Venticinque anni fa eravamo ancora nel XX secolo e vivevamo in un mondo diviso. Nella nostra parte, l’allora Cecoslovacchia, il mondo era più grigio che dall’altro lato. Bevevamo vino che non aveva molto in comune con il vero vino. Le etichette più note erano Svíčka (La Candela) oppure Sklepmistr (Il Cantiniere). Gli unici svaghi consentiti erano stabiliti dall’unico partito al governo e la gente viveva, lavorava, si vestiva e si pettinava in maniera quasi del tutto simile.
Anche il diritto rifletteva questa situazione sociale. Il codice civile del 1950 imponeva il concetto del collettivismo (pubblico) che poggiava su basi classiste. Esso derivava da un principio che poneva l’accento sulla proprietà statale, sulle priorità del piano governativo al quale tutta la vita economica doveva piegarsi, sulla repressione e la graduale liquidazione dell’attività imprenditoriale privata. Si rifaceva ai principi fondanti del diritto sovietico.
Di recente abbiamo ricordato i 25 anni dal momento in cui è cambiato l’orientamento del nostro Paese e non solo. Sono cambiate anche l’offerta e la domanda, le cose, la loro qualità, il divertimento è diventato più variegato, le persone più libere. Sullo sfondo di tutto ciò si è trasformato anche il diritto. Subito dopo la Rivoluzione di Velluto in modo parziale e successivamente attraverso una grande quantità di modifiche delle disposizioni giuridiche. Un passo fondamentale può essere ravvisato nell’approvazione dei due codici basilari dell’attuale ordinamento, entrambi in vigore dal gennaio 2014: il codice civile e la legge sulle corporazioni commerciali.
Siamo testimoni di uno spartiacque fondamentale nella percezione del singolo e dei suoi diritti da parte del legislatore e del potere statale. Questo passo è oggetto di critiche, spesso legittime, da parte di molti. In particolare se ne criticano i singoli istituti, gli errori di battitura, le ambiguità del testo, ovvero aspetti spesso marginali in una ottica più generale dell’intera concezione del diritto.
Sì, è vero, ci aspettano lunghi anni durante i quali dovremo imparare a conoscere il nuovo diritto provando in che modo funziona e come deve essere applicato. Ma se guardiamo il diritto romano, che alle nostre latitudini può essere visto come una sorta di piedistallo al quale ancora ispirarsi, ci rendiamo conto che il suo sviluppo è stato molto lungo. Le prime fondamenta erano tradizioni universalmente accettate secondo le usanze degli antenati. La versione scritta risale al 449 a.C. quando vennero redatte le Leggi delle XII tavole per continuare fino all’epoca della Codificazione di Giustiniano intorno al 530, divenuta poi la base del sistema giuridico dell’Impero bizantino.
Non pretendiamo troppo quando ci aspettiamo nell’arco di un decennio la stesura di un testo giuridico così perfetto da sostituire un codice nato da una concezione completamente diversa? Non siamo troppo esigenti nell’aspettarci che cambi il modo di pensare di una società in cui per vari decenni sono state propagandate idee del tutto differenti?
Il punto di partenza del nuovo codice civile della Repubblica Ceca consiste soprattutto nell’avvicinamento agli ordinamenti dell’Europa continentale, nel rinnovamento dei principi del diritto privato, nella promozione della libertà, dell’autonomia della volontà in opposizione a un’eguaglianza che non trova riscontro nella realtà, e parimenti nella difesa dei più deboli. Tali basi sono importanti e devono determinare non solo la direzione delle singole modifiche parziali del testo di legge ma soprattutto l’attitudine delle persone nei confronti dell’ambiente, del lavoro, della vita e verso se stessi.
La realtà è molto più colorita di quanto non fosse lo stato del diritto prima del 2014. Possiamo scegliere per esempio tra una grande quantità di ottimi vini nazionali ed esteri. I nostri vini vincono i premi in competizioni internazionali. Persino gli italiani, che vengono da un Paese famoso per i vini di qualità, quando giungono in Repubblica Ceca vanno alla scoperta dei nostri viticoltori e della nostra produzione enologica. Anche gli svaghi hanno raggiunto livelli tali per cui non ci si può più nemmeno riposare.
L’ordinamento giuridico riflette questa situazione. Oggi consente all’individuo di muoversi, pensare e decidere autonomamente, di esercitare i propri diritti e doveri in un modo più libero e a lui più congeniale. E questo è un grande progresso per questi 25 brevi anni di libertà.
Mgr. Martin Holub, advokát
Studio Legale Šafra & partneři
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