La Repubblica Ceca a caccia del quarto operatore nella speranza di avere bollette di telefonia mobile più accettabili
Verso la fine del mese scade il mio abbonamento di telefonia mobile. Faccio una ricerca tra le offerte delle tre compagnie che dominano il mercato ceco. Rispetto al 2017 le condizioni contrattuali sono cambiate di poco e, soprattutto, gli abbonamenti dei tre operatori si assomigliano fortemente. Chiudo la ricerca senza aver deciso nulla e con un senso di insoddisfazione.
Caro telefono in Repubblica Ceca
I prezzi della telefonia mobile sono tra gli argomenti più trattati dalla stampa generalista degli ultimi anni. A far loro concorrenza, forse, solo le elevate commissioni bancarie, le frequenti ruberie dei tassisti e la scarsa professionalità degli agenti immobiliari. Ad accendere gli animi dei cechi – del resto notoriamente ben predisposti a lamentarsi – è la sensazione che gli operatori telefonici si siano adagiati su una fonte di guadagno ingiustificata. Il malcontento è alimentato dai giornali che confrontano le tariffe con quelle degli altri paesi. In questo caso la terra promessa non è la Germania, dove i prezzi sono simili a quelli cechi – pur con stipendi e potere di spesa molto differenti – ma la Polonia. Il vicino orientale spicca per offerte particolarmente vantaggiose con abbonamenti che costano l’equivalente di 300 – 400 corone e che comprendono chiamate illimitate e dati a volontà. “Chi vuole abbonamenti polacchi se ne vada in Polonia”: questa è stata la reazione di un sottosegretario al Ministero dell’Industria e del Commercio, che ha dovuto abbandonare il suo posto pochi giorni dopo l’infelice battuta.
Questa volta tuttavia la propensione alla lamentela sembra avere delle valide fondamenta. In uno studio della Commissione Europea del 2018 la Repubblica Ceca viene individuata, assieme a Ungheria, Grecia e Cipro, nel gruppo dei Paesi in cui i servizi della telefonia mobile sono più cari. Uno dei fattori presi in analisi dallo studio della Commissione è il ricalcolo dei costi rapportato al potere d’acquisto, vantaggio metodologico che poche ricerche simili possono vantare.
Lo studio in questione indica una situazione fortemente disomogenea sul continente europeo, non facilmente spiegabile dalle caratteristiche dei singoli mercati. Alcune delle condizioni di maggior favore sono presenti in Paesi piccoli, con pochi player sul mercato, come Estonia e Finlandia, mentre grandi paesi come la Germania hanno costi relativamente elevati. Guardando l’Europa, la prima impressione è quella di un mercato frammentato e molto disomogeneo.
Gli elevati prezzi della telefonia mobile ceca sono confermati anche da ricerche recenti dell’Agenzia ceca per le telecomunicazioni (Čtú). Nel marzo di quest’anno l’agenzia ha pubblicato una sua indagine che di fatto conferma la situazione descritta nel 2018 (su dati del 2017) dalla Commissione Europea. Negli ultimi sei, sette anni si registra un ribasso per le chiamate, gli sms e l’accesso ai dati, ma la situazione, comparata agli altri paesi Ue, non cambia. “I prezzi retail in Repubblica Ceca sono diminuiti meno rispetto agli altri paesi Ue” scrive il Čtú.
Come evidenziato dal rapporto, gli operatori cechi sono “cari” alla fonte, nei prezzi all’ingrosso. Per questo motivo i listini non sono stati influenzati dall’arrivo di società di telefonia mobile virtuale, che forniscono i servizi appoggiandosi alla rete infrastrutturale di una delle tre compagnie con antenne e ripetitori sul campo.
Gli operatori virtuali si sono concentrati soprattutto su quel 30/40 per cento del mercato ceco, che ha ancora in uso telefoni cellulari poco bisognosi di dati. Il loro pacchetto di servizi è formato da tariffe prepagate, con particolare attenzione ai costi delle chiamate e degli sms. Anche per questa ragione i molti operatori virtuali continuano ad avere un peso sul mercato ampiamente inferiore al dieci per cento.
