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Il Československý vlčák, un cane lupo creato durante la guerra fredda per sorvegliare le frontiere della Cecoslovacchia comunista, oggi è una razza che scatena la “lupomania” degli appassionati

Dimenticate il feroce lupo dei boschi, cattivo per eccellenza delle favole. Il cane lupo cecoslovacco (Československý vlčák, o più brevemente Clc) è un esemplare del tutto “simile al lupo per costituzione, movimento, colore del mantello e maschera”, come recita lo standard, ma si tratta a tutti gli effetti di un cane. Un cane da cui Cappuccetto Rosso non dovrebbe tenersi alla larga, ma piuttosto un amico a quattro zampe, con un forte senso di protezione verso i cuccioli di famiglia.

A confermarcelo è Danilo Manghi, imprenditore italiano a Praga e grande appassionato di cani, che di questa razza è diventato negli ultimi tempi un vero e proprio cultore. Precisamente da quando ha adottato Achille, un esemplare pluripremiato, “un amico che si è del tutto adattato alla mia famiglia e ai bambini, a vivere in appartamento e a seguirmi in ufficio, a frequentare locali pubblici e ristoranti senza creare nessun problema”.

L’aspetto lupino rivela tuttavia le origini di questa razza, nata negli anni ‘50, in piena Guerra fredda, da un esperimento di Karel Hartl, colonnello della Guardia di confine dell’Esercito Cecoslovacco, che provò a incrociare il pastore tedesco con il lupo dei Carpazi. Lo scopo originale non era creare una nuova razza ma verificare se l’incrocio con i lupi potesse migliorare la salute, la tenacia e la resistenza dei cani, pur mantenendo la loro predisposizione al compito militare. Hartl, ufficiale della cinologia, iniziò il suo esperimento genetico alla stazione di Libějovice, dove esisteva un centro di ricerca per migliorare i metodi di addestramento dei cani militari.

Dopo un primo insuccesso, l’accoppiamento della lupa Brita con il pastore tedesco Cézar ebbe buon esito e nel maggio 1958 nacquero i primi cuccioli, per tre quarti lupo. Avevano ereditato sia il fisico che il comportamento dei lupi: molto diffidenti, pronti a fuggire al minimo segnale di pericolo e con un forte senso del branco, erano difficilmente addestrabili, condizione inaccettabile per dei cani da lavoro. La percentuale di “sangue di lupo” diminuiva a ogni generazione. La quarta, con il 6,25%, aveva i requisiti genetici sperati ed era pronta all’utilizzo in Polizia. Rispetto ai cani, gli ibridi presentavano migliori capacità di orientamento e sopportazione al freddo e alla fatica, vista perfetta anche di notte, udito e olfatto più affinati, che li portavano a eccellere nel seguire le tracce. Il loro compito non era attaccare o uccidere gli intrusi ma proprio rilevarne le tracce e trattenerli.

Tuttavia il tentativo d’integrarli alle unità di frontiera non andò a buon fine. Troppo fedeli al padrone, mal sopportavano i frequenti cambiamenti di conduttore e non erano abbastanza aggressivi, come si richiede a un cane poliziotto.

Nel 1964 Hartl pubblicò l’esito della ricerca, meditando già al passo seguente, il riconoscimento della nuova razza. Due anni più tardi redasse il primo standard che l’Unione degli allevatori cecoslovacchi respinse per l’esiguo numero di cani lupo. Ce n’erano circa un centinaio e quasi tutti nelle stazioni d’allevamento della Guardia di confine. Nel 1968 si creò un’altra linea di ibridi all’allevamento militare di Býchory. Qui nacque anche Lord, il lupo di Arabela, serie tv che negli anni ‘80 appassionò i cechi con le sue vicende a metà fra mondo reale e fiabesco.

All’epoca della normalizzazione, quando le purghe colpivano anche i difensori delle frontiere, si preferì salvare l’esperimento e il pool genetico della razza trasferendo molti cani all’allevamento slovacco di Malacky, lontano dalla cortina di ferro. Se a Libějovice la selezione si basava sull’addestrabilità militare, a Malacky il maggiore František Rosík, che aveva a lungo collaborato con Hartl al programma d’incroci, tentò di uniformare la razza dal punto di vista morfologico.

