide della contemporaneità e del futuro. L’Istituto Italiano di Cultura di Praga vuole essere un ponte capace di collegare l’eredità culturale del passato con le sue nuove forme ed espressioni. La diplomazia culturale, con la promozione della lingua, della ricerca scientifica, dell’architettura, della musica, dell’arte in tutte le sue manifestazioni, e delle eccellenze italiane in generale, riveste e rivestirà un ruolo fondamentale e sempre maggiore nella politica estera italiana, e costituirà uno dei principali strumenti di proiezione esterna. Per questo motivo, l’IIC di Praga vuole continuare, attraverso consolidati e nuovi strumenti, il suo ruolo di promotore culturale, e seguitare a essere un luogo privilegiato di scambio, incontro e dialogo per intellettuali e artisti, per i cechi, gli italiani e per chiunque voglia coltivare un rapporto con l’Italia. L’implementazione delle nuove tecnologie e dei social media ha inaugurato una nuova era in cui gli eventi organizzati si svolgono in forma ibrida: in presenza e online, abbattendo di fatto ogni frontiera. In concomitanza con il centesimo anniversario della sua fondazione, nel corso del 2022, l’Istituto ha restaurato e valorizzato il suo ampio giardino e il Padiglione Barocco che da quest’anno faranno da cornice a nuovi eventi culturali. Quello di Praga è il primo Istituto italiano di cultura al mondo a ospitare al suo interno un laboratorio di cucina italiana per la promozione delle tradizioni e delle eccellenze enogastronomiche della Penisola. L’offerta dei corsi di lingua e cultura sarà potenziata per soddisfare le nuove richieste ed esigenze degli studenti e, al tempo stesso, saranno rafforzati i rapporti con il mondo dell’editoria, i festival di musica e cinema, e soprattutto con le università e le istituzioni culturali locali. Come sta facendo ormai da un secolo, l’IIC di Praga continuerà a operare per il rafforzamento della cooperazione tra l’Italia e la Repubblica Ceca: due nazioni, due popoli che possono vantare un’amicizia plurisecolare e che insieme, con l’Europa e il mondo, si preparano alle sfide che riserverà il futuro.