Si sa che tutto il mondo è Paese. Così, dopo il boom che il fotovoltaico ha avuto in tutta Europa, Repubblica Ceca compresa, iniziano a spuntare i primi scheletri nell’armadio e i sostenitori della prima ora tendono a raffreddare gli entusiasmi di un settore che pur nelle sue ombre potrebbe riservare ancora molte soddisfazioni e sorprese.
È il caso di Praga, dove dopo gli incentivi per il solare, che hanno prodotto una crescita esponenziale della capacità installata tra il 2005 e il 2010, stanno venendo a galla i problemi del sistema, forse gonfiato, forse corrotto, forse solo imperfetto (come accade appunto in tanti altri Paesi Ue), ma che potrebbe costare carissimo sia al governo sia, soprattutto, ai consumatori di energia elettrica cechi: sino a mille miliardi di corone.
Gli errori compiuti nel sistema di sostegno al fotovoltaico potrebbero essere un conto salatissimo, secondo il ministro dell’Ambiente Tomáš Chalupa. Ma perché si è arrivati a questa cifra? Bisogna partire da lontano. Alla base del buco che adesso sta costringendo il governo ceco a rivedere drasticamente la propria politica di sostegno al fotovoltaico c’è lo scandalo scoppiato nell’Ente di regolamentazione energetica Eru che ha denunciato le presunte scorrettezze di alcuni ex dipendenti dell’Authority nel periodo 2005-2011 nella fissazione dei prezzi di acquisto della energia fotovoltaica. Gli occhi sono puntati in particolare contro Josef Fiřt, ex capo dell’Eru. Secondo l’attuale presidente dell’Ente, Alena Vitásková, sarebbero stati causati danni pari a decine di miliardi di corone di cui avrebbero beneficiato i principali produttori di energia pulita nel Paese che hanno percepito sussidi statali per un totale di 40 miliardi di corone (1,6 miliardi di euro). Il principale attore del sistema è Čez, che ha percepito 2,35 miliardi di corone (97 milioni di euro), il gruppo vicino all’imprenditore Zdeněk Zemek, ha incassato 628 milioni di corone (24,5 milioni di euro). Il gruppo Energy 21, con sede nei paradisi fiscali, ha percepito 820 milioni (32 milioni di euro). Altri operatori sono “nascosti” dietro società con azionisti anonimi.
Cifre che hanno fatto saltare sulla sedia in molti e che hanno portato il primo ministro Petr Nečas a dichiarare che quanto sta avvenendo attualmente nel settore della energia fotovoltaica è insano e mette in pericolo l’assetto della economia ceca. Per questi motivi, per il premier, il governo non può che intervenire. I cosiddetti “baroni del solare”, ha aggiunto il premier, si distinguono per la loro estrema aggressività, un dato che, ha precisato, ha appreso anche dai rapporti dei servizi segreti del Bis. Posizione ancora più drastica da parte del ministro dell’Industria e del Commercio Martin Kuba secondo cui la legge di incentivi alle rinnovabili non sarebbe mai dovuta essere adottata perché chi detiene la proprietà delle centrali fotovoltaiche non è un vero imprenditore ma solo un operatore che usufruisce di sostegni statali e il sistema di sussidi non ha fatto altro che alimentare la corruzione. “Il problema delle tariffe di acquisto dell’energia prodotta da fotovoltaico colpisce l’intera società, bisogna agire velocemente”, ha sottolineato Kuba perché i distributori sono stati costretti ad acquistare l’elettricità prodotta da rinnovabili a un prezzo più alto di quello di vendita e la differenza è andata a pesare sulle bollette. Praga ha quindi dovuto fare la prima mossa per porre rimedio e ha annunciato che il sistema di incentivi potrebbe decadere ed essere cancellato per sempre già dal prossimo anno.
Intanto Praga, per non bloccare totalmente lo sviluppo dell’energia solare, ha rinnovato il programma Zelená úsporám, “Verde al risparmio” (destinato a sostenere l’edilizia ecocompatibile e a favore anche del fotovoltaico residenziale), che terminerà nel 2020, e sarà finanziato attraverso gli introiti derivanti dalla vendita dei permessi di emissione e non con gli incentivi. Il governo stanzierà una somma fra 14 e 26,8 miliardi di corone (550 milioni di euro e un miliardo), mentre altri dieci miliardi giungeranno dalla Ue.
Ma oltre allo scandalo dell’Eru sul settore del fotovoltaico si è abbattuta anche un’altra tegola. L’Associazione ceca industria fotovoltaica e l’Alleanza per l’autosufficienza energetica hanno chiamato in giudizio l’Authority per aver presentato materiale contraffatto quando la Corte costituzionale venne chiamata a giudicare l’aliquota fiscale del 26% a carico della energia prodotta da impianti di energia solare. Una tassa retroattiva e mai digerita veramente dagli operatori del settore. Secondo Zuzana Musilová, capo dell’Associazione, l’Eru fornì all’Alta corte due differenti tabelle di calcoli “probabilmente manipolati o sbagliati, mentendo alla Corte Costituzionale e al primo ministro, distorcendo gli investimenti nel fotovoltaico”. La International Photovoltaic Investors Club, un gruppo di imprenditori tedeschi (principalmente), che hanno investito pesantemente nel solare ceco, hanno gridato allo scandalo per la tassa retroattiva del 26% sui guadagni da solare e hanno chiesto “un rimborso per le perdite subite a causa della sleale modifica nella legislazione ceca”. La nuova tassa, infatti, ha anche aumentato l’affitto dei terreni agricoli utilizzati per il solare, riducendo i profitti.
Dietro tutta questa storia, forse c’è anche una piccola verità: in pochi si aspettavano il boom che il fotovoltaico ha avuto in Repubblica Ceca dove alla fine del 2010 sono stati registrati due gigawatt di capacità, più della potenza installata di Temelín. La Repubblica Ceca, in relazione al numero degli abitanti, risulta al terzo posto in Europa per quantità di impianti fotovoltaici installati. A precederla sono solo Germania e Italia, come risulta dalle statistiche della Epia, European Photovoltaic Industry Association.
Le tariffe gonfiate servivano quindi a promuovere il settore verde. Dal 2005 al 2010 ne hanno beneficiato anche i produttori di pannelli solari, che, però, negli ultimi due anni hanno subito una drastica contrazione della domanda per l’afflusso di prodotti a basso costo dalla Cina. “Il solare non è conveniente senza gli incentivi”, ha dichiarato l’analista Petr Bartek di Erste Group. Se il governo bloccherà gli aiuti al settore già nel 2014, l’intera filiera potrebbe subire un crollo. Unica nota positiva? Secondo un recente studio di Greenpeace la Repubblica Ceca potrebbe produrre più del 16% della sua energia dal solare entro il 2030.
di Daniela Mogavero