Intervista alla scrittrice italo statunitense Ben Pastor, la signora del giallo storico, che dopo Praga pensa ad altri luoghi di ispirazione in Repubblica Ceca
“Lumen”, “Il signore delle cento ossa”, “I misteri di Praga”: non sono solo titoli. Piuttosto, viaggi temporali, ambientazioni inedite che neanche un Meyrink avrebbe saputo inventare. Si parte dalla Praga asburgica del 1914 per arrivare alla Roma “città aperta” occupata dai nazisti nel 1944, passando per le avventure del centurione Elio Sparziano, nel 15 dopo Cristo.
I protagonisti di questi viaggi nel tempo si chiamano Karel Heida (ufficiale austriaco con un debole per la capitale ceca), Martin Bora (maggiore della Wehrmacht) e appunto Elio Sparziano, centurione romano. Soldati-detective che annodano le trame di un genere inedito: si chiama “giallo storico” ed è frutto della penna feconda di Ben Pastor. Eroi che cercano la verità nelle pieghe della storia, magari inseguendola fra piazza San Venceslao o sulle stradine che portano al Castello, fra un ballo nei saloni dell’hotel Pupp di Karlovy Vary, oppure una passeggiata alle terme di Mariánské Lázně.
Storie di soldati, e insieme di colpevoli nascosti nell’ombra. Per l’ufficiale di cavalleria Karel Heida c’è, naturalmente, il senso della “finis Austriae”, tanto caro a Stefan Zweig, ma che Pastor sa magistralmente evocare. C’entra, probabilmente, anche il mito di Praga città alchemica, del triangolo Torino-Lione-Praga.
Le vie, le piazze, i ponti che scorrono sulla Vltava, l’isola di Kampa, persino nomi di vecchi ristoranti che oggi non esistono più. Ecco venir fuori ancora una volta la città incantata, teatro di delitti che il buon Karel scopre lentamente. Leggendo le pagine di Ben Pastor si rimane colpiti da un’accuratezza nei dettagli non comune. Dove avrà mai trovato tanto materiale inedito?
“Ho soggiornato a Praga per diversi periodi, abitavo nella zona storica e di antico prestigio, nei pressi della Cattedrale. Anche oggi ho amici cechi che mi aiutano nelle mie ricerche. Per quel che riguarda Martin Bora, l’altro personaggio che ho creato, ho trovato molti documenti sull’attentato Heydrich. E questo mi ha permesso di ambientare una storia nella Praga della primavera del 1942, in pieno Protettorato nazista. È stato un episodio importante, direi decisivo della storia ceca. Dimostra come in realtà i tedeschi non avessero mai dominato completamente l’animo dei boemi”.
- Va bene l’attentato Heydrich, ma, insomma, Ben Pastor si definirebbe una archivista con la passione per la Mitteleuropa?
“Il mio vero nome, a esser puntuali, è Verbena Volpi. Il cognome “de plume”, Pastor, l’ho preso da mio marito, che è di origine basca” puntualizza la signora, nata a Roma e laureata alla Sapienza in Lettere con indirizzo archeologico, prima di trasferirsi negli Stati Uniti.
E allora cosa c’entrano Praga e la Mitteleuropa? Scavando sempre per caso, si intuisce che l’animus militare, la ferrea Verbena ce l’ha nel sangue: “Ascendenze guerresche le ho avute, un nonno ufficiale medico nella prima guerra mondiale conservava orgoglioso nella sua villa una bandiera asburgica preda di guerra. E poi altri parenti sempre in divisa – spiega adesso Pastor/Volpi. – Ho insegnato in istituti dell’esercito statunitense, e questo in qualche modo mi ha formato – aggiunge. – Sicuramente, poi, nel costruire i personaggi hanno pesato gli ambienti che frequentavo…”.
Sta di fatto che un bel giorno di una ventina d’anni fa, per i tipi della “Hobby & Work”, casa specializzata (poteva essere altrimenti?) in pubblicistica bellica, ecco uscire il primo romanzo firmato Ben Pastor. Chi avrebbe pensato all’opera di un’accademica?
“L’incontro con la Hobby è stato un caso – prosegue Pastor. – Che poi, devo dire, mi ha portato bene. Da allora, sono usciti una ventina di libri e numerosi racconti. In Italia, pubblico per Mondadori e Sellerio. Non sono velocissima, nello scrivere: per un libro, ho bisogno di uno-due anni. E forse, più delle pagine da riempire, ripeto, conta la documentazione, l’affidabilità nel ricostruire gli ambienti. Per la Boemia è stata necessaria un’attenzione particolare: la storia asburgica è affascinante ma spesso complicata, e dopo l’89 quasi tutti i nomi di strade, vie e piazze sono stati cambiati. Un lavoro da archivista, è vero, oltre che da narratrice”.
- Proprio leggendo le avventure dell’ufficiale-detective Karel Heida si rimane affascinati dall’accuratezza nell’indicare vie, piazze, edifici…
“Sì, cerco di essere il più precisa possibile. Questo ha determinato anche episodi, come dire, umoristici: mi è capitato di girare nella Cecoslovacchia comunista con cartine topografiche risalenti al periodo asburgico… È successo anche a Dresda, quando c’era ancora la Ddr… Quando chiedevo di ritrovare le antiche vie, la gente mi guardava fra l’allibito e il preoccupato! Praga, del resto, è una delle città europee che prediligo. Una mia allieva universitaria, Tracy Burnsova, è diventata giornalista proprio in Boemia… Chi non ama, poi, l’atmosfera da fine Impero, la figura dell’ultimo imperatore, Francesco Giuseppe di cui quest’anno ricorre il centenario della morte?”
- Come nasce un “giallo storico” firmato Ben Pastor?
“Dicevamo dell’ambientazione. Di una città, di un luogo, si deve sapere quasi tutto prima di iniziare a scrivere. E allora, per Praga ho frequentato Ripellino, Roth, Meyrink, naturalmente Kafka e Musil, insomma tutto l’armamentario mitteleuropeo. Un po’ tutti gli autori del primo Novecento ceco. Dopo questo primo passaggio, sono nate le trame del mio Karel Heida e, voglio ricordare, dell’aiutante Solomon Meisl, che è un medico ebreo. Non si capirebbe Praga senza l’animus ebraico. Heida e Meisl si muovono fra la Moravia, Karlovy Vary e Mariánské Lázně, respirano gli ultimi sussulti della Belle Epoque mentre sta per scoppiare il grande macello…”.
- Anche “Kaputt Mundi” sta riscuotendo discreto successo. Qualcuno, però, ha storto il naso perché il protagonista indossa una divisa nazista…
“Mi sembra un’osservazione provinciale. Bisogna guardare il valore dell’opera, non l’uniforme del protagonista. I miei, inoltre, sono “eroi giusti nella divisa sbagliata”. E Martin è piuttosto un eroe nibelungico che un vero nazista, mentre Karel è innanzitutto un ufficiale fedele a Francesco Giuseppe”.
- Il prossimo lavoro?
“Amo le situazioni desuete, magari anche esoteriche. Per le storie di Karel Heida, cerco uno scenario diverso dai “Misteri di Praga”. Stavolta, potrebbe essere la Moravia, o, perché no, forse Český Krumlov. Un omicidio fra le stradine e le colline innevate di Český Krumlov d’inverno… Ma non dimentichiamo che solo in apparenza Praga non fu la capitale dell’Impero. In realtà, gli Asburgo hanno sempre attinto al valore, all’intelligenza e, sottolineo, al senso dell’umorismo dei cechi”.
di Ernesto Massimetti