Il fascino della scrittrice visto da Praga: i piani di lettura, la scrittura coinvolgente e un’identità misteriosa
Qual è la ricetta per scrivere un best-seller? Non è facile rispondere a questa domanda, bisognerebbe chiederlo a Dan Brown, Stephen King, J.K. Rowling oppure a Elena Ferrante, il fenomeno letterario degli ultimi anni che il “Time”, nel 2016, ha inserito nella lista delle 100 persone più influenti del mondo insieme a nomi come Mark Zuckerberg, Barack Obama e Papa Francesco.
Se il nome dello scrittore/scrittrice che si cela dietro lo pseudonimo “Elena Ferrante” è forse, per alcuni, ancora un mistero, una certezza invece c’è: si tratta di un fenomeno letterario di portata mondiale sia per il numero di lingue in cui le sue opere sono state tradotte, sia, soprattutto, per il numero di copie vendute.
E tra le lingue di traduzione dei suoi best-seller non poteva mancare il ceco, la lingua di un Paese da sempre molto attento alla letteratura italiana. E dunque, anche in Repubblica Ceca, è scoppiata la “Ferrante fever” che ha fatto sì che un’opera di narrativa oltrepassasse di molto l’ambito puramente letterario. Dai circoli di lettura di giovani e anziani sorti in varie città ceche, in cui ci si ritrova per leggere e commentare i libri dell’anonima scrittrice, ai viaggi organizzati a Napoli alla scoperta dei luoghi descritti nei romanzi, molti lettori cechi subiscono il fascino dello stile, al tempo stesso semplice e complesso, di questa autrice. “Siamo partiti da piazzetta Olivella, vicino alla fermata Montesanto della metropolitana, per poi perderci nei vicoli di Napoli seguendo un itinerario ispirato al romanzo ‘L’amica geniale’”. Ci dice Jana, studentessa di Praga che con un gruppo di amici ha visitato Napoli per la prima volta dopo aver letto il romanzo.
In ceco sono stati pubblicati sei libri della Ferrante: la tetralogia “L’amica geniale” (Geniální přítelkyně, 2016-18) edita dalla Casa editrice Prostor, il romanzo d’esordio “L’amore molesto” (Tíživá láska 2018, Prostor), e la traduzione riveduta de “I giorni dell’abbandono” (Dny opuštění, 2019), uscito in ceco già nel 2012 quando, però, non suscitò grande interesse. Nel prossimo mese di ottobre 2019 sarà pubblicato, invece, “La figlia oscura” attualmente in traduzione.
Per avere un’idea del successo editoriale maturato in Repubblica Ceca, basti dire che lo scorso anno il primo volume della tetralogia de “L’amica geniale” ha superato in poco tempo le 25.000 copie vendute. Una cifra rilevante se si fanno le giuste proporzioni con il numero di abitanti del Paese.
Ma quando e perché anche i cechi si sono innamorati di Elena Ferrante? A rispondere a questa domanda è Alice Flemrová, docente di letteratura italiana presso l’Università Carlo IV di Praga, nota e pluripremiata traduttrice a cui è stata affidata la versione in ceco delle opere dell’autrice.
“Possiamo dire che il successo ceco per Elena Ferrante sia arrivato con la tetralogia de “L’amica geniale”, e lo dimostra anche il minore successo che hanno ottenuto le opere “L’amore molesto” e “I giorni dell’abbandono”. Con la tetralogia l’autrice è riuscita a scrivere un perfetto “romanzo popolare” che si presta a più livelli di lettura”, dice la Flemrová, aggiungendo che “sebbene non tutti i lettori cechi possano arrivare ad apprezzare tutte le sfumature storiche, politiche e sociologiche dell’opera calata nel contesto italiano, questo non nega loro di provare il “piacere del testo”, detto con Roland Barthes”.
Sappiamo bene però che il successo di un autore straniero in un paese diverso dal proprio deve molto anche alla qualità della traduzione. E abbiamo chiesto alla Flemrová quali sono state le difficoltà più grandi nel rendere in ceco lo stile particolare di questa scrittura.
“La cosa più difficile è sempre il tono e il ritmo, far sentire cioè “la voce” dell’autore. Dovevo stare attenta a far sentire la voce di Elena in molte sfaccettature, per far percepire la differenza tra la donna matura, la bambina, la giovane… Un altro problema è poi la mediazione culturale: come tradurre in ceco la napoletanità, anche se nei libri della Ferrante questa è spesso solo “sotterranea” o latente?”. I risultati dimostrano che le scelte di Alice sono state vincenti.
