I cechi si scandalizzano: “tenetevi i vostri veleni”; i polacchi reagiscono “tenetevi il vostro alcol killer”. Ma le critiche non colgono il bersaglio: importazioni dalla Polonia sempre in crescita.
È da quasi un anno e mezzo che gli alimentari polacchi, ricercati dai consumatori cechi perché a prezzo basso, sono diventati bersaglio delle critiche da parte dei produttori cechi e sono nel mirino degli organi di controllo. Tutto è iniziato con lo scandalo del sale tecnico spacciato come commestibile, poi le uova disidratate e scadute da anni contenenti il batterio Escgerichia coli, carne marcia, crauti e cetrioli con acido formico, veleno per topi nei biscotti.
Il Ministero dell’Agricultura e la Camera Agricola hanno cominciato a chiedere ai polacchi controlli accurati, minacciando il divieto dell’import dei loro alimentari. Le autorità polacche, dopo aver per parecchio tempo giocato a nascondino, hanno risposto negando le critiche, sostenendo che i prodotti di scarsa qualità o difettosi appaiono ogni tanto in ogni paese dell’Ue e ricordano ai cechi il loro affare dell’alcol adulterato con metanolo che l’anno scorso ha ucciso oltre 50 persone. L’Ambasciata polacca è giunta a dichiarare che dietro la campagna massiccia vi sia la scarsa competitività dei produttori cechi e che l’obiettivo sarebbe di screditare i prodotti polacchi per aumentare la quota dei prodotti locali sul mercato ceco. A suo turno, il ministero ceco sottolinea come la priorità sia la sicurezza dei consumatori locali e non la provenienza degli alimenti.
Colpa delle grandi catene e del consumatore che guarda solo il prezzo.
Secondo Marek Minarczuk, chargé d’affaires dell’Ambasciata polacca, la qualità degli alimentari polacchi che giungono sul mercato ceco dipende dagli ordini che i produttori polacchi ricevono dalle grandi catene commerciali della Repubblica Ceca. “Il consumatore ceco dà precedenza alle merci a prezzi più bassi possibile. È quindi logico che tali alimentari spesso non corrispondano agli standard di qualità”, sostiene Minarczuk. “E sono soprattutto questi prodotti che la Repubblica Ceca importa dalla Polonia”, spiega, elencando le eccellenze polacche delle quali gli acquirenti cechi nemmeno si accorgono perché costano di più. È vero che i cechi sono sensibili al prezzo, ma non è detto che non siano attenti a quello che mangiano e che non siano disposti a pagare di più per il prodotto di qualità. E, fra parentesi, anche il prodotto super economico va controllato nel paese di provenienza se non nuoce o non è alterato di più di quanto scritto sull’imballo. Il problema risiederebbe quindi nelle politiche delle grandi catene commerciali, che spingono i prezzi di acquisto al minimo per ricavarne dalla vendita il margine di profitto più elevato possibile. Quando non ci riescono più con i produttori cechi, si rivolgono ai fornitori della Polonia. “Se i produttori cechi riuscissero a fornire alimentari a prezzo basso, sarebbero loro nel mirino delle lamentele e non i polacchi”, è convinto Minarczuk. I produttori cechi invece si lamentano di essere presi per il collo e di non riuscire più a ridurre i loro prezzi di vendita, e sempre più spesso sono costretti a cedere i loro posti negli ipermercati alla concorrenza estera.
Una possibile soluzione: controlli identici e categorie di qualità
La disputa, che da tempo marchia negativamente i rapporti di buon vicinato tra i due paesi, è stata appianata ai primi di maggio dall’incontro dei ministri dell’Agricoltura Petr Bendl e Stanislav Kalemba, e successivamente dai premier Petr Nečas e Donald Tusk. Secondo quanto convenuto, nel futuro i controlli di qualità degli alimentari, sia in Polonia che in Repubblica Ceca, dovrebbero essere trasparenti e attuati con gli stessi metodi. Il ministero dell’Agricoltura promuove inoltre l’idea di stabilire entro il 2014 per gli alimentari tre categorie di qualità che sarebbero visibilmente marchiati su ogni prodotto. “La differenziazione deve essere applicata anche ai prodotti provenienti dall’estero”, ha fatto notare Dana Večeřová della Camera alimentare ceca.
Il boom dell’import continua malgrado gli scandali
Nonostante una serie di allarmi su alimentari di scarsa qualità o perfino nocivi, le importazioni degli alimentari polacchi continuano comunque a crescere. Sebbene la Polonia sia, dopo la Germania e la Slovacchia, il terzo fornitore più importante per la Repubblica Ceca, purtroppo occupa il triste primo posto per la scarsa qualità. In un’inchiesta pubblicata da E15 lo scorso gennaio, dopo l’affaire del sale tecnico, il 74% dei cechi ha dichiarato di non comprare alimenti polacchi. Secondo i dati pubblicati a gennaio scorso dalla Confederazione del commercio e del movimento turistico (Svaz obchodu a cestovního ruchu) negli ultimi 12 anni le importazione degli alimentari dalla Polonia sono invece aumentate di quattro volte. L’anno scorso il valore degli alimentari importati ha superato il record di 20 miliardi di corone. L’import maggiore riguarda la carne e suoi derivati. Seguono i latticini e le uova, i cereali, la verdura e le frutta. Ma cresce anche l’export degli alimentari cechi in Polonia e di recente le autorità polacche hanno contestato una fornitura di carne di pollo ceca e slovacca infetta dalla salmonella.
Secondo la Confederazione del commercio e del movimento turistico generalizzare è controproduttivo, e in base all’errore di uno o più produttori si rischia di creare un’immagine negativa sulla totalità degli scambi. Anche perchè la maggior parte dei prodotti di scarsa qualità, evidenziati sul cliccatissimo sito potravinynapranyri.cz (letteralmente, alimentari alla gogna), proviene da produttori cechi. “Purtroppo l’errore da parte del produttore straniero finisce molto più facilmente sui giornali, così il consumatore si fa un’idea del tutto distorta”, ha constatato la Confederazione.
In Polonia gli scandali degli alimentari non preoccupano invece più nessuno. I polacchi credono che l’affaire del sale sia stato un errore delle imprese che lo avevano acquistato e che ormai sia stato eliminato: l’opinione pubblica non è preoccupata per la salute e già non lo ricorda più. L’episodio del sale non è stato sollevato neanche durante la recente visita del presidente Miloš Zeman in Polonia, al quale importano più i temi economici comuni con Varsavia, quali Pkn Orlen (il colosso polacco proprietario di Unipetrol in Repubblica Ceca) o gli investimenti del gigante energetico ceco Čez in Polonia.
“A tavola con il mio collega presidente polacco prenderò il sale dalla saliera e non chiederò da che fonte proviene”, ha constatato Zeman il 23 maggio, in visita dal suo omologo polacco Bronislaw Komorowski.
di Yveta Kasalická