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La lingua ceca è parlata da soli 10 milioni di persone nel mondo, eppure attrae studenti internazionali ogni anno. Anche dal Bel Paese

Un grande raduno di stranieri interessati alla lingua ceca ha luogo ogni estate nelle università statali, che offrono corsi intensivi

24 Ceco per stranieri DSC_7211Qualsiasi giramondo del villaggio globale, interessato ad affinare le proprie capacità comunicative in un mondo sempre più stretto, conosce a menadito le lingue al top dell’utilità: inglese, non c’è nemmeno da sottolinearlo. I classici europei, come il francese o il tedesco, la “lingua commerciale” per la locomotiva del continente. Lo spagnolo, con centinaia di milioni di utenti. Senza dimenticare l’italiano, lingua che non perde appassionati e che in ogni caso rimane una presenza culturale importante. Oppure il nuovo che avanza: il cinese, il business attuale, semplicemente la lingua più parlata al mondo, da più di un miliardo di persone. Persino l’arabo suscita non poco interesse, nel solco del paventato scontro di civiltà made in Usa, sulla falsa riga dello studio del russo ai tempi della guerra fredda. Russo che, a proposito, rimane al sesto posto delle lingue più parlate.

Le sopracciglia del giramondo si solleverebbero alquanto, quindi, alla proposta di imparare la lingua ceca: questa si situa all’82esima posizione della graduatoria qui sopra accennata. In quanto a numeri il ceco si trova dietro a lingue come quella del popolo Zulu o dei nativi Quechua peruviani. Una lingua affatto semplice, peculiare, parlata da poco più di dieci milioni di persone (meno dell’1% della popolazione sinofona, per dire).

Pur considerando le differenze regionali la Repubblica Ceca è, etnicamente parlando, estremamente omogenea: un sondaggio di Eurobarometer (agenzia UE) del 2012, intitolato “Europeans and their languages”, rivelava che il ceco è parlato come prima lingua dal 98% dei cittadini cechi − potrebbe sembrare un’ovvietà ma in realtà solo Ungheria e Grecia hanno una percentuale maggiore.

Fuori dal paese invece si trovano madrelingua cechi solo per modestissime porzioni, eccezion fatta per la Slovacchia, dove per ovvie ragioni storico-politiche il 24,8% degli abitanti ha il ceco come madrelingua o lo parla alla perfezione. È un’immagine quindi che pare suggerirci l’idea di una lingua minoritaria e di un paese che, comunicativamente parlando, si chiude in se stesso.

Eppure dietro questa veste modesta, c’è un interesse che non si spegne: il ceco attrae studenti. Non solo: attrae studenti da tutto il mondo. Desterebbe non poco stupore sapere che nelle facoltà di linguistica di Tokyo e di Seoul, ci sono dipartimenti di lingua ceca: ed ogni anno studenti dell’estremo oriente visitano il piccolo paese mitteleuropeo per approfondire la conoscenza della lingua. E che dire delle 17 università statunitensi che offrono corsi di lingua ceca? Il sorprendente nesso tra gli States e la Boemia è prima di tutto di natura storica. Uno studio della Heritage Languages in America, un progetto dell’Università dell’Oregon che si addentra nell’eredità linguistica della nazione fondata sull’immigrazione, rivela che tra il 1848 ed il 1914 ben 350 mila cechi approdarono nel Nuovo Mondo: di conseguenza, ad oggi sono quasi due milioni (1.947.000 per il report) i cittadini statunitensi che dichiarano origini boeme, morave o più generalmente “cecoslovacche”. Tra gli Stati più popolati da discendenti cechi, primo tra tutti è il Texas (155 mila abitanti con queste origini), seguito a breve da Illinois, Wisconsin, Minnesota e altri con numeri minori. Poco più di 70mila, gli americani che oggi si dichiarano madrelingua cechi. Queste comunità hanno mantenuto un impegno costante nel ricordare e promuovere la propria cultura; nel 2008 a La Grange, in Texas, è stato inaugurato il Texas Czech Heritage Cultural Center, con corsi di lingua, meeting rooms, un museo, un archivio sulla popolazione ceca, un negozio di souvenir e addirittura un anfiteatro con facciata in curioso stile “ceco-texano”.

