Una razza boema con sei secoli di storia e sangue anche italiano nelle vene
A Kladruby nad Labem, 25 km da Pardubice, si trova la più antica scuderia al mondo, un luogo circondato da prati, pascoli, viali e ciò che resta di antiche foreste ripariali sulle rive ceche dell’Elba e dei suoi affluenti. Da qui provengono i Kladruber, cavalli bianchi dall’andatura elegante che incutono rispetto con i loro 700 chili di peso e gli occhi grandi e profondi. Uno di questi cavalli è diventato famoso poiché il governo ceco aveva deciso di dedicarlo come dono di nozze ai duchi di Cambridge, William e Kate, nell’aprile 2011. Il suo nome era Favory Alta XXI-30 Cambridge e la sua vicenda si è conclusa con un triste finale.
Regalo di nozze poco gradito per William e Kate
Favory Alta era nato il 15 maggio 2006 e discendeva da una delle più antiche linee purosangue, la Favory. Figlio di un campione che aveva partecipato a competizioni europee, mondiali e a Windsor, era stato addestrato sia come cavallo da sella che da tiro. Nel 2011 aveva cinque anni e un valore stimato in 730mila corone, circa 30mila euro, quando la Repubblica Ceca lo scelse come regalo di stato per il matrimonio dell’anno. È vero che la casa reale britannica utilizzava per le sue cerimonie i Norfolk e non possedeva nessun Kladruber ma non si tenne conto della volontà della coppia che aveva specificato di escludere i regali vivi dalla lista di nozze. Come da protocollo diplomatico, Favory Alta fu offerto a Buckingham Palace dal ministero degli Esteri mentre la trattativa fu mediata dall’allora ambasciatore ceco in Gran Bretagna, Michael Žantovský, unico ceco presente alle nozze. Passarono le settimane, poi i mesi e nessuno reclamò il dono o chiese notizie del cavallo che intanto rimaneva a Kladruby e divenne una delle principali attrazioni per i turisti di passaggio alle scuderie che nel 2018 sono state visitate da circa 80mila persone. Per quanto celebre, il “cavallo di William e Kate” non ha mai ricevuto trattamenti particolari, eccetto occupare il box numero uno e ricevere il cibo prima degli altri. Nel frattempo ha passato gli esami che certificavano fosse uno stallone adatto alla riproduzione ma poi si è ammalato di un male incurabile che ha portato alla decisione di sopprimerlo. È stato addormentato il 24 gennaio 2019; in primavera avrebbe compiuto tredici anni.
Una razza dalle origini italiane
I Kladruber sono una razza poco conosciuta nel Belpaese, eppure tra i suoi capostipiti ci sono anche cavalli italiani, i Sacramoso.
L’allevamento di Kladruby nacque in Boemia sotto i conti di Pernštejn che nell’ultimo decennio del Quattrocento acquisirono il villaggio di Kladruby e le terre circostanti e fondarono le scuderie e ciò che serviva per l’allevamento. Il complesso attuale, che occupa un’area di 1200 ettari e oltre a stalle e maneggio include anche un castello, coincide con la superficie originale in cui nel medioevo i cavalli tiravano i tronchi tagliati (che in ceco si chiamano klády e da cui deriva il toponimo della località) fino all’Elba, da dove raggiungevano via fiume Amburgo. L’ultimo dei Pernštejn, Jaroslav, fece arrivare alcuni stalloni dalla Spagna e negli anni ‘30 del Cinquecento incrementò l’allevamento per sopperire al bisogno di più cavalli da utilizzare nelle guerre contro i turchi.
Nel 1575 Rodolfo d’Asburgo visitò Kladruby e fu colpito dalla ricchezza di foraggi e pascoli e dalla qualità delle strutture. Nell’aprile 1579 emise un decreto che faceva di Kladruby l’allevamento imperiale e gli affidava il compito di fornire alla sua corte, trasferita da Vienna a Praga, cavalli dalle andature alte ed eleganti per le cerimonie e robusti cavalli da tiro per l’artiglieria che esigeva esemplari potenti e veloci per appoggiare le truppe. I Kladruber seppero rispondere a entrambe le necessità.
Molti allevamenti europei cercarono d’imitare i risultati ottenuti in Boemia; quando nel 1580 venne fondato l’allevamento di Lipica, sull’altopiano carsico, come capostipiti vennero presi in prestito alcuni Kladruber. L’allevamento ceco cercò di mantenere intatti il suo primato e prestigio migliorando la propria produzione. Assorbì Smrkovice, riserva del duca Albrecht di Valdštejn, dove erano da poco arrivati dei cavalli iberici e italiani. Il duca possedeva tra gli ottocento e i mille cavalli ed era un esperto allevatore, un pioniere che usava metodi che avrebbero preso piede in Europa solo due secoli più tardi.
I risultati non si fecero attendere. Con il nuovo sangue che scorreva nelle loro vene, i Kladruber acquisirono un portamento maestoso e movimenti ancora più forti e aggraziati che valsero loro il compito di trainare la carrozza dell’Imperatore. Gli Asburgo ne erano così fieri e gelosi che nessun nobile dell’Impero poteva possederne un esemplare senza autorizzazione. Durante la guerra dei sette anni i cavalli furono addirittura spostati in Slovacchia per non rischiare di cadere in mano al nemico.
Nel 1750 si tentò di rinnovare ancora la razza e per l’incrocio ci si rivolse all’Italia, ai Sacramoso che provenivano dagli allevamenti dei marchesi Sagramoso a Verona, secondo altre fonti situati nel Polesine. Erano destrieri dal mantello nero, il profilo montonino, garrese e groppa ben rilevati, lo sguardo calmo e penetrante.
Durante il regno di Maria Teresa l’allevamento continuò a ingrandirsi e la razza Kladruber si fissò in due colori: i grigi, destinati alle cerimonie civili della corte, e i neri, per quelle religiose.
Arriviamo al 1918; la nuova Repubblica Cecoslovacca, che forse vedeva in quei cavalli un simbolo della monarchia asburgica, chiuse gli allevamenti. A salvaguardare la specie fu lo stesso presidente Tomáš Garrigue Masaryk che usava una carrozza tirata da Kladruber e li inserì nel cerimoniale di accoglienza degli ambasciatori al castello di Lány. A salvare la linea nera dall’estinzione fu invece il professor František Bílek, un appassionato ippologo che nel 1925 scrisse un libro sull’importanza di preservarli e una decina d’anni più tardi cominciò a lavorare alla tutela del patrimonio genetico della razza ma soprattutto a cercare dei superstiti, anche nei luoghi più impensabili. Recuperò tre morelli piuttosto malridotti e sette fattrici e con quel piccolo nucleo ricostituì una mandria che, finita la guerra, contava già sessanta cavalli; mentre i grigi ritornavano alla sede storica di Kladruby, i neri vennero spostati a Slatiňany, in una tenuta che fu dei principi di Auesperger.
Dal 1992 la scuderia dispone del registro genealogico di tutti gli antenati ammessi in razza fino al 1750 circa; non si è potuti risalire più indietro nel tempo perché in quegli anni gli impianti, completamente in legno, furono distrutti da un incendio assieme a tutto l’archivio. Nel 1995 gli edifici storici dell’azienda agricola, la mandria base di 65 fattrici e quattro stalloni grigi delle linee antiche sono stati dichiarati patrimonio Culturale Nazionale. È la prima volta nella storia che degli esseri viventi appaiono accanto a siti architettonici e culturali. Il prossimo obiettivo è essere inseriti nel Patrimonio dell’Unesco; la documentazione è stata presentata nel settembre 2017.
Oggi l’Allevamento Nazionale di Kladruby è un’organizzazione a contribuzione statale, cui il ministero dell’Agricoltura stanzia una somma annuale di circa 100 milioni di corone; alleva circa 500 cavalli e vende ogni anno da cinquanta a ottanta esemplari con un prezzo medio tra 250 e 300mila corone. Tra gli acquirenti c’è il regno di Danimarca, con cui si è instaurata una collaborazione ormai più che ventennale. Nel 1994 il principe Enrico, marito della regina Margherita II, voleva dei cavalli bianchi e scelse un tiro a sei tra quelli di Kladruby. “I nostri cavalli bianchi sono uno dei simboli di Copenaghen” conferma orgoglioso Jiří Machek, direttore della scuderia. Una cooperazione è in piedi anche con la Svezia dove li usa la guardia nazionale a cavallo che ne apprezza l’affidabilità e la loro calma nel percorrere le rumorose vie di Stoccolma. Lo scorso anno ne ha acquistati sette anche la polizia statale dei Paesi Bassi. In Repubblica Ceca li si può vedere cavalcati dalla polizia cittadina di Praga, Pardubice e Ostrava ma non nei cerimoniali di stato. “Due volte all’anno presentiamo i nostri cavalli alla Festa delle forze armate al Castello di Praga” dice il già citato Machek che rivela anche il suo sogno. “Vorremmo però che i nostri Kladruber tornassero ad avere parte al cerimoniale presidenziale, com’era ai tempi di Masaryk”.
di Sabrina Salomoni