Immagine-mito dell’industria cecoslovacca, le motociclette Jawa riprendono ad attirare gli appassionati
(Jawa 500cc OHV, la prima motocicletta prodotta dall’azienda nel 1929)
È la Ducati dell’est, una due ruote epica, quella dei campioni di una volta. Dietro il marchio Jawa, la più antica casa motociclistica ceca ancora in attività, c’è più di una moto, più di un motore. Ci sono la nostalgia e l’estro, l’eleganza e la resistenza. C’è una storia di dedizione e di genio cominciata nel 1878, anno di nascita del suo fondatore František Janeček. Nato a Klášter nad Dědinou, un piccolo villaggio della Boemia, il futuro self made man cecoslovacco (cresciuto durante gli ultimi decenni dell’Impero austro ungarico) studia le basi della meccanica alla Scuola Tecnica di Praga. Allievo brillante, si trasferisce presto a Berlino per continuare gli studi al Collegio di Ingegneria della capitale tedesca. Una volta laureato ritorna a Praga e inizia subito a lavorare per l’industriale Emil Kolben, direttore dell’omonima azienda d’ingegneria civile. Grazie alla sua intraprendenza ottiene a soli 23 anni l’incarico di dirigere una nuova filiale della Kolben aperta in Olanda. È in questo Paese che, a seguito di un incidente rocambolesco in bicicletta, incontra sua moglie. A trentuno anni, nel 1909, fa ritorno nella capitale boema dove comincia l’avventura imprenditoriale: lavora in proprio in un laboratorio di meccanica. Allo scoppio della prima guerra mondiale parte per un breve periodo a combattere sul fronte italiano, ma fa presto ritorno in Patria dove mette a punto diversi brevetti, tra cui quello di una bomba a mano che ha preso il suo nome. La svolta è del 1927 quando Janeček decide di trasformare una fabbrica d’armi smessa in una casa di produzione di motociclette. Facendo tesoro della sua competenza nel settore dell’ingegneria e dell’ormai lunga esperienza nell’industria di produzione in serie, nel 1929 decide di rilevare il comparto motociclistico della tedesca Wanderer – che aveva deciso di fermare la produzione – per sviluppare un proprio modello di moto a partire da un esistente motore 498cc dell’azienda tedesca. La nuova casa di produzione si sarebbe chiamata Jawa, una sigla che prende le prime due lettere dal cognome del fondatore e le altre due dal marchio che fornisce il motore al primo modello. Questo, disponibile sul mercato dal 23 ottobre 1929, è la Jawa 500 OHV. Una moto che ha caratteristiche innovative per l’epoca, che saranno riprodotte nei modelli successivi dell’azienda ceca: dalla forcella in acciaio al serbatoio sagomato e metallizzato. Il successo commerciale dei primi anni spinge i meccanici della Jawa ad apportare ulteriori miglioramenti alla 500 OHV: cuscinetti di biella, testata, sistema di lubrificazione e di aerazione sono rivisti e riperfezionati. Il primo modello era una moto d’eccezionale qualità e robustezza, ma ancora costosa. All’inizio degli anni trenta, a causa della recessione economica, ci si rende conto che è necessario mettere a punto una moto più pratica ed economica. Così, grazie alla collaborazione con il designer inglese George William Patchett, nel 1932 viene lanciata la Jawa 175. Moto da settanta chili che può raggiungere la velocità massima di 80 km/h. Il primo anno è un successo: vengono venduti 3000 modelli, tre volte di più della 500cc nei primi tre anni di produzione. Il nuovo modello costa solo 4250 corone, un prezzo accessibile se si pensa che la maggior parte delle moto allora in circolazione si vendeva a 7000 o più. Nel 1933 questo modello è il più popolare di tutta le Cecoslovacchia e la Jawa decide di mettere definitivamente fuori produzione le grandi 500 OHV. Questi primi anni gloriosi vedono l’azienda attiva su tutti i fronti, anche quello