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Vít Jedlička, l’autoproclamatosi presidente, festeggia un anno e mezzo di Liberland. Il “suo” fazzoletto di terra tra Serbia e Croazia

Per il 32enne Vít Jedlička, da anni interessato alla politica, prima ceca e poi europea, la scommessa fatta il 13 aprile 2015 di fondare dal nulla il più giovane stato del mondo, sta diventando realtà.

Lui, il presidente di Liberland, è impegnatissimo, tra missioni diplomatiche e conferenze, forum e interviste, ed è sempre più certo che il sogno di un piccolo gruppo di persone, cittadini tutti cechi tranne un francese, stia prendendo forma: la creazione di un Paese con tassazione libera e volontaria e dove ci sia il rispetto dei diritti altrui e una democrazia diretta.

Liberland, appunto. Il cui motto è “Vivere per lasciar vivere”. Un fazzoletto di terra di sette chilometri quadrati, attualmente disabitato, tra Serbia e Croazia – si tratterebbe così del terzo stato più piccolo del globo, dopo il Vaticano ed il principato di Monaco (rispettivamente 0,44 e 1,95 chilometri quadri). Un piccolo appezzamento di terreno che Belgrado e Zagabria non hanno rivendicato e su cui Jedlička ha piazzato una bandiera e ha proclamato la nascita del nuovo stato, il suo.

Si definisce un anarco-capitalista ed euroscettico, e ha più volte sottolineato la differenza per lui sostanziale tra libero mercato e mercato interno. Ha ripetutamente criticato tanto il recente Meccanismo di Stabilità europeo quanto i sostenitori del socialismo: “Il socialismo è la falsa convinzione che lo stato spenderà i tuoi soldi meglio di come faresti tu”, ha dichiarato.

Jedlička, quindi, ha di fatto messo in pratica quello che per anni ha dichiarato da candidato, prima dell’Ods e poi del Partito dei liberi cittadini (di cui è presidente della sezione regionale di Hradec Králové). Profondamente insoddisfatto dell’Ue e delle istituzioni europee e sostenitore del liberismo estremo, il neopresidente è sicuro che Liberland sarà un esempio di come rispettare i diritti altrui sia non solo auspicabile ma realmente possibile. “Prima di avere l’idea di dirigere una società ultraliberale, ho lavorato nella politica europea – ha ricordato in una recente intervista. – Come leader del Partito dei liberi cittadini ho potuto provare in prima persona come i governi abusino del loro potere a danno della società. E ho provato a cambiare questo stato di cose”. In particolare secondo Jedlička nelle moderne democrazie “i nostri diritti sono ingiustamente sacrificati perché esiste un muro tra noi e i politici” un muro che a Liberland non esisterà mai, come “la sovrabbondanza di regolamentazione”. Per questo “ho iniziato il progetto di Liberland” dove il governo “sarà limitato alle funzioni minime di diplomazia, sicurezza e infrastrutture” con il focus sulla cittadinanza diretta e modifiche costituzionali tramite voto diretto.

Sembra proprio che questa idea di ultraliberismo professata dal presidente del piccolo stato piaccia a molti. Anche perché, sotto i dettami qualunquisti della democrazia diretta contro le regole soffocanti, i dubbi che il giovane politico punti alla creazione di un paradiso fiscale non sono pochi. Per diventare cittadino di Liberland, infatti, basta fare domanda e presentare le proprie credenziali: una fedina penale pulita è una delle condizioni essenziali. E quasi da ogni parte del mondo sono già state raccolte più di 400mila domande di cittadinanza. “Quello che mi ispira ogni giorno – ha sottolineato Jedlička – è il numero di sostenitori di Liberland. Era come se una parte del mondo stesse aspettando proprio noi. In un anno abbiamo creato 60 uffici di rappresentanza”. Le disponibilità economiche sembrano non essere un problema per il nuovo stato, un forte marketing che fa l’occhiolino al business in arrivo. Ciò che al contrario pare un problema più stringente, e non di secondo piano, è lo status legale del micro-paese, in una regione che in quanto a conflitti territoriali non è andata certo per il sottile. Quando Jedlička e il suo “governo” hanno tentato di accedere ai sette chilometri quadrati di territorio sono stati arrestati, anche se per poco, dalla polizia serba. Per questo sperano di riuscire a occupare questo piccolo spazio, praticamente deserto, nel corso dei festival estivi che si svolgeranno a partire da giugno tra Serbia e Croazia. In quel caso, ha spiegato il politico ceco, nessuno potrà fermare “i migliaia di sostenitori che saranno lì per celebrare Liberland”.

E se ancora quasi tutto resta solo sulla carta, dai progetti di urbanizzazione, alla presa di possesso del territorio, Liberland ha già la sua compagnia di bandiera, Air-Liberland, che vola con due aerei, da quattro e sei posti, da Praga verso Osijek, l’aeroporto croato più vicino, ed è possibile candidarsi per giocare nella squadra di calcio del nuovo stato. Inoltre c’è già chi batte bandiera di Liberland: in Sardegna tre giovani cechi sono stati salvati dopo essere andati alla deriva a bordo di un eco-catamarano, realizzato con materiale riciclato (bottiglie Pet).

di Daniela Mogavero