Autunno. Tempo di semine e di programmi delle colture, per i frutti della terra che saranno raccolti nell’anno che verrà. Per gli agricoltori si pone la scelta fondamentale se convertire o meno la produzione da convenzionale a biologica
In Repubblica Ceca il mondo dell’agricoltura bio sta registrando un notevole interesse. Il trend positivo è alimentato da una sempre maggiore sensibilità dei consumatori verso il cibo naturale che si riflette sulla produzione e su una tendenza degli agricoltori a convertire la propria attività. Siamo in una delle nazioni europee, dove questa inversione di tendenza è più rilevante. Più agricoltori scelgono di coltivare organicamente e più terreni diventano certificati biologici.
Non solo l’area totale di agricoltura biologica e il numero di produttori organici sono aumentati, ma esiste una potenziale, ulteriore crescita, come dimostra la proporzione dell’area già completamente trasformata in agricoltura biologica e l’area ancora in fase di conversione.
L’Ufficio di Statistica Ceco ha curato quest’anno un’analisi dei dati riguardanti lo stato dell’agricoltura ed è emerso come dal 2000 questa nazione sia stata capace di pianificare un processo di rivalutazione delle coltivazioni, indirizzandosi verso il biologico. Negli ultimi 16 anni si è infatti verificato un incremento di tre volte e mezzo dei terreni coltivati in maniera ecologica, che lo scorso anno rappresentavano il 13% del totale, vale a dire 448 mila ettari, in un paese come la Repubblica Ceca in cui la superficie complessiva destinata alla agricoltura è di 3,45 milioni di ettari. Sempre negli ultimi 16 anni il numero delle imprese agricole ecologiche è aumentato di sette volte, passando da 413 a 2984.
Oggi, sul piano della incidenza delle aziende agricole biologiche sul totale, la Repubblica Ceca è seconda solo all’Austria. Mentre è al quarto posto, dopo Austria, Estonia e Svezia, per la quota di superficie coltivata in modo biologico, sul totale.
Come sappiamo, l’agricoltura biologica è un metodo di produzione che utilizza sistemi per salvaguardare e proteggere l’ambiente e la fauna selvatica. Prevede modi di gestione produttiva rappresentati dalla notevole riduzione di fertilizzanti, pesticidi, erbicidi, insetticidi e fungicidi, considerati vietati. Le sostanze chimiche sintetiche sono sostituite con metodi biologici e meccanici. L’Unione Europea, con il regolamento n. 834/2007 del 28 giugno 2007 sulla produzione biologica definisce le condizioni da rispettare perché un prodotto agricolo o alimentare si possa definire tale. Sempre la Comunità europea stabilisce, in circa 2-3 anni, il periodo di “conversione” dall’agricoltura “convenzionale” all’agricoltura “biologica”.
Una delle condizioni che favoriscono la conversione (da coltura tradizionale a biologica) è il profondo cambiamento verificatosi nei rapporti di proprietà della terra. Si calcola che in Repubblica Ceca, nel 2000 i terreni erano quasi esclusivamente affittati, poi progressivamente, si è verificata una contro tendenza che ha privilegiato la proprietà terriera, gestita da agricoltori, aziende agricole e cooperative. Questo ha permesso una maggiore consapevolezza della tutela ambientale e una diversa sensibilità verso prodotti sani e genuini.
L’abbassamento del livello di pesticidi, la reintroduzione di processi nel rispetto dell’ambiente, la capacità di distribuire, a rotazione, in modo più selettivo le coltivazioni, sono elementi che in Repubblica Ceca hanno un forte impatto e si riflettono indirettamente sulle politiche agricole europee, che spinte dal successo delle coltivazioni bio sono spinte ad adottare e attualizzare le legislazioni esistenti.
Sono in aumento anche gli strumenti che contribuiscono a favorire le operazioni di lavorazione dei terreni. La meccanizzazione raggiunta è tale che la quantità di addetti necessari per cento ettari di terreno sia di 3,3 in confronto a una media europea di 12,7 addetti.
La produzione biologica si svolge essenzialmente nelle tradizionali aree agricole del paese, nella Boemia centrale, nella Moravia del sud, nella Boemia del sud e nelle Regione della Vysočina. È qui che si concentra la più alta intensità produttiva, rappresentata essenzialmente da pascoli permanenti e frumenti, con il 40,8% della superficie complessiva seguita da frutteti (21,9%) e piante medicinali e spezie (13,1%). Gli allevamenti ecologici (biologici) comprendono soprattutto quelli delle pecore/ovini (41,6%), capre (36,3%), ed equini (27,4%).
Anche la richiesta di prodotti bio da parte del mercato ceco vive un momento di espansione. Secondo Eurostat, Ufficio di statistiche europeo, la maggior parte dei supermercati cechi, gli unici che possono essere tracciati statisticamente, offrono però solo una piccola scelta di prodotti biologici e con un prezzo molto elevato. I consumatori recepiscono, in questo modo, i bio prodotti come bene di lusso, come confermato dalla maggioranza delle persone intervistate.
La vera scoperta è rappresentata dalla filiera corta. Dove non ci sono intermediari fra il consumatore e il produttore, il prezzo si abbassa di tre volte. I produttori che riescono a garantire una multifunzionalità e un servizio, attraverso la vendita diretta, riescono a penetrare nel mercato senza filtri e senza tracciabilità statistica. Solo con i sistemi digitali e app, gli agricoltori raggiungono circa il 60% dei cechi. Comprando presso un farmer market o acquistando direttamente da un agricoltore dedito al biologico “La gente vuole vedere cosa fanno i coltivatori” come ha recentemente affermato Paul Moers, il famoso specialista olandese della catena alimentare globale, e non solo per ragioni di prezzo.
Secondo i dati del ministero ceco dell’Agricoltura, lo scorso anno il consumo di alimentari biologici è aumentato dell’11,4% rispetto al 2015, raggiungendo un valore complessivo di 2,25 miliardi di corone, 213 corone pro capite. Sul fabbisogno complessivo di alimentari della Repubblica Ceca, i prodotti bio hanno rappresentato nel 2016 una quota dello 0,81%, rispetto allo 0,72% dell’anno prima.
Quest’anno, sino a fine agosto – è sempre il ministero dell’Agricoltura a indicarlo – il numero delle aziende produttrici di alimentari bio è aumentato del 6%, arrivando alla cifra complessiva di 645. Hanno avuto un fatturato complessivo di 3,73 miliardi di corone, cifra nella quale rientra anche il valore degli alimentari bio esportati.
La sensibilità nei confronti degli alimentari biologici è chiaramente in aumento. Lo dimostra anche il fatto che proprio quest’anno il ministro dell’Agricoltura Marian Jurečka (Kdu-Čsl, in scadenza di mandato) abbia chiesto a tutti i governatori regionali di valutare la possibilità di sostenere la introduzione degli alimentari bio nelle mense scolastiche e degli asili. Con la medesima richiesta si è rivolto al ministero della Sanità per quanto riguarda le mense degli ospedali. Il ministro ha motivato la sua richiesta sottolineando il valore dell’ecologico sullo stile e sulla qualità di vita e sulla tutela del patrimonio agricolo. Inoltre, sempre quest’anno, il governo ceco per la prima volta in assoluto ha bilanciato una somma di 30 milioni di corone per la promozione dei bio alimenti.
Ricordiamo inoltre che il governo di Praga nel 2015 ha approvato un piano di sviluppo dell’agricoltura bio e degli alimentari bio, che prevede il raggiungimento entro il 2020 di una quota del 3% del consumo complessivo. Ad onor del vero, va detto che un traguardo dello stesso tipo era stato fissato dal governo ceco anche nel 2010 e avrebbe dovuto essere raggiunto entro il 2015, il che non è avvenuto.
di Cecilia Chiavistelli