Tornando in Europa, il ceco attrae molti studenti da paesi slavi, dove il ceppo linguistico comune mantiene dei legami e delle assonanze che lo rendono effettivamente più semplice da imparare. Nel mondo slavo la Cechia mantiene da sempre un’immagine positiva. La letteratura e il cinema cechi e cecoslovacchi hanno da sempre un forte richiamo nelle terre che furono a Est della cortina di ferro. L’accademia praghese del cinema FAMU ha una fama pressoché mondiale, e il fatto che i suoi corsi, previa ardua selezione, siano ancora gratuiti se insegnati in ceco (gli stessi programmi in inglese costano diverse migliaia di euro), spinge in molti a tuffarsi tra l’ardua grammatica e la pronuncia da scioglilingua pur di diventare il nuovo Emir Kusturica − che qui venne a studiare dalla sua natìa Jugoslavia negli anni ‘70.

27 studenti di ceco

Un grande raduno di stranieri interessati alla lingua ceca ha luogo ogni estate nelle università statali, che offrono corsi intensivi. Le più grandi e rinomate, le “letní škola” dell’Università Carlo IV di Praga e dell’Università Masaryk di Brno, che contano ogni anno più di 100 studenti: quattro settimane di lezioni, incluse gite e attività culturali. Simili corsi estivi anche nell’Università di Olomouc, di Plzeň e di České Budějovice. Immancabili le visite (almeno una per ogni scuola) ai birrifici, da sempre scelti con un tocco di orgoglio ed autoironia, come simboli più felici della cultura locale. Gite che, stando a sentire i racconti ad occhi lucidi, gli studenti non possono che apprezzare.

È a Brno, ad esempio, che ha studiato Tomasz, trentenne polacco che vive in Scozia da qualche anno, con la voglia di imparare la lingua che i polacchi considerano “buffa”: dopo i corsi invernali ad Edimburgo, ha deciso di approfittare dell’estate. Enrique, anche lui sui 30, pittore messicano, si innamorò a tal punto di una mostra su Alfons Mucha a Città del Messico da riuscire a trovare una borsa di studio per le 4 settimane in Moravia, pur di conoscere meglio le origini culturali del pittore e scultore art nouveau.

Qui, come nelle altre scuole estive, arrivano anche diversi italiani. Quello italiano, si sa, non è proprio un popolo di poliglotti, ma qualche decina di studenti arriva in Repubblica Ceca ad ogni bella stagione. Tra le voci dei connazionali i motivi sono diversi, slegati. C’è chi lo studia per contatti familiari, come Eva, 18enne toscana con mamma boema, che parla ceco da quando è bambina ma non ne ha mai studiato la grammatica − ed è stupita “dal gran numero e dalla varietà di nazionalità delle persone qui alla scuola”, perché per lei chi lo studia è un po’ pazzo, “o perlomeno eccentrico”. Chi lo studia per “ampliare lo spettro d’indagine delle future ricerche”, come Rosa, specializzata in letteratura russa e tedesca all’Orientale di Napoli. Chi per motivi più curiosi: la passione tutta senza vocali di Elisa per lo scioglilingua “strč prst skrz krk” (infila un dito in gola) e per Roberto la “struttura ferrea, inesorabilmente logica, che mi affascina da morire”, entrambi veterani della scuola di Brno. Roberto ci informa anche di una “app” per smartphone che aiuta gli utenti a studiare diverse lingue; tra queste, quella di Praga. Elettronica al servizio della lingua che casca a pennello: ricordiamo a tutti che la parola “robot” è un’invenzione linguistica ceca dei fratelli Čapek!

di Giuseppe Picheca