Naturalmente il successo ceco della Ferrante non ha lasciato indifferenti i critici letterari i quali, ciascuno usando le proprie categorie, hanno cercato di dare una spiegazione al grande esito dell’autrice anche in Repubblica Ceca. “Come scrivere un ottimo romanzo e arrivare al successo internazionale, pur senza saper scrivere” si chiede in un articolo del 2017, un po’ provocatorio, il pubblicista Aleš Palán su Hospodářské noviny.
Forse perché quando vengono toccati certi temi la scrittura passa in secondo piano. Ma quali potrebbero essere allora i motivi psicologici della presa che le opere della Ferrante hanno esercitato sui gusti dei cechi? Secondo la Flemrová “i libri della Ferrante sono importanti proprio oggi, quando si sente troppo forte la tendenza alla polarizzazione estrema, alla visione manichea del mondo: la Ferrante ci fa capire una cosa semplice, e cioè che niente e nessuno è bianco o nero, e ce lo mostra nell’intimo della vita personale, così come sul piano pubblico, politico, sociale e così via. Nello stesso tempo – continua la traduttrice – non tende però alla cancellazione postmoderna dei valori tradizionali, etici. Nel suo universo esistono il bene e il male, solo non si tratta di entità assolute e immutabili. La letteratura dovrebbe avere la forza di portarmi in luoghi sconosciuti, di farmi annusare da vicino le vite altrui, dovrebbe essere un po’ voyeuristica… La scrittrice ci offre proprio questo”.
Ed è forse proprio la soddisfazione di questa tendenza voyeurista, che in fondo alberga nell’animo della maggior parte dei lettori, la chiave giusta per capire il grande successo dell’autrice anche in Cechia.
Ma chi è Elena Ferrante? A rispondere a questa domanda hanno provato in molti, tra cui il professor Michele Cortellazzo, ordinario di Linguistica Italiana all’Università di Padova ed esperto di similarità tra testi e di attribuzione d’autore, impegnato a riconoscere le affinità tra le opere di Elena Ferrante e quelle di altri autori contemporanei. In collaborazione con il Dipartimento di Italianistica della Facoltà di Filosofia dell’Università Carlo IV di Praga, ha tenuto proprio nella capitale ceca, nel 2017, alcuni seminari e lezioni sulla similarità della scrittrice con altri narratori italiani contemporanei.
Cortellazzo, insieme ad un team dell’Università di Padova e incrociando poi i risultati con studi di altri esperti all’estero, ha analizzato un corpus che comprende 150 romanzi (compresi i 7 della Ferrante), opera di 40 autori diversi tra cui Niccolò Ammaniti, Alessandro Baricco, Stefano Benni, Domenico Starnone, Dacia Maraini, Margaret Mazzantini, Michela Murgia e altri, adottando metodi statistici di analisi letteraria “basati su una analisi complessiva che si avvale dell’aiuto di mezzi che permettono di riconoscere modelli, rapporti e confronti tra un gran numero di testi”.
I risultati di questi studi, presentati anche a Praga, rivelano che “Elena Ferrante mostra una sua peculiarità nel quadro costituito dagli autori e dalle autrici presi in considerazione. Questo significa che il suo stile e le scelte lessicali sono diverse dalla media stilistica della narrativa italiana contemporanea”. Ma secondo lo studioso “la scrittura di Elena Ferrante non mostra connessioni particolarmente forti con altri autori campani con l’eccezione di Domenico Starnone. Esiste dunque una fortissima similarità, per certi tratti quasi imbarazzante, tra la scrittura di Elena Ferrante e quella di Domenico Starnone”.
Cortellazzo sostiene che “l’attribuzione d’autore condotta con metodi stilistici, anche quantitativi, difficilmente può condurre a conclusioni di assoluta certezza. In questo caso, però, tutti i metodi usati mostrano che il grado di similarità tra i romanzi di Starnone e quelli di Elena Ferrante è difficilmente riscontrato in altri esercizi di attribuzione d’autore”.
Possiamo dunque affermare con certezza che i due siano la stessa persona? Proveremo a chiederlo allo stesso Starnone, lo scrittore e sceneggiatore napoletano, autore di saggi, opere teatrali e narrativa, che sarà ospite a Praga il prossimo autunno dell’Università Carlo IV e dell’Istituto Italiano di Cultura, in occasione della presentazione di alcune sue opere tradotte in ceco.
di Mauro Ruggiero