Cinque volte più piccola di quella parigina, la torre di Petřín fu realizzata in soli quattro mesi. Oggi attrazione puramente panoramica, in passato la torre servì da radiostazione ed emittente televisiva
Dal tocco esotico e d’indubbio impatto visivo, sulla collina di Petřín svetta imponente una miniatura della Tour Eiffel. Il monumento più imitato al mondo vanta repliche da Tokio a Las Vegas, dalla Cina alla Russia ma quella praghese fu una delle prime.
Nel 1889 Vilém Kurz e Vratislav Pasovský, fondatori del Club dei Turisti Cechi, visitarono l’Esposizione universale di Parigi e trovarono così eccezionale l’opera architettonica di Eiffel che già durante il viaggio di ritorno si ripromisero di far provare a Praga la stessa vertigine con un’imitazione che dominasse la città. Se nei tempi antichi dalle torri più alte si controllavano i nemici o le mandrie, a fine Ottocento i romantici scoprirono l’incanto del paesaggio. La collina di Petřín, la più alta cima della capitale a 318 metri sul livello del mare, era il sito ideale; da lassù si apriva una veduta su gran parte del regno ceco. Il sogno era nato.
Entro la fine di quello stesso anno fu creata l’Associazione della torre panoramica di Petřín, si approvò il progetto e si stilò un preventivo di 32mila fiorini. Il Club ne versò i primi 1.031. Nel 1891 si sarebbe tenuta l’Esposizione giubilare di Praga, evento che spinse ad accelerare la costruzione del monumento ma la ricerca di mezzi finanziari richiese un grande sforzo. Al dottor Kurz, redattore della rivista del Club, fu affidato il compito di entusiasmare all’idea il popolo ancora ignaro. L’8 gennaio 1890 nel quotidiano tedesco Politik uscì un suo articolo ambientato nell’agosto 1891, un’immagine del futuro che ritraeva con tono visionario una Praga moderna. Lo scrittore accompagna un ospite immaginario a Újezd dove la prima novità è la funicolare con cui salgono ai giardini Nebozízek e da lì alla Torre Eiffel di Praga, “la cui cima era ornata da una gigantesca corona che scintillava di luci colorate” scrisse Kurz. Per trasformare il sogno in realtà sarebbe bastato un solo anno di lavori, un tempo inverosimile. Alcuni scettici pensarono a uno scherzo ma i più si appassionarono al progetto e contribuirono con delle donazioni.
Era una lotta contro il tempo. Il 16 marzo 1891 iniziarono i lavori, secondo i disegni dell’architetto Vratislav Pasovský e degli ingegneri František Prášil e Julius Souček dello stabilimento meccanico Českomoravské strojírny. Due mesi per trasportare sulla collina 175 tonnellate di ferro di Kladno e poi si assemblò il corpo. Il 2 luglio la torre era finita, in nemmeno quattro mesi, e il 20 agosto si tenne l’inaugurazione. Il colle di Petřín fu velato dai colori nazionali e sulla punta della struttura sventolava la bandiera rossa e bianca della Boemia. Il sogno dei turisti cechi si era avverato.
La torre panoramica è alta 63,5 metri, un quinto dell’originale francese anche se, vista l’altezza dell’altura praghese, le sommità delle due torri si trovano alla stessa altitudine. I cechi l’hanno presto ribattezzata “Eiffelovka”, la “piccola Eiffel” ma non è una semplice versione ridotta, le differenze ci sono. Contrariamente al simbolo parigino, non poggia su quattro colonne d’acciaio ma ha una base ottagonale in muratura da cui si diramano otto braccia. Una concezione che ricorda più la torre d’osservazione di Götzinger Höhe, in Sassonia. Al pianterreno non c’è uno spazio vuoto ma una hall d’entrata che allora ospitava un ristorante, oggi una caffetteria. Il seminterrato accoglie una mostra dedicata al tuttologo ceco Jára Cimrman, fotografie e disegni che ripercorrono l’attività del Club dei Turisti cechi e i cambiamenti del colle di Petřín dall’età delle miniere all’erezione della torre.
Ci sono due piattaforme d’osservazione, una a 20 e l’altra a 55 metri. I visitatori salivano con un ascensore alimentato da motore a gas. In seguito fu sostituito da uno elettrico ma all’epoca non c’era paragone con il meno moderno ascensore idraulico del colosso francese. La modernità non impedì tuttavia l’incidente. Il 5 luglio 1938, durante un raduno dell’associazione ginnica Sokol, un corto circuito causò un incendio nella cabina, fortunatamente vuota. I circa cento turisti sulle gradinate furono evacuati in tempo.
