Disoccupazione
Migliora la situazione occupazionale in Rep. Ceca. In settembre il tasso di disoccupazione ufficiale, da qualche mese calcolato per la popolazione in età attiva, è sceso a 5.9%. Mentre il più tradizionale tasso sull’intera popolazione è sceso al 7.1%. Si tratta di dati positivi anche perché meno influenzati dall’occupazione stagionale estiva. Finalmente il settore industriale crea un buon numero di nuovi posti di lavoro, dopo moltissimi mesi di jobless recovery. Interessante notare come il numero di offerte di lavoro ancora non coperte sia il più alto in 5 anni. Ciò peraltro dimostra ancora una volta come le zone più avanzate del paese, regione di Praga in testa, godano sempre di buone opportunità occupazionali fino a non riuscire a soddisfarle tutte, mentre le zone più deboli non sembrano essere in grado di crescere. Anche il rinnovato interesse per il cosiddetto kurzarbeit in salsa ceca, sembra essere niente più che la ricerca di uno strumento per sostenere stipendi in zone depresse con denaro pubblico. Sembra paradossale che si debba ricorrere a certi strumenti assistenziali quando le posizioni scoperte sono così numerose, quando forse basterebbe stimolare la mobilità territoriale.
Produzione industriale
Produzione industriale in ottima crescita anche in settembre. I valori a prezzi correnti riportano un +8.3% su base annua. Naturalmente va considerata la svalutazione della corona, che riduce i valori effettivi. Nondimeno, l’industria attraversa un ottimo periodo anche nella seconda parte dell’anno. Il livello degli ordinativi è cresciuto notevolmente, +15.5%, e le aspettative sono per un finale d’anno molto positivo. Ciò sta determinando un incremento degli occupati e dell’offerta di lavoro, e anche un leggero aumento degli stipendi medi nominali. Ancora una volta, la parte del leone la fa l’industria automobilistica, ma non pesantemente come nei mesi precedenti. Considerando che nell’area Euro la produzione industriale è perlomeno stagnante, se non negativa in alcune aree, la performance in Repubblica Ceca è certamente invidiata. Rimane la problematica legata alla produzione vocata quasi esclusivamente alla esportazione, e quindi molto dipendente dalla domanda estera e poco da quella interna.
Inflazione
Il livello di inflazione ufficiale registrato in ottobre si attesta a 0.7%, invariato quindi. In altre parole, una deflazione di fatto. Nella sostanza, si tratta di un notevole disappunto per la Banca Centrale. La svalutazione del novembre 2013 e che si sta ripetendo in questi giorni, non si è tradotta in carburante per la domanda interna che rimane stagnante. Bensì in mera competitività dei costi di produzione di merci rivolte alla esportazione. Certamente positiva, ma secondo molti si tratta di un trasferimento di risorse dalle famiglie alle imprese esportatrici che non si traduce prima in potere di acquisto di beni prodotti internamente, e successivamente in salubre inflazione. Ricordiamo che una inflazione sotto il 2% è sempre negativa per l’economia domestica di un paese. Purtroppo l’effetto osmotico della deflazione nell’area Euro è troppo forte per un paese piccolo come la Repubblica Ceca. La Banca Centrale fa quello che può, ma gli effetti in questo caso sono purtroppo poco incisivi.
Commercio estero
Ancora una solida performance della bilancia commerciale in settembre, chiusa in positivo per 13.9 miliardi di corone (mezzo miliardo di euro). L’attivo è leggermente in calo con l’area Ue su base annua, ma il passivo con l’area non-Ue e in particolare Asia migliora leggermente. Il calo fortissimo dei costi dei combustibili importati è il fattore più significativo. Considerando la svalutazione della corona, le esportazioni e importazioni in euro sono cresciute del 8.4% e 6.4% su base annua, mentre in dollari sono cresciute rispettivamente del 4.8% e 2.8%. Nei primi 9 mesi dell’anno, il surplus della bilancia commerciale è stato di 39 miliardi di corone (1.4 miliardi di euro). Ancora una volta i dati mostrano come l’export sia la componente fondamentale per l’economia ceca, che si sta indirizzando ad essere il serbatoio per la produzione economica di beni destinati alla Ue, in particolare la Germania. Ogni sforzo dunque viene fatto per mantenere l’export in salute, anche se a discapito della domanda interna e del potere di acquisto delle famiglie ceche.
di Gianluca Zago