Intrecci tra Praga e Phnom Penh, tra guerre e musica e arte, nella vita di Norodom Sihamoni, il sovrano ballerino che parla ceco
È il maggio del 1962 quando l’allora re cambogiano Norodom Sihanouk indirizza al presidente cecoslovacco Antonín Novotný e al primo ministro Viliam Široký una lettera per un affare personale, di famiglia: “Considerate le relazioni d’amicizia e di cooperazione tra i nostri due Paesi, chiedo gentilmente al governo della Repubblica Socialista Cecoslovacca di occuparsi dell’educazione di mio figlio di nove anni, Norodom Sihamoni”.
È un tempo dove, in nome di un’ideologia comunista a vocazione internazionale, Asia tropicale e Europa centrale non sono poi così lontane. Così il “piccolo principe”, primogenito del “re padre” Sihanouk – considerato dai cambogiani come un semidio – e della sesta e ultima regina Norodom Monineath, passa dal sinuoso palazzo reale di Phnom Penh a una scuola elementare di Praga. Per Norodom Sihamoni una nuova vita comincia nella capitale cecoslovacca. La scelta di Praga risponde a una volontà ben precisa del capo di stato khmer e della moglie Monineath, che nelle vene ha sangue cambogiano e francese: i due capiscono immediatamente che questo figlio ha ereditato da loro non solo la combinazione delle prime due sillabe dei loro nomi, Siha-Moni, ma anche una vocazione particolare per le arti e le lettere. Del resto Sihanouk è a sua volta autore di musiche, prose e regista, lo stesso giovane Sihamoni figura come protagonista in uno dei film del padre, “Il piccolo principe” del 1967. Per questo motivo la Cecoslovacchia ha tanto della terra promessa per coltivare e sviluppare questi talenti: “Io e mia moglie sentiamo che nostro figlio ha un interesse particolare per le arti. Vorrei che la sua educazione fosse centrata sullo studio e la pratica della musica e della danza classica. In questo modo un giorno sarà in grado di integrare queste forme artistiche di stampo occidentale nello sviluppo culturale del suo paese. Sono convinto che la Cecoslovacchia, la cui reputazione mondiale in campo musicale è nota a tutti, sia il luogo ideale per iniziarlo a queste discipline”.
Per il governo cecoslovacco è un onore poter accogliere il principe cambogiano che integra l’educazione nazionale in terza elementare, nel settembre 1962. E di quei giorni, più di mezzo secolo più tardi, restano ancora delle immagini preziose: una pellicola in bianco e nero della tv cecoslovacca, che mostra Sihamoni in un’aula della scuola elementare del quartiere diplomatico di Bubeneč, seduto composto assieme ai compagni di classe. Quando è interrogato dalla maestra legge un testo in ceco, sorride, poi si avvicina alla cattedra per ritirare la pagella.
Per Sihamoni è l’inizio di un lungo soggiorno e di una ricca formazione artistica: il principe di allora, oggi salito al trono della nuova monarchia cambogiana dopo la morte del padre Sihanouk nel 2004 (e che dal 1993 era tornato ad essere re), trova nelle ricchezze culturali di Praga un terreno fertile per coltivare i propri interessi e sviluppare le proprie capacità. L’uomo di oggi, a un tempo artista, diplomatico – sarà delegato della Cambogia presso l’Unesco negli anni ‘90 – e infine re, si è costruito nelle accademie, nei teatri e nelle strade della capitale cecoslovacca degli anni ‘60 e ‘70.
A Praga resterà più di dieci anni, completando gli studi superiori e diplomandosi più tardi al Conservatorio dove segue corsi di musica, teatro e danza, la sua passione più grande, tanto da essere premiato, nel 1971, come il migliore allievo del corso di danza classica al Conservatorio.
L’intuizione che aveva spinto il padre a mandarlo in Cecoslovacchia era giusta: poco incline allo studio della matematica e delle scienze il principe Sihamoni è un vero cultore del palcoscenico. Ama la letteratura e l’opera e fa di tutto per potere calcare le scene praghesi, ad esempio per il balletto “Lo schiaccianoci”.
