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Storia di Tomáš Skuhravý, calciatore cecoslovacco che fece sognare i tifosi del Genoa nei primi anni Novanta

“Con le sue reti si vola, facci la capriola, facci la capriola”. Un urlo, un coro assordante che si alzava ogni domenica nello Stadio Luigi Ferraris di Genova, durante le partite del Genoa, la società calcistica più antica d’Italia. Per ben sei anni fu questo l’omaggio a uno dei più grandi attaccanti della storia del club: Tomáš Skuhravý. L’incitamento evocava la classica esultanza con la quale il centravanti cecoslovacco deliziava il pubblico dopo un gol. Una capriola in avanti che all’apparenza poteva sembrare semplice, ma che in realtà non doveva essere proprio un gioco da ragazzi, considerando i quasi 100 chilogrammi di peso dell’attaccante. Un fisico di un metro e novantatre, contornato da capelli lunghi e quell’aria da musicista anni Settanta che lo contraddistingueva fuori e dentro il campo. Sì, perché oltre all’istinto da bomber, Skuhravý è ricordato per il carattere a dir poco esuberante lontano dal rettangolo verde, finendo in molte occasioni sulle pagine di cronaca: proprio lui, volto noto della sezione sportiva, si è ritrovato spesso a dover fare i conti con la giustizia a causa di una personalità fuori dal comune. Decisivo in campo, esuberante fuori: Tomáš Skuhravý fu il classico calciatore “croce e delizia”, in grado di aizzare un popolo molto caloroso come quello genoano grazie ai suoi gol. Reti che portarono il “Grifone” alla ribalta del calcio italiano ed europeo.

Nato a Přerov nad Labem, un paesino a 35 km da Praga, iniziò a sentire il profumo dell’erba del campo da gioco nella sua città, indossando la maglia del TJ Sokol Přerov nad Labem. Lo Sparta Praga, la squadra più titolata della Cecoslovacchia, molto presto si accorse di lui, lo tesserò e lo portò nella capitale. Qui ebbe inizio la sua ascesa: nel 1982 alla giovane età di 17 anni debuttò con la maglia della prima squadra, riuscendo pian piano a diventarne un simbolo. In otto stagioni in maglia granata lo score è davvero niente male: conquista ben cinque campionati e tre coppe di Cecoslovacchia, siglando 55 reti in 113 incontri.

Serviranno però i Mondiali del 1990, disputati proprio in Italia con la maglia della Cecoslovacchia, a convincere il presidente del Genoa Aldo Spinelli a staccare un assegno per aggiudicarsi le prestazioni sportive del calciatore. Skuhravý a Italia ‘90 siglò ben cinque reti, sfiorando il titolo di capocannoniere e arrivando alle spalle del beniamino di casa Totò Schillaci. Il sogno cecoslovacco si infranse contro la Germania nei quarti di finale, mentre quello di Skuhravý iniziò proprio qui, con l’arrivo a Genova sulla sponda rossoblù.

Le cifre del trasferimento non furono mai ben definite; ma era certo che il nuovo Genoa targato Bagnoli aggiungeva una freccia molto importante al suo arco. Fin da subito si instaurò un rapporto particolare tra il boemo e la tifoseria per uno strano scherzo del destino: il calciatore e il Grifone erano legati dalla data di nascita che per entrambi segnava 7 settembre. Una casualità che non può essere definita tale: il Genoa e Skuhravý erano destinati ad incontrarsi per diventare grandi insieme. Il centravanti classe 1965 fece subito breccia nei cuori dei tifosi grazie alla sua personalità briosa, che caratterizzò gli anni nella città della Lanterna. Nelle prime due stagioni con la maglia dei rossoblù, Skuhravý formò una coppia ben assortita col compagno di reparto Pato Aguilera: il cecoslovacco, grazie al suo fisico era potente ed implacabile mentre l’uruguaiano sgusciava tra le difese avversarie grazie a doti di “folletto” piccolo e veloce. Aguilera e Skuhravý per i tifosi del Genoa? Due eroi! Grazie ai loro gol i rossoblù conquistarono risultati storici in campo nazionale ed internazionale come la vittoria ad Anfield Road di Liverpool, la prima di un club italiano, o quella del 20 gennaio 1991, quando proprio una rete del centravanti cecoslovacco regalò la vittoria al Grifone sul campo della Juventus. “Quell’anno non temevamo nessuno” racconta ancora oggi Skuhravý. Una stagione da incorniciare anche a livello personale, con la vittoria del titolo di “Miglior giocatore cecoslovacco dell’anno 1991”. In campo, Skuhravý era un grande trascinatore. “Io ero così, anche con una gamba sola non ci stavo mai a perdere…” ha detto anche recentemente.

Nella stagione successiva il Genoa raggiunse addirittura la semifinale di Coppa Uefa, dove dovette arrendersi alla netta superiorità dell’Ajax, al termine di una cavalcata memorabile che aveva visto i rossoblù sopraffare squadre del calibro di Real Oviedo, Dinamo Bucarest, Steaua Bucarest e Liverpool. La stagione si concluse con un deludente quattordicesimo posto, a un passo dalla retrocessione, mentre quella seguente iniziava con Skuhravý in prima pagina per fatti del tutto estranei a quelli sportivi: all’alba del 9 novembre 1993, la Mitsubishi 3000 bianca del centravanti ceco andò fuori strada, terminando la sua corsa sul ciglio di una scogliera a picco sul mare nei pressi di Celle Ligure. Il calciatore, miracolosamente illeso nella vettura distrutta, affermò poi di essere uscito ad acquistare delle medicine per la moglie incinta (ma l’unica farmacia notturna di Savona non volle confermare la storia). Una versione lontana da quella ufficiale raccontava infatti di una notte in discoteca, a festeggiare il primo gol stagionale. Terzo incidente (e terza auto distrutta) in poco più di tre anni! Il giocatore rimase alla corte del club genoano fino al 1996, quando con 163 presenze e 58 gol all’attivo decise di lasciare il Belpaese per vestire la maglia dello Sporting Lisbona. In Portogallo collezionò appena quattro presenze senza lasciare il segno, prima di appendere le scarpette al chiodo in patria con la maglia del Viktoria Žižkov.

Skuhravý è rimasto molto legato all’Italia; subito dopo il suo ritiro si è trasferito a Varazze, in provincia di Savona, dove ancora oggi vive con la famiglia. Nonostante il passare degli anni, la personalità imprevedibile è rimasta intatta, come dimostra la recente condanna per truffa ai danni di una società di autonoleggio in patria. Skuhravý aveva progettato di affittare una Mercedes dal valore di circa 80 mila euro per consegnarla ad un suo complice, il quale avrebbe poi dovuto occuparsi di modificare i numeri di identificazione e di venderla, mentre lui avrebbe dovuto fingere un furto. Un piano scoperto e sventato dalla polizia ceca. Coinvolto già in altri giri di furti d’auto di lusso tra Repubblica Ceca e Germania, Skuhravý è stato condannato a due anni con la condizionale, ma grazie all’amnistia svuota carceri concessa dal presidente Václav Klaus nel 2012 è riuscito a cavarsela. Oggi gestisce un ristorante di sua proprietà e spesso collabora come commentatore per la televisione locale Telenord, in attesa del prossimo “colpo di testa”, un’ulteriore sorpresa di una vita spericolata. La vita di un ragazzone ribelle che, proprio come accadeva sul terreno di gioco, ama poco gli schemi classici e – minimo che si possa dire – spesso preferisce lasciar spazio all’imprevedibilità.

di Alessandro De Felice