Offerte sottobanco
In questa situazione sono in molti a credere a una combutta tra i tre operatori con reti proprie: O2, Vodafone e T-Mobile, che si sostengono a vicenda nella determinazione dei prezzi. “La somiglianza o l’identità delle tariffe non dimostra in sé un accordo monopolistico” sottolinea l’Antitrust ceco. L’agenzia ha condotto un’indagine, da cui non è stato possibile determinare alcuna anomalia nel comportamento dei tre maggiori operatori. D’altronde, senza valide prove, come documenti o intercettazioni, l’Antitrust non può lanciare accuse di consapevole coordinamento dei prezzi.
“Con la parziale eccezione del 2013, la posizione ceca non migliora” scrive nel suo ultimo rapporto il Čtú, che preferisce parlare di tacito accordo tra gli operatori. Le tre sorelle della telefonia mobile ceca, che di fatto hanno uno share di mercato molto simile, si tengono in equilibrio cercando di non “rovinare il mercato” con una corsa al ribasso dei prezzi.
Alla infamante accusa di cartello, o semplicemente di copiare le tariffe una dall’altra, le compagnie ceche rispondono minimizzando e sconfessando l’importanza del listino prezzi. Oltre a offerte per famiglie, studenti o senior, che solitamente non vengono prese in considerazione per le comparazioni nazionali e internazionali, i clienti possono ottenere numerosi sconti personalizzati, minacciando di andare altrove o promettendo fedeltà agli operatori. Queste offerte non sono pubbliche e quindi non incidono sui confronti. Il fenomeno delle offerte “sottobanco” è difficile da stimare, essendo uno dei segreti meglio custoditi dagli operatori. Uno dei pochi documenti che descrivono il fenomeno è il recente rapporto del Čtù. Secondo l’agenzia, oltre il trenta per cento dei clienti delle tre maggiori compagnie gode di condizioni di “fuori listino”, con un range di sconto tra il 20 e l’80 per cento sui prezzi ufficiali.
La politica interviene?
Nel caso in cui non ci si voglia inoltrare in una trattativa da bazar turco sono quasi inesistenti le possibilità di abbassare in maniera significativa le spese per il mantenimento della propria sim. Eppure la politica da molti anni promette miglioramenti. La soluzione preferita da tutti è di far entrare un quarto operatore di rete mobile, che lanci la guerra dei prezzi per attirare un numero significativo di clienti (in un mercato saturo). L’esempio virtuoso è in questo caso l’Italia. La Penisola aveva già nello studio della Commissione Europea del 2017 lo status di Paese relativamente poco costoso per quanto riguarda il settore della telefonia mobile. Con l’annunciata entrata del quarto operatore, la francese Illiad, i prezzi sono calati di oltre un quinto e i servizi sono aumentati di oltre il sessanta per cento. Tuttavia l’esempio della vicina Slovacchia dimostra che l’ingresso del quarto operatore può essere riassorbita dalle compagnie storiche con un aumento di servizi a prezzi quasi costanti.
Tra marzo e aprile si è attivato anche il governo, che cercherà di attirare il nuovo operatore per le ultime aste delle bande 5G. “Il quarto operatore dovrà investire 20 miliardi di corone nella rete oppure sottostare alle condizioni di mercato dettate dagli altri” ha tuttavia notato il premier Andrej Babiš, che aveva promesso il nuovo operatore nella campagna elettorale. Secondo il presidente del Čtú il governo dovrebbe addirittura preparare degli incentivi per il nuovo operatore, come si fa con gli investitori industriali. L’unico procedimento concreto ora in discussione è tuttavia il disegno di legge che renderà più facile il passaggio da un operatore all’altro.
Continuo così a vagare nella selva di proposte pressoché uguali delle compagnie arrivando a questa conclusione: l’unico modo per ridurre la spesa è quello di passare al nuovo modello di Nokia – 3310, che quasi non ha il bisogno di dover accedere a Internet.
di Jakub Horňáček