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Jukebox di poesie e pianoforti a disposizione di tutti: abbiamo incontrato a Praga l’attivista culturale che ci ha spiegato la sua idea di luogo pubblico

“Mi piace immaginare che qualcuno, una mattina, mentre il sole sta sorgendo, scenderà dal tram 22 e si fermerà ad ascoltare una poesia prima di iniziare la giornata”. Sono queste le parole con cui l’attivista culturale praghese Ondřej Kobza ci ha accolto nel suo studio per illustrarci il suo ultimo progetto.

L’artista è diventato celebre dopo il successo riscosso due anni fa con l’installazione di pianoforti in luoghi pubblici della città, liberamente a disposizione di chiunque volesse suonarli. Uno in una stazione ferroviaria, un altro di fronte alla facoltà di filosofia. Ancora indimenticabile il momento di rara bellezza catturato in un video, poi diventato virale, che ritrae un poliziotto dapprima esitante, poi armonioso, che si lascia cullare dalle note di “River flows in you”, famoso successo del compositore sudcoreano Yiruma.

L’idea, nelle parole di Ondřej, gli venne allora in maniera quasi casuale: avendo visto un vecchio pianoforte abbandonato ai bordi della stazione ferroviaria e utilizzato da passanti notturni che si dilettavano in fugaci esibizioni amatoriali.

Passeggiare per la Città d’Oro e fermarsi ad ascoltare i versi di Reynek, Jirous, Holan ed altri storici poeti cechi è quindi l’ultima trovata, proposta culturale, di Ondřej.

Il nuovo progetto – inaugurazione fissata per il 2 marzo – prevede l’installazione in piazza, Náměstí Míru, di un Poesiemat, la rielaborazione di un Jukebox che al posto di canzoni recita poesie da una lista di 20 compositori cechi, prevalentemente contemporanei.

Nei mesi scorsi si è parlato anche di un altro apparecchio dello stesso tipo, il Versomat, da posizionare in un gazebo con panchina a Kampa, sulla sponda settentrionale del Ponte Carlo, e che stamperà versi di poesia nella romantica atmosfera del luogo.

Anche in questa occasione l’ispirazione è nata in maniera spontanea, notando casualmente, durante un viaggio in auto, una violoncellista suonare su una collina, con un libro di poesie aperto accanto a lei. La visione, quasi bucolica, ha dato poi input all’idea di replicare quell’emozione in un contesto urbano. “Spero l’iniziativa sia ripresa in altre città” afferma Ondřej, aggiungendo che “sono già in corso proposte di installazione a Kiev, in Ucraina, e a New York”.

I fondi necessari alla produzione sono stati ottenuti principalmente attraverso una campagna di crownfunding, che ha raccolto 93.000 corone (circa 3.500 euro) in meno di una settimana. L’artista ammette tuttavia che parte dei fondi è stata supportata privatamente, “talvolta con contributi personali, talvolta tramite donazioni, senza alcun introito economico personale”.

Il progetto promette di ottenere la stessa risonanza inaspettata riservata ai pianoforti, iniziativa poi condivisa da altre città di tutto il mondo, e a cui è seguita l’installazione, durante l’estate, di scacchiere pubbliche a disposizione di chiunque volesse fermarsi a giocare.

Ma le idee non si fermano qui: “In maggio sto programmando di affittare l’edificio storico delle poste per tenerci un concerto di musica ceca”, sottolinea l’artista. L’impressione che ci ha fornito Ondřej Kobza è quella di una figura eclettica e anticonformista, slegata dalle logiche imprenditoriali classiche e che, pur essendo proprietario di alcuni bar nella città, rimane fortemente coinvolto in progetti sociali atti a migliorare i rapporti collettivi.

Si può infatti trovare un filo comune che lega le iniziative portate avanti da Ondřej, nel quale la rivitalizzazione dello spazio pubblico ha un ruolo chiave. Nella sua visione questo non è più solamente un luogo in cui le persone si sfiorano senza mai toccarsi, ma diventa un luogo di aggregazione sociale, di interazione umana, di incontri inaspettati e piacevoli.

“Voglio che anche le persone normali, non solamente gli artisti in senso stretto, possano avere la possibilità di attuare le proprie idee e modellare lo spazio pubblico”, spiega Ondřej.

Attraverso questa prospettiva “l’immaginazione al potere” non è più il grido di battaglia marcusiano fatto proprio dal movimento del ‘68, ma diventa un veicolo di distacco e temporaneo abbandono dalle problematiche quotidiane.

“Giorni di lavoro, di croci, di venerdì, e dove si nasconde la domenica? stanco, triste, confuso, un passo incerto, molteplici lapidi, verso dove volano gli angeli?” Forse sono state proprio queste parole di Bohuslav Reynek, uno dei poeti preferiti di Ondřej, ad aver contribuito a plasmare la sua idea di luogo pubblico. E noi gliene siamo grati.

di Davide Marco Corvino