Il libro fotografa un periodo assolutamente decisivo per la trasformazione della società occidentale, ovvero l’arco temporale compreso tra il 1968 e il 1989, con la caduta del Muro di Berlino. In primo piano, la figura di Václav Havel come drammaturgo e le vicende oscure che hanno investito le sue opere. Sullo sfondo, personaggi straordinari come Tom Stoppard, Kenneth Tynan, Joe Papp, Klaus Junker o Vera Blackwell, la prima traduttrice di Havel in lingua inglese. Ne viene fuori un quadro da spy story, in una Praga kafkiana dove agiscono gli agenti della StB (la polizia segreta cecoslovacca) e gli operatori della Dilia (l’agenzia addetta alla censura). In un tale sistema, scrittori, editori e traduttori diventano figure sospette e vengono trattate come vere e proprie spie internazionali. Ma se era possibile “bruciare” i libri e chiudere i teatri, più difficile era fermare la musica e le onde radio. Havel intuì subito che la battaglia per la libertà e per la democrazia passava anche tramite la musica rock…
Parola di Václav Havel. Teatro, rock e resistenza dietro il Muro di Berlino,
Paolo Verlengia,
Edizioni Solfanelli, 2020,
pp. 208