Conosce gli attori della capitale, i circoli artistici, partecipa volentieri ai salotti intellettuali e alle serate in musica. Sono anni, questi, che lo legano a filo doppio con la capitale e la cultura ceca, tuttavia Sihamoni resta un membro della famiglia reale cambogiana, così sarà la storia contemporanea del suo paese a recuperarlo.
Dalla guerra civile al trono di Cambogia
A seguito del colpo di Stato di Lon Nol nel marzo 1970, un ordine vietava il ritorno in Cambogia a tutta la famiglia reale. L’ambasciatore cambogiano a Praga è costretto a chiedere al principe di abbandonare i suoi alloggi nell’ambasciata, così Sihamoni decide di trasferirsi presso la famiglia del suo insegnante delle elementari con il quale aveva mantenuto un rapporto di amicizia. Impossibilitato a rientrare in patria, resterà nella capitale ceca fino al 1975 quando raggiunge suo padre in Corea del Nord dove continuerà i suoi studi all’Accademia Nazionale di Cinematografia di Pyongyang.
Richiamato in patria sull’onda della vittoria dei Khmer Rossi nella guerra civile, scopre che il nuovo regime che la sua famiglia ha aiutato ad instaurarsi gli si volge presto contro: dall’estate 1976 è tenuto agli arresti domiciliari per tre anni, assieme al fratello più giovane e ai genitori nel palazzo reale di Phnom Penh, mentre la Cambogia sprofonda nell’inferno di Pol Pot.
Solo nel 1979, con l’avanzata dei vietnamiti contro la dittatura khmer, può lasciare il paese e raggiungere la Cina, lasciando alle sue spalle un paese di nuovo in guerra. La strada delle arti, tracciata durante gli anni cecoslovacchi, lo porterà più tardi nell’inevitabile Mecca degli artisti europei: Parigi. Là, Sihamoni resterà per più di vent’anni a lavorare come insegnante di danza classica nei conservatori Marius Petipa, Gabriel Faure e W.A. Mozart. Nella capitale francese forma anche un proprio gruppo di danzatori, conosciuto come Ballet Deva, con cui gira anche due film di danza: Dream e Four Elements. Nel 2004 il principe artista, cresciuto tra Praga, Parigi e Phnom Penh, si vede quasi costretto a prendere il posto del padre Norodom Sihanouk sul trono del suo paese natale, tornato nel frattempo ad essere una monarchia. Ma l’adolescenza cecoslovacca gli è rimasta dentro, tanto che ritornerà più volte, da re stavolta, in quella che è ormai la Repubblica Ceca. Prima nel 2006 per ricevere la cittadinanza onoraria di Praga, poi più tardi nel 2010 quando gli viene assegnato un dottorato ad honoris causa dall’Accademia delle Arti. Ancora a più di trent’anni di distanza, quando prende la parola per ringraziare i decani dell’università il sovrano parla in ceco senza inciampi.
La nuova corona per il re
Ma un aneddoto ancor più recente ha fatto riparlare di lui nella capitale: quando la designer Viktorie Beldová, ha disegnato una corona per Sihamoni, “l’unico sovrano al mondo a parlare ceco correntemente”.
La Beldová fra l’altro fa parte della prestigiosa famiglia di gioiellieri Belda, che da decine di anni si prendono cura della corona di San Venceslao.
C’è da dire poi che in conseguenza della guerra civile, in passato in Cambogia sono andati completamente perduti i gioielli destinati alla incoronazione del re.
È ancora una volta l’arte, quindi, ad avvicinare la Boemia e la Cambogia. Viktorie ha realizzato la sua corona in oro e argento, ispirandosi all’archeologia cambogiana e al simbolismo buddista come l’albero della Bodhi, sotto il quale Buddha giunse all’illuminazione.
La realizzazione di questa corona e della intera collezione di gioielli reali, ha fatto colare molto inchiostro, richiamando un numero importante di visitatori presso la galleria Kvalitář di Praga (Senovážné náměstí 17), dove la preziosa raccolta sarà in mostra sino al 6 febbraio.
Anche se la designer spiega che a causa dell’etichetta reale cambogiana non è per niente facile proporre una corona ad un monarca straniero, è possibile pensare che un giorno, chissà, quel piccolo principe venuto dall’Oriente porterà sul capo una corona forgiata per lui, nella sua città d’adozione.
di Edoardo Malvenuti