Nel 1982 si giunse infine al riconoscimento nazionale della specie e le cucciolate furono iscritte nei libri genealogici come Cane lupo cecoslovacco. Nello stesso anno fu anche fondato a Brno il Club degli allevatori del Clc. Rosík fu nominato presidente e Hartl consigliere principale. Nel 1989 la Federazione cinologica internazionale ratificò l’esistenza della specie per un iniziale periodo di prova. Il definitivo riconoscimento di razza pura fu confermato nel 1999, a Città del Messico, ma lo standard fu registrato già nel 1994. Come terra d’origine del Clc s’indicò la Cecoslovacchia ma la tutela della razza fu assegnata alla sola Slovacchia.

Oggi l’allevamento è completamente condotto da organizzazioni civili e proprietari privati e questo esemplare, originariamente militare, si usa come cane sportivo o da esposizione. Agile ed elegante, si fa onore alle esibizioni per il titolo di campione di bellezza fin dalla mostra canina mondiale di Brno del 1990. Gareggia nelle prove di lavoro e agility o nella corsa con i cani da slitta, se la cava bene nelle prove di utilità e difesa ma la sua specialità sono le piste. Seguire le tracce è una capacità innata purché l’allenamento preveda piste sempre nuove e più difficili e gli esercizi non siano ripetitivi, meglio ancora se terminano con il premio del bocconcino. È particolarmente adatto all’attività di ricerca, in Italia si segnalano esemplari che operano nella Protezione Civile e nel soccorso alpino, assieme al lupo italiano. In Cechia sono le agenzie private di sicurezza a impiegarne qualcuno, uno ha anche svolto il servizio di guardia alla centrale nucleare di Temelín. Infine il Clc ha sostituito i siberian husky come principale attore cui ricorrere per rappresentare i lupi in film e spot pubblicitari.

Nell’ultimo periodo la popolarità del lupo cecoslovacco cresce anche all’estero, tanto che gli italiani sono fra i principali allevatori. Se in Cechia si contano circa 150 nuovi nati all’anno e in Slovacchia solo un terzo, nel Belpaese la diffusione cresce a dismisura. Nel 2004 sono stati iscritti ai libri genealogici dell’Enci 336 cuccioli, saliti a 1024 nel 2013.

Per quale motivo tanti italiani scelgono un Clc? “Sicuramente l’aspetto fisico non lo fa passare inosservato e l’idea di avere in casa un cane con il fascino e la somiglianza del lupo attira molte persone” spiega Manghi. “Spesso la magia finisce non appena i neoproprietari si accorgono che il cucciolo ha anche un carattere forte e dominante che richiede tantissime attenzioni e addestramento Con il risultato che oggi in Italia il numero di Clc abbandonati è diventato un grosso problema”. Gli allevatori confermano; sconosciuti fino a poco tempo fa, i lupi cecoslovacchi sono oggetto di una preoccupante “lupomania” ma se finiscono nelle mani sbagliate, possono diventare aggressivi e arrecare seri danni, viste la taglia e la rapidità di reazione. Le conseguenze sono gravi anche per il quattrozampe, che scala la classifica del cane di razza pura più abbandonato e a rischio eutanasia.

Dal progenitore lupo ha ereditato un forte istinto predatorio, è diffidente e sempre all’erta. Animale da branco, non ama la solitudine che interpreta come un abbandono e chiede sempre attenzioni ai membri della famiglia. “Quando passeggiamo per strada, resta sempre vicino ai bimbi – racconta Manghi – e se per caso uno di noi si allontana, inizia a piangere e cerca di farlo rientrare nel gruppo”. Portarlo a passeggiare, fargli conoscere la città affollata e socializzarlo con la gente e gli altri cani, sono punti fondamentali di una precisa educazione che prima l’allevatore e poi il proprietario devono dare al cucciolo. Questo necessita di gerarchie e regole ben definite, ma soprattutto di un padrone tanto paziente quanto determinato, in cui poter riconoscere un affidabile punto di riferimento, il suo “capobranco” umano. Un padrone consapevole di aver fatto una scelta impegnativa e che non si lasci soltanto ammaliare dallo sguardo intenso e penetrante dell’antenato predatore.

di Sabrina Salomoni