Il Pil record del primo trimestre fa ben sperare così come i dati macroeconomici. A trainare la crescita è il settore dell’auto e del manifatturiero, ma anche l’incremento della domanda interna e dei consumi sta dando i suoi frutti
L’economia della Repubblica Ceca sembra essersi finalmente risvegliata dal torpore degli ultimi anni. Un letargo indotto, certo, a causa della crisi economica mondiale, che aveva messo a dura prova le ambizioni di crescita del paese. Ma il Leone ceco ha saputo aspettare e i dati macroeconomici di inizio anno, insieme alle previsioni di crescita per l’intero 2015, lasciano presagire che la rotta si sia definitivamente invertita con il comparto auto e il manifatturiero in genere a fare da padrone, ma con una consistente ripresa anche della domanda interna e dei consumi.
Il Pil ceco nel periodo gennaio-marzo ha realizzato una crescita del 3,1% su base trimestrale, la più sostenuta tra i membri dell’Unione europea. L’Ufficio di statistica nel primo trimestre ha inoltre registrato una crescita del 4,2% del Pil rispetto allo stesso periodo del 2014, un tasso di crescita che in Repubblica Ceca non si avvertiva dal 2007.
Complice di certo la decisione della Banca centrale di indebolire la corona nei confronti dell’euro, la recessione è così alle spalle e la politica della Česká národní banka a sostegno delle esportazioni e della domanda interna – duramente criticata dal fronte pro-euro – sta dando i suoi effetti sia sull’industria che sul mercato del lavoro.
Come detto, a trainare la Repubblica Ceca è il settore auto, che prima della crisi aveva fatto parlare di Praga come della nuova locomotiva europea. “La crescita continuativa di tutti i segmenti del manifatturiero, in particolare la produzione di veicoli da trasporto e macchinari, sono di importanza chiave per lo sviluppo dell’economia ceca”, ha sottolineato l’Istituto nazionale di statistica. E se i dati del primo trimestre fanno ben sperare, lo stesso si può dire per le stime annuali, che supportano l’ottimismo diffuso. Per il ministero delle Finanze il Pil quest’anno dovrebbe registrare un incremento del 2,4% mentre nel 2016 e nel 2017 l’aumento sarà rispettivamente del 2,6% e del 2,5%. Anche il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto al rialzo le previsioni di crescita e sul 2015 prevede una crescita del 3% dall’iniziale 2,5%. Previsioni simili per l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico che stima il Pil al 3,1%, rispetto al +2,3% indicato in autunno. A far sorridere Praga, più di tutto, è il “distintivo” di buona economia dato dal Fmi alla crescita del Paese. Un riconoscimento che governo, ministri e esperti della Banca centrale dovrebbero tenere in mostra con orgoglio soprattutto considerato il commento dopo la visita finale degli ispettori del Fondo: “Registriamo una crescita robusta dell’economia ceca che si basa su una crescita ‘buona’, sull’aumento positivo della domanda interna e delle esportazioni. In particolare riguardo al mercato interno sia gli investimenti che i consumi sono in salita. Pertanto prevediamo una crescita del Pil del 3% per quest’anno”.
Il settore automotive ceco aveva iniziato la ripresa già nel 2014, come testimoniano i dati dell’Associazione di settore: +15% nel 2014, un andamento da primato che dovrebbe crescere ancora quest’anno. Le esportazioni del settore sono cresciute allo stesso ritmo e rappresentano un quarto dell’intero prodotto interno lordo. Škoda Auto, del gruppo Volkswagen, detiene sempre lo scettro di principale produttore ed esportatore. Molto bene stanno andando anche gli altri due produttori Hyundai Motor e Tpca (la joint venture tra Toyota Motor Corp e Psa Peugeot Citroen).
Specchio della situazione positiva è il dato del commercio con l’estero che anche ad aprile, come nei tre mesi precedenti, ha registrato un saldo attivo di quasi venti miliardi di corone, in aumento di 4 miliardi rispetto allo stesso periodo del 2014.
La svalutazione della corona, che dura dall’autunno del 2013, inizialmente non aveva rinvigorito la domanda interna nella misura auspicata dalla Česká národní banka. Ultimamente però anche le famiglie cominciano a tornare a livelli d’acquisto pre-crisi. Il commercio al dettaglio ha così registrato nel primo trimestre un incremento su base annua del 6%, il più elevato dall’ottobre del 2008.
Di pari passo, le misure messe in atto e la ripresa del settore manifatturiero hanno permesso un rinvigorimento del mercato del lavoro con la riduzione della disoccupazione che è calata a fine maggio al 6,4% rispetto al 6,7% registrato a fine aprile. Senza occupazione risultano 465.689 persone, cifra meno elevata dal giugno del 2009 e secondo gli uffici di collocamento i posti liberi sono più di 92 mila, il numero più elevato dal dicembre del 2008. Un anno fa il tasso di disoccupazione era pari al 7,5% e i posti disponibili erano la metà. Secondo gli esperti il mercato del lavoro in Repubblica Ceca sarebbe ormai a livelli pre-crisi e i nuovi posti di lavoro creati in questo periodo potrebbero essere permanenti.
Spicca da questo punto di vista la situazione della Regione di Praga, che – secondo quanto evidenziato di recente da Eurostat – ha il primato di minor tasso di disoccupazione in Ue (2,5% a fine 2014), miglior risultato che condivide con Oberbayern in Germania (il distretto dell’Alta Baviera). Un risultato che fa riflettere, pur considerando la caratteristica tutta ceca di avere la ricchezza nazionale concentrata nell’area della Capitale.
Secondo il governatore della banca centrale Miroslav Singer, il prossimo anno il tasso dei senza lavoro a livello nazionale è destinato a calare al 5%, il che dovrebbe comportare un conseguente incremento delle retribuzioni, che dallo scoppio della crisi sono rimaste quasi ferme.
Prospettive positive che sono alla base, evidentemente, della ripresa della voglia di comprar casa diffusa fra i cittadini. Complice anche il calo a livelli storici dei tassi di interesse, cresce a livelli da record il richiamo per i mutui ipotecari.
Per alimentare questo buon momento della economia e sostenere il trend di investimenti, il governo di Praga ha appena approvato alcuni emendamenti alla legge per gli incentivi, dopo che la commissione europea ha imposto una riduzione dal 40 al 25% degli aiuti di stato a luglio 2014.
E il Leone ceco non si ferma allo status di sito di produzione privilegiato per gli investitori stranieri, al contrario, si lancia anche nei mercati esteri. Gli investitori cechi sono considerati, infatti, attualmente i più attivi dell’Europa centrorientale. Nel 2014 hanno realizzato il 25% delle 140 acquisizioni con le quali le aziende di questa regione hanno comprato aziende concorrenti al di fuori dei propri confini nazionali.
Uno dei motivi che spiegano questo maggior ottimismo di cittadini e aziende è la eccedenza di disponibilità finanziarie delle banche ceche, ben capitalizzate ed evidentemente più disposte rispetto al passato a prestare i soldi, a condizioni più agevoli.
D’altronde, questa prima parte del 2015 è stata all’insegna della crescita anche per il settore bancario ceco che nel primo trimestre 2015 ha realizzato un utile complessivo di 16,2 miliardi di corone, il 13,5% in più dello stesso periodo 2014.
di Daniela Mogavero