Siccità e cambiamenti climatici diventano drammatici anche in Boemia e Moravia. Per Praga è giunta ora di ripensare la propria strategia di gestione dell’oro blu
La Repubblica Ceca sta attraversando uno dei periodi di siccità più gravi degli ultimi 500 anni e per far fronte all’emergenza sono allo studio misure che nei prossimi anni richiederanno investimenti per centinaia di miliardi di corone.
Le temperature eccezionalmente elevate degli ultimi mesi e la scarsità prolungata di precipitazioni non sono un problema solo ceco, ma una serie di segnali fanno temere come questo sia uno dei paesi della Europa centrale dove la questione sia stata più trascurata. Il governo di Praga – davanti alla portata del problema e all’allarme lanciato dai meteorologi – comincia a rendersi conto che non c’è più tempo da perdere.
Il fenomeno ha chiaramente un carattere anche periodico. Un recente studio dell’Accademia delle scienze – “Sucho v českých zemích” (La siccità in Repubblica Ceca) – è risalito addirittura al lontanissimo biennio 1090 e 1091, mettendo in evidenza come entrambi quegli inverni furono senza neve. Fu così anche nel 1540, un anno caratterizzato in Europa centrale da temperature da Mar Mediterraneo e – per arrivare a tempi più recenti – molti anziani cechi ricordano gli inverni eccezionalmente miti e privi di precipitazioni del 1947 e 1953.
Lo studio dell’Accademia delle scienze – oltre agli aspetti legati alla periodicità del fenomeno – ha però messo in evidenza come la crisi attuale sia anche il risultato di una grave alterazione dell’effetto serra e che i segnali della siccità in Repubblica Ceca siano in costante aumento ormai da una quindicina d’anni, vale a dire dall’inizio di questo terzo millennio. Una serie di indizi lasciano prevedere che la situazione nei prossimi anni non sia destinata a migliorare, con il rischio sempre più frequente di fenomeni meteorologici estremi, fra cui quello delle alluvioni. Gli eventi devastanti vissuti dai cechi nel 2002 e nel 2013 costituiscono un monito da non sottovalutare, così come il pericolo degli incendi, che la scorsa estate hanno registrato nel paese un aumento esponenziale.
Agricoltura a rischio
A inizio ottobre, circa la metà dei terreni agricoli della Repubblica Ceca risultava alle prese con il problema della scarsità di piogge e segnali di degrado più o meno gravi, come evidenziato da un rilevamento dello Státní pozemkový úřad, l’Ente statale di gestione territoriale. La crisi maggiore nei distretti moravi di Znojmo, Břeclav e Hodonín e – pur in misura minore – nelle zone di Litoměřice, Třebíč e Louny. Una situazione aggravata dal fatto che il sistema di bacini idrici e di impianti di irrigazione si è dimostrato non preparato ad affrontare questa emergenza.
Le associazioni che rappresentano gli operatori del settore agricolo quantificano pari a 2,6 miliardi di corone, quasi 100 milioni di euro, i danni subiti quest’anno in conseguenza della siccità. A risentirne di più sono stati i raccolti della barbabietola da zucchero e delle patate. Pesanti i riflessi anche nel settore della frutta e della verdura, così come in quello del foraggio per gli animali, mentre si è complessivamente salvato il raccolto dei cereali.
Esemplare la situazione del luppolo, una coltivazione tipica della Repubblica Ceca, che quest’anno ha subito una flessione del 35% rispetto al 2014, con un raccolto calato da 6.200 a 4.100 tonnellate, e un concomitante peggioramento della qualità del prodotto.
Il ministero dell’Agricoltura ha predisposto un pacchetto urgente di aiuti di 600 milioni di corone, da distribuire fra gli operatori più colpiti, ma appare evidente che gli interventi dovranno essere maggiori.
Un altro settore che risente in maniera rilevante della assenza di precipitazioni è quello idroelettrico, con risultati ben al di sotto del consueto. La compagnia energetica nazionale Čez ha ammesso di aver registrato nel trimestre giugno/agosto un calo di almeno un quarto della produzione negli impianti di cui dispone. In autunno, la stagione che avrebbe dovuto portare una inversione di rotta, la situazione non ha dato alcun segnale di miglioramento. Ancora peggio è andata sinora alle centrali idroelettriche di minori dimensioni. L’assoluta maggioranza ha subito una flessione di almeno il 50% della produzione e alcuni operatori privati del settore idroelettrico sono stati persino costretti a sospendere il funzionamento degli impianti.
La Repubblica Ceca vuole acqua dal Danubio
Il governo di Praga pensa a una strategia di lungo periodo su come affrontare l’emergenza. Il premier Bohuslav Sobotka ha annunciato che una versione base del piano antisiccità dovrebbe essere pronta per la fine del 2016 e – durante un incontro con gli operatori agricoli – ha indicato fra le misure più necessarie un ammodernamento dei sistemi di irrigazione nonché un potenziamento e una migliore gestione dei bacini idrici. Lo stesso Sobotka ha prospettato la possibilità di rivedere il tipo di coltivazioni che vengono praticate, evidentemente allo scopo di adeguarle ai cambiamenti climatici.
L’emergenza è di tale portata da far prevedere contromisure radicali e la realizzazione di opere, per le quali sono preventivabili investimenti per centinaia di miliardi di corone.
Fra le contromisure proposte, ce n’è anche una che sino a qualche anno fa sarebbe apparsa pura utopia, vale a dire quella di alimentare i corsi d’acqua della Repubblica Ceca chiedendo aiuto al Danubio. Il presupposto è che il “Donau” sia sufficientemente rifornito dai ricchi affluenti alpini e possa quindi donare una parte del suo prezioso oro blu. Il piano, al momento solo allo studio, prevede due varianti di realizzazione: la prima è quella di creare un corridoio idrico di una quarantina di km, da Jochenstein, località bavarese dove scorre il Danubio, sino a Lipno, il grande invaso artificiale formato dal fiume Moldava in Boemia del sud. La seconda variante – generalmente considerata più fattibile e di cui si parla in realtà da anni – consisterebbe nella costruzione di un canale di collegamento fra il Danubio, l’Oder e l’Elba, che attraversi la Moravia meridionale e centrale.
Un altro tipo di misure, sulle quali il governo ceco mostra di voler puntare, sono quelle dirette alla realizzazione del cosiddetto “smart landscape”, il territorio intelligente. Si tratterebbe di un mix di accorgimenti infrastrutturali, diretto da un lato a fronteggiare la crisi di acqua, dall’altro a difendere il territorio dal rischio di distruttive alluvioni. Per il progetto – che si baserebbe su un grande sistema di invasi da riempire durante i periodi di piogge torrenziali – sono stati preventivati investimenti complessivi pari a 500 miliardi di corone. Una spesa enorme, che sta assumendo un carattere prioritario per il bilancio pubblico, e per la quale Praga conta di ricorrere anche alle risorse dell’Unione Europea.
di Giovanni Usai