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Ogni anno per le Feste si rinnova una tradizione che illumina di gioia bambini e adulti

Il Natale ceco non potrebbe mai essere completo senza le favole trasmesse alla tv durante le feste. Un po’ come la carpa, fanno ormai parte delle tradizioni natalizie dai tempi del Comunismo e il genere della Pohádka non mostra ancora segni di tramonto.

Se la parola Natale nei paesi occidentali evoca atmosfere corrispondenti a quelle di film classici come “La vita è meravigliosa” di Frank Capra, o Il Grinch, per una famiglia ceca si può dire che è sinonimo di pellicole come Tři oříšky pro Popelku, Princ a Večernice o S čerty nejsou žerty.

Per capire la rilevanza delle fiabe nella cultura cecoslovacca bisogna solo controllare la banconota da 500 corone. La faccia che appare è quella della leggendaria scrittrice Božena Němcová, conosciuta per il lirismo delle sue poesie, ma soprattutto per le sue favole, molte delle quali hanno avuto una trasposizione cinematografica.

Chi conosce la Repubblica Ceca e la Slovacchia sa che sono terre di castelli e che questi luoghi ispirano racconti di principi, principesse e streghe. Ma da dove nasce la tradizione natalizia e quali sono i punti di riferimento di questo genere?

Non è facile determinarne le origini precise, ma crediamo sia giusto partire dagli anni del Comunismo e della segregazione della religione, quando non esistevano le condizioni adatte per affrontare il tema del Natale con uno stile simile a quello tipico americano.

In Cecoslovacchia nacque così un genere natalizio alternativo, diverso, capace però ugualmente di illuminare il pubblico di gioia e di ottimismo, così come avveniva in America.

La prima favola cinematografica ad avere un impatto significativo in patria risale a più di cinquanta anni fa. Pyšná princezna (La principessa orgogliosa) del 1952, è stato diretto dal padre di questo genere cinematografico Bořivoj Zeman. Si trattava di una pellicola in bianco e nero, tratta, come la maggior parte di questi film, da un racconto di Božena Němcová. La storia è incentrata su un Re che tenta di conquistare una principessa altezzosa di nome Krasomila travestendosi da giardiniere, nel tentativo di addolcirne i modi.

Come ad altri film dell’epoca, non mancavano gli intenti propagandistici. Era una lode della classe operaia e lavoratrice, in contrapposizione alla vita della aristocrazia. Tuttavia, in genere per gli spettatori più anziani il fascino dell’opera ha sempre eclissato i messaggi imposti dal regime, mentre le nuove generazioni raramente riescono a coglierli. Nonostante tutto rimane ancora oggi una delle trasposizioni da grande schermo più popolari di una Pohádka.

Zeman trasse ispirazione di nuovo da un’opera di Němcová due anni dopo con Byl jednou jeden král (C’era una volta un re) in cui troviamo il leggendario Jan Werich nei panni del Re Král Já I. Una ottima produzione che sfrutta anche la collaborazione artistica dell’animatore Jiří Trnka. Il film, trasmesso regolarmente a Natale, è famoso anche per la battuta della figlia del re, Maruška, la quale gli dice “Mám tě ráda jako sůl” (Ti voglio bene tanto quanto il sale), una battuta che piacerà molto a chi conosce bene la cucina ceca. Queste parole prima fanno infuriare il padre, il quale poi capisce di poter vivere senza oro, ma non senza sale.

Zeman tornò al medesimo genere anche nel 1968 con la commedia Šíleně smutná princezna (La principessa perdutamente triste), ma ormai questo tipo di film era diventato cosi popolare che tutti i registi più famosi volevano provare a realizzare una Pohádka.

Anche Martin Frič, il Re della commedia cecoslovacca ha avuto successo nel 1958 con Princezna se zlatou hvězdou (La principessa con una stella d’oro).

Persino i registi della Nová Vlna capirono le possibilità del genere. È il caso dello slovacco Jaromil Jireš il quale si è reso conto che una Pohádka non doveva essere per forza un film per tutta la famiglia. Il suo capolavoro surreale Valerie a týden divů (Fantasie di una tredicenne: 1970) sulle fantasie di una ragazza adolescente in un mondo popolato da personaggi vampireschi e surreali, rimane ad oggi uno dei migliori film della Nová Vlna, e dimostra anche che oltre ad essere belle e romantiche, le radici del genere sono anche molto cupe. Juraj Herz e Karel Kachyňa sono altri esponenti della Nová Vlna che si sono avventurati nel genere senza però l’audacia di Jireš.