Attorno all’ascensore serpeggiano due scale a chiocciola da 299 gradini ognuna, per salire e scendere senza incrociarsi. Dalla galleria panoramica superiore si aprono visuali mozzafiato sul Castello e sulle cento torri della capitale ma nelle giornate più limpide si vedono anche il monte Říp e i Monti dei Giganti. “Personalmente non smette di affascinarmi la vista invernale su Malá Strana alla sera” dice il custode Jiří Čejka. “Oserei dire che il celebre modello di Parigi non offre neanche un frammento di ciò che si può ammirare da noi. In quale altro posto, dal centro dello stato, spazi con lo sguardo da un confine all’altro?”. Parere comprensibilmente opposto a quello di Jean-Bernard Brose, presidente della società che gestisce la Eiffel: “Le repliche invogliano i turisti a visitare quella vera. La nostra torre ha qualcosa che nessun’altra può avere: Parigi”.
Tornando a Petřín, l’opera di ferro non piace a tutti. Rischiò anzi di essere abbattuta. Il 15 marzo 1939 giunse a Praga Adolf Hitler, al seguito delle truppe tedesche occupanti. Ammirando il paesaggio dal castello, fu infastidito dalla torre che rovinava la vista e si propose di farla rimuovere.
Oggi usata solo come punto panoramico, in passato ebbe altre funzioni. Nel novembre 1918 vi fu installata un’antenna e la radiostazione Prg di Petřín fu la prima emittente cecoslovacca. Ben presto stabilì regolari contatti con gli stati confinanti, l’Inghilterra e la stazione parigina della Eiffel. Allora la radiotelegrafia era una prerogativa dell’esercito e garantiva soprattutto la corrispondenza diplomatica fra il ministero degli esteri e i suoi uffici di rappresentanza.
Nel 1953 fu la volta del trasmettitore televisivo. L’ascensore cedette il posto al passaggio dei cavi e ai visitatori rimasero solo le scale e la piattaforma superiore. Negli anni si batterono molti primati in ambito televisivo ma nel 1979 la costruzione fu chiusa al pubblico per lo stato decadente, in primis delle scale. Fu riaperta solo nel 1991, nel centenario dell’Esposizione giubilare. L’anno seguente le trasmissioni furono trasferite nella nuova emittente di Žižkov.
Oggi la torre di Petřín è gestita dal Museo della città di Praga e la manutenzione è costante. Nel marzo 2015 c’è stata la totale sostituzione dei gradini e una nuova illuminazione a led ha arricchito le varianti di luci colorate, che hanno consentito di vestirla dei colori della bandiera francese, in seguito all’attentato del novembre di quello stesso anno a Parigi. D’altronde nel 2014 si è piazzata tra le prime dieci attrazioni ceche con 557.394 visitatori (per il 70% stranieri, come precisa Czechtourism).
A Petřín non c’è solo la torre panoramica. Nel 1891 fu aperta anche la funicolare. All’epoca era un successo della tecnica per la trazione idraulica e al contempo la più antica funicolare terrestre ceca e la più lunga dell’impero austro-ungarico. La tratta non prevedeva fermate e terminava a Nebozízek dopo 396,5 metri e sei minuti di viaggio. Nel 1932 fu introdotta la versione elettrica, con capolinea ai piedi della torre.
In una villetta dalle sembianze di castello, il labirinto di specchi è un divertimento per bambini e adulti. Trovata la via d’uscita ci s’imbatte in un diorama dello scontro con gli svedesi sul Ponte Carlo durante la guerra dei Trent’anni e in specchi deformanti. Il labirinto occupa gli spazi del padiglione del Club dei turisti cechi che dopo l’esposizione del 1891 fu spostato dal quartiere fieristico di Výstaviště a Petřín.
Dominata dal rosa dei ciliegi in fiore in primavera o dai caldi colori autunnali, Petřín è un luogo dove passeggiare indisturbati o fare un picnic. Nel Medioevo il fitto bosco che la ricopriva lasciò spazio ai vigneti di re Carlo IV e in seguito a tutta una serie di giardini, incluso il parco sotto la torre. Qui si leggevano già in passato i versi dei poeti romantici Karel Hynek Mácha, Jan Neruda e Jaroslav Vrchlický tanto da diventare la collina degli innamorati. Il primo maggio decine di coppie si baciano sotto la statua di Mácha, autore di “Maggio”.
Tra gli altri punti d’interesse, l’osservatorio astronomico Štefánik, la cappella di San Lorenzo che un tempo dava il nome al colle, il monumento alle vittime del comunismo e il Muro della Fame con cui re Carlo IV diede una nuova fortificazione al Quartiere Piccolo e un lavoro al popolo che pativa la fame.
Tuttavia la torre, con il suo fascino indiscutibile, è l’attrazione principale. Particolarmente suggestiva con le proiezioni di luci ed effetti speciali che durante il festival Signal la illuminano come un faro sulla città.
di Sabrina Salomoni