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Sommerso da scandali grandi e piccoli, il calcio ceco ha deciso di non voltare pagina rispetto alla gestione degli ultimi quindici anni

Zero a zero. Così si potrebbe riassumere l’esito dell’Assembla Generale della Federcalcio ceca (FAČR), che venerdì 2 giugno doveva rinnovare il suo Consiglio esecutivo. Il corso dell’assemblea è stato influenzato dall’arresto a inizio maggio del presidente dell’Associazione (e unico candidato alla propria successione) Miroslav Pelta.

Soldi, sesso e socialdemocratici

Non è la prima volta che Miroslav Pelta finisce nell’occhio degli investigatori. Negli anni 2004 e 2005, in quanto general manager dello Sparta Praga, fu coinvolto nel più grosso scandalo del calcio ceco riguardante compravendite di partite e corruzione di arbitri nella massima divisione. All’epoca diversi dirigenti di club furono condannati ma Pelta ne uscì indenne. Lo scandalo scoppiato in maggio è diverso dagli altri affaire del calcio ceco, che solitamente riguardano partite truccate e arbitri corrotti. Pelta è accusato di aver alterato il sistema delle sovvenzioni statali a favore dello sport. In concreto, la polizia sospetta che egli manipolasse la sottosegretaria allo Sport, Simona Kratochvílová – con la quale pare avesse una relazione sentimentale – nella preselezione dei progetti da finanziare.

L’improbabile tombeur des femmes, grazie anche a un’altra sua amante piazzata in una commissione di indirizzo, sarebbe riuscito in questo modo a far approvare ben 21 progetti sui 50 selezionati nel primo giro di sovvenzioni del 2017. Ora il pagamento delle sovvenzioni è stato sospeso e i risultati dovrebbero essere sottoposti a una revisione.

Nonostante il caso sembri a un primo sguardo sin troppo chiaro, non è detto che Pelta finisca condannato. Uno dei principali rebus per l’accusa sarà dimostrare che la condotta dell’ex presidente fosse andata al di là delle attività lobbistiche, che fanno parte del lavoro del presidente di un’associazione sportiva. E, a quanto pare, manca la pistola fumante dei vantaggi percepiti.

Né Pelta né i suoi complici avrebbero infatti ottenuto una percentuale sulle sovvenzioni intermediate, ma solo un sostegno o un’influenza da spendere negli organi sportivi. In alcuni Paesi europei, ad esempio in Italia, si configurerebbe il reato di traffico d’influenza, non previsto dal codice ceco e difficile in ogni modo da dimostrare. I rappresentanti delle organizzazioni sulla lista delle sovvenzioni sostenute da Pelta infatti negano ogni intermediazione e d’altronde, vista la tempestività dell’arresto, è mancato il tempo per mostrare la gratitudine.

“Ha solo straparlato al telefono” sostiene il noto avvocato socialdemocratico Miroslav Jansta, e presidente del Čus, Unione ceca dello sport – secondo il quale Pelta sarebbe solo un gradasso e un venditore di fumo. Jansta in realtà sembra parlare pro domo sua e per il suo partito, che ha molta influenza nelle organizzazioni sportive della Repubblica Ceca. Socialdemocratica è anche Kateřina Valachová, la ministra dello Sport, subito dimissionaria a seguito dello scandalo. Indipendentemente dalla posizione giudiziaria di Pelta e della Kratochvílová, è chiaro che il sistema preparato dalla Valachová – per suddividere “in maniera giusta ed equa le sovvenzioni” – ha fatto cilecca al primo colpo: la polizia infatti ritiene che tutti i cinquanta progetti non soddisfino i criteri di legge. Inoltre, secondo l’Autorità di Controllo gravi mancanze nella divisione dei fondi sarebbero presenti anche negli anni 2013-2015, quando il ministero era retto dal socialdemocratico Marcel Chládek. Dopo aver lasciato la politica, l’ex ministro è diventato un alto manager proprio della Federcalcio. L’amore tra i socialdemocratici e il calcio ceco sembra proprio sconfinato.

Affamare la bestia

Il principale perdente di questa situazione di stallo all’interno del Federcalcio è il settore professionistico del mondo del pallone. L’associazione dei club di serie A, la Ligová fotbalová asociace – l’unione dei patron promossa soprattutto dal tuttofare degli investitori cinesi in Repubblica Ceca e proprietario dello Slavia Praha, Jaroslav Tvrdík – aveva deciso a metà maggio di impegnarsi per far uscire di scena anche il vicepresidente Berbr. ma tutto è andato in fumo per la mancata intesa con Daniel Křetinský, patron dello Sparta Praga.

Ma sebbene possa essere paradossale, il calcio di massima serie conta relativamente poco all’interno del FAČR. “Il calcio professionistico esprime in Assemblea solo 32 voti su 202 delegati” nota l’esperto e giornalista sportivo Luděk Mádl. A dominare sono le associazioni calcistiche locali. “Circa quindici anni fa, quando a livello locale hanno cominciato ad andare via i funzionari più vecchi, Berbr ha cominciato a occupare questi posti vacanti (cariche poco prestigiose e non retribuite) con i suoi ex colleghi provenienti dalle fila degli arbitri. In questo modo hanno formato un blocco monolitico difficile da circumnavigare nelle assemblee” dipinge i rapporti di potere all’interno dell’Associazione Luděk Mádl.

Il calcio ceco infatti non è corrotto solo al vertice. A giugno il Tribunale regionale della Boemia Centrale ha confermato le sentenze di colpevolezza emesse in primo grado per diciannove arbitri, funzionari e manager di club di calcio accusati di aver truccato le partite nei gironi regionali della Boemia Centrale. Agli arbitri venivano dati “tre litri”, ossia tre mila corone, per manipolare le partite. E molti altri casi di arbitraggi sospetti nei gironi locali sono segnalati dall’associazione Cistyfotbal.cz. L’associazione ha stilato addirittura una lista nera di arbitri, le cui performance sono sospette.

Non sorprende quindi che ci sia scetticismo sulle possibilità di rinnovamento dall’interno della Federcalcio. A spingere verso un cambiamento potrebbero essere i nuovi proprietari dei club di serie A, come i cinesi della Cefc, che vedono il loro investimento in immagine svalutato da scandali di ogni tipo. Altre pressioni, ma per cambiare il complicato sistema elettorale, arrivano dalla Fifa e dalla Uefa, che non entrano tuttavia nel merito della gestione presente del calcio ceco. A essere spazientiti sono però gli sponsor. Tra maggio e giugno hanno annunciato il loro addio i brokers di ePojisteni.cz, che erano il main sponsor per questa stagione. Dopo vent’anni se ne va quasi completamente dal calcio ceco anche il birrificio Gambrinus. Dalla stagione 2018/2019 dovrebbe partire, sulla base di un contratto sottoscritto ancora da Pelta, un grosso programma di sponsorship da parte della società di scommesse Fortuna. Anche lo Stato non sembra per ora voler ridimensionare il suo sostegno al calcio e ha mandato i soldi necessari al FAČR con Pelta ancora in prigione. Tuttavia affamare la bestia sembra l’unica via per imprimere una svolta alla principale organizzazione del calcio ceca.

di Jakub Horňáček