Curiosamente, in Repubblica Ceca ancora oggi il Natale ceco non può essere autentico senza la trasmissione in tv di Morozko, o Mrazík, come è intitolato in ceco questo film. La pellicola russa, del ‘64, è infatti più famosa in riva alla Moldava che a Mosca e dintorni. Si tratta di un mix straordinario di tutti gli elementi popolari delle fiabe cinematografiche e ha un posto speciale nei cuori dei cechi, anche dei più giovani, i quali ne apprezzano l’umorismo nero e cupo. Il film riprende i personaggi più famosi delle fiabe russe: Děda Mráz, il Nonno Gelo – tradizionale portatore di doni nel folklore natalizio russo, la personificazione dell’inverno – e la famosa strega russa Baba Yaga.

Per parlare dei tratti più specificamente cechi del genere, bisogna evidenziare la figura dei diavoli spesso nei ruoli di personaggi inutili e comici. “S čerty nejsou žerty” (Coi diavoli non si scherza), la commedia di Hynek Bočan del 1984 costituisce uno tra gli esempi più amati. I cechi sono tra i tre popoli più atei del mondo, e quindi non hanno paura di includere i diavoli anche in ruoli comici e simpatici. Infatti costituiscono una parte fondamentale del genere.

Se invece dovessimo nominare la favola cinematografica per eccellenza, non ci sarebbero però dubbi, perché il livello di popolarità di Tři oříšky pro Popelku (Tre nocciole per Cenerentola, 1973) è tale che i cechi di tutte le generazioni sono capaci di citare a memoria intere battute del film. Quando venne presentato per la prima volta, 40 anni fa, le sale furono affollate da 2,8 milioni di spettatori. Cifra da moltiplicare per tutti i Natali durante i quali la pellicola è stata nuovamente trasmessa dalla televisione ceca.

La coproduzione ceca-tedesca diretta da Václav Vorlíček, è basata su un’altra favola di Božena Němcová (una versione boema della fiaba di Cenerentola), ed è stata girata sia negli studi di Barrandov che in quelli di Babelsberg, in Germania, oltre al Castello di Švihov, nella Selva Boema e al Castello di Moritzburg in Sassonia. Il film si distingue per le location, per l’ottimo lavoro del costumista Theodor Pištěk (vincitore di un Oscar, 11 anni dopo, con l’Amadeus di Miloš Forman) e per il cast di primo livello. L’attore tedesco Rolf Hoppe nella parte del Re è stato fondamentale per il successo in Germania, così come l’attore comico ceco Vladimír Menšík ha portato anche molto umorismo al film. Tuttavia, fondamentale è la Cenerentola, dolce ed intelligente, interpretata come protagonista da Libuše Šafránková. L’attrice è diventata un punto di riferimento per tutte le successive principesse ceche, essendo una principessa da favola, ma anche un po’ un maschiaccio. Questo ultimo tratto forse rappresenta uno di quelli più propagandistici del film. Se la Cenerentola occidentale indossava solo vestiti belli, Popelka, la versione ceca, può essere vista anche nel costume di una cacciatrice. Va a cavallo, caccia con arco e frecce e – per certi aspetti – è più emancipata ed abile del principe. Una principessa insomma che trovava anche il favore dell’ideologia comunista del periodo, propensa a permettere alle donne mestieri tradizionalmente considerati più adatti per gli uomini.

Oggi, già in cantiere è il nuovo progetto Zlatovláska, basato su un racconto di Karel Jaromír Erben che ha già ispirato negli anni ‘70, una favola televisiva di grande popolarità. Promette di essere una opera di grande rilievo e vanterà la partecipazione di attori del calibro di Karel Roden, Marián Labuda st. e Viktor Preiss. Il regista sta cercando i castelli ideali per le riprese che finiranno l’anno prossimo. Fino a quel momento avremo comunque ancora un nuovo Natale per rivedere e gustarci i vecchi film, classici del genere.

di Lawrence Formisano