automobilistico. Sempre a partire dal 1933 la Jawa comincia la produzione su licenza Dkw del modello Meisterklasse F2, chiamata Jawa 700. Nel 1937 dal modello 700 deriva la Jawa Minor I, una bicilindrica a due tempi e tre marce. Fino allo scoppio della guerra ne vengono costruite quasi 2000 in diverse versioni. Dalla Minor II, modello successivo, derivano diverse versioni sportive, una delle quali, la Aero Minor III, partecipa alla 24 ore di Le Mans del 1949. Il successo folgorante dei primi anni s’arresta repentinamente durante il secondo conflitto mondiale. La fabbrica è costretta a produrre motori e generatori per gli aerei del Terzo Reich. Janeček tuttavia non smette mai di lavorare a nuovi modelli già in vista del dopoguerra. Non li vedrà. Muore nel 1941 e lascia l’azienda nelle mani del fratello Karel. È grazie alla lungimiranza del padrone scomparso che alla fine della guerra la Jawa è la prima azienda a lanciare un nuovo modello sul mercato: una 250cc a due tempi. Presto però la fabbrica viene nazionalizzata dai comunisti, i nuovi padroni, e Karel Janeček lascia il Paese. La produzione continua importante anche durante gli anni del regime. In quel periodo l’azienda aveva circa 2.500 dipendenti e produceva circa 100 mila motociclette all’anno.
Proprio di quest’epoca sono modelli mitici, poi esportati in tutto il mondo, come la Jawa 350 Californian (1967-1974) che raggiunge persino le strade degli Stati Uniti d’America. Lo stesso modello era diffuso anche in Europa, soprattutto nella versione dotata di sidecar. E come non ricordare le vittorie in motomondiale, sulla mitica Jawa Z15 Racing, di František Šťastný, il più grande campione del motociclismo ceco.
Gli anni passano, ma le carene di Jawa continuano ad attirare. Dalla fine degli anni novanta l’azienda è divisa in due: la Jawa Moto spol. s.r.o. per il settore da strada e la Jawa Divišov per le due ruote da gara. Tra i suoi modelli più venduti e popolari ci sono la Jawa 125 Dakar (che ha partecipato alla Parigi-Dakar nel 2005), la Jawa 650 Style e la Jawa 350 (utilizzata dalla polizia in vari paesi asiatici).
Nel 2012 il mercato della Jawa – che oggi dà lavoro a un centinaio di persone e produce circa 2500 moto – è cresciuto per il terzo anno consecutivo, con esportazioni principalmente verso America Latina e Cuba, dove si trova uno stabilimento di assemblaggio. In questi Paesi l’interesse per i motori a due tempi ha un importante effetto traino per l’azienda ceca. Parlano le cifre: l’anno scorso la Jawa Motor – con sede a Týnec nad Sázavou e di proprietà del gruppo della meccanica Jihostroj Velešín – ha avuto un fatturato complessivo di 162 milioni di corone, di cui 40 in Repubblica Ceca, cinque in Russia, cinque negli altri paesi europei e ben 112 in Sud America. L’obiettivo dichiarato è di arrivare a 300 milioni di fatturato entro il prossimo quinquennio.
Tanta è la passione per i modelli d’antan che la Jawa ha in programma per il 2014 di tornare a produrre la leggendaria 350, la cui popolarità è indiscussa. Attualmente questo modello non è immatricolabile nell’Unione Europea per questioni relative al superamento di emissioni, per questo sarà destinato in particolare ai mercati dell’America Latina, dell’Europa dell’est e dell’Asia. Grandi prospettive di crescita manifesta soprattutto il mercato della Russia, dove la passione per questa marca ha radici profonde che risalgono ai tempi della Unione Sovietica. Nei paesi della ex Urss la casa ceca esportò circa due milioni di moto e sono in tanti i giovani centauri che hanno ereditato dai loro genitori l’amore per la Jawa.
Insomma, non si esagera dicendo che, ottantaquattro anni dopo quella prima 500 OHV, su Jawa si corre ancora forte. Forte come il vento.
di Edoardo Malvenuti