La Repubblica ceca ha in programma un mega appalto per il completamento della centrale nucleare di Temelin, vicino al confine austriaco. Tre aziende hanno manifestato il loro interesse: Westinghouse, Areva e Atomstroyexport.
La gara per l’ampliamento della centrale nucleare di Temelin è stata sospesa, ma non cancellata, è quindi interessante fare un quadro riassuntivo della situazione, ai blocchi di partenza, dei tre colossi in lizza – la russa Atomstrojexport, l’americana Westinghouse e la francese Areva – delineando alcuni degli aspetti che potrebbero far pendere l’ago della bilancia da una parte piuttosto che da l’altra.
Del terzetto, Areva è quella che sembra godere dei minori favori del pronostico. Eppure la compagnia francese ha dalla sua alcune prerogative la cui rilevanza non va sottovalutata. In primo luogo offre la tecnologia più moderna, basata sul reattore nucleare europeo ad acqua pressurizzata (noto con la sigla Epr), pensato in modo particolare per il mercato europeo. Areva è inoltre una realtà che proviene da un paese dell’Unione Europea, e anche questo è un aspetto che potrebbe essere preso in considerazione dalla Cez – azienda controllata per il 70% dallo Stato ceco – che è proprietaria dell’impianto di Temelin. La più pesante zavorra di Areva è invece costituita dal fatto che la compagnia francese non ha intenzione di coinvolgere l’industria locale ceca nella realizzazione della tecnologia necessaria. E’ non è cosa di poco conto considerando le ambizioni del settore industriale ceco per cui il futuro raddoppiamento di Temelin e la partecipazione all’operazione rappresenterebbe una grande opportunità.
La Westinghouse, compagnia americana di proprietà giapponese, di recente è stata indicata fra le favorite dallo stesso ministro dell’Industria e del Commercio della Repubblica ceca, Martin Kocourek (ODS), quando all’inizio di dicembre si è incontrato a Washington con il suo omologo americano Gary Locke. I due ministri in quella occasione hanno anche firmato una dichiarazione sulla reciproca collaborazione fra Repubblica ceca e Stati Uniti sul terreno dell’energia nucleare. La Westinghouse vanta inoltre già una certa esperienza con il settore nucleare ceco, avendo preso parte all’ultima fase dei lavori di realizzazione dei due blocchi di produzione ora in funzione a Temelin. Lo stesso Kocourek negli Usa ha ricordato che sono tre i principali criteri che verranno presi in considerazione: la sicurezza della tecnologia, la qualità e l’economicità del progetto. Allo stesso tempo però tutto dipenderà anche da questioni di carattere strategico per la Repubblica ceca: gli interessi nazionali giocano infatti un ruolo di primo piano per quanto riguarda le aspirazioni della Atomstrojexport. Se non fosse per il timore di Praga di aumentare ancora di più la dipendenza energetica da Mosca, il colosso russo sarebbe decisamente il favorito, quasi senza rivali.
Dalla sua parte ci sono in primo luogo i forti legami già allacciati con l’industria ceca, tant’è che la Atomstrojexport in questa gara è alla guida di un consorzio di cui fa parte anche la Škoda JS di Pilsen (produttore di impianti per le centrali nucleari). Poi c’è da mettere in conto il fatto che gli specialisti cechi del settore nucleare hanno soprattutto esperienza con la tecnologia russa utilizzata nelle centrali ceche di Temelin e di Dukovany.
I russi inoltre promettono, per i futuri lavori di ampliamento di Temelin, un coinvolgimento massiccio dell’industria locale, garantendo di affidare ad aziende ceche circa il 70% del valore totale dell’intero appalto. Questo il motivo per il quale negli ambienti dell’industria meccanica ceca i pareri prevalgono nettamente a favore della Atomstrojexport. “L’argomento spesso ricorrente, sulla necessità di non aumentare la dipendenza energetica dalla Russia, è insensato, perché praticamente tutti gli impianti tecnologici verrebbero realizzati qui da noi. E sarebbero sempre le aziende ceche ad essere incaricate del servizio di assistenza” ha dichiarato di recente al quotidiano Lidove noviny un dirigente di un grosso gruppo ceco del settore meccanico.
I blocchi di partenza sono già quindi abbastanza surriscaldati, il rinvio del progetto e la possibilità quindi per le diplomazie dei rispettivi paesi di giocarsi tutti gli assi disposizione, sembra proprio li faranno diventare roventi.
Di Giovanni Usai