L’avventurosa e brillante storia di Meopta
Guarda attraverso una lente, quest’avventura precisa, preziosa. Guardala da vicino. Rimonta il passato di un marchio e di un Paese calcando gli occhi contro filtri di vetro, le lenti di Meopta.
A ottant’anni dalla sua fondazione a Přerov, Cecoslovacchia, l’azienda è oggi a livello europeo e mondiale una delle case di produzione più ricercate e all’avanguardia per sistemi ottici di precisione, destinati sia ad applicazioni civili che militari. Per celebrare l’anniversario che ricorre quest’anno diverse conferenze, proiezioni e giornate a tema sono in programma da maggio a ottobre nel nome di Meopta80 al museo Comenius di Přerov.
Come quella di diversi altri marchi cechi, e se possibile ancora di più, questa storia è legata a filo doppio con gli avvenimenti del Paese dove viene fondata, nel 1933, con il nome di Optikotechna dal dottor Alois Mazurek e dall’ingegnere Alois Beneš. Il debutto viene con una prima e limitata produzione d’apparecchiature ottiche per ingrandimenti fotografici e proiettori per il cinema, alcuni dei quali, dicono i responsabili di oggi, sono tutt’ora funzionanti ed impiegati in Russia. Presto però, verso la fine degli anni ’30, successo e domanda spingono l’azienda a mettere a punto e in vendita una più complessa e differenziata gamma di prodotti: binocoli, cannocchiali, telescopi, cineprese, proiettori di diapositive e fotocamere. Di queste una, la reflex biottica Flexaret, è diventata un’icona della Meopta, rimasta in produzione fino al 1970 con modelli successivi sempre migliorati. La Flexaret automat VI e la VII sono due classici, pietre miliari nella storia della fotografia analogica, ancora oggi utilizzati e ricercati da appassionati professionisti ed amatori. Ma ritorniamo alla cronologia, e ai suoi rivolgimenti. In particolare al 1939 quando lo stabilimento di Přerov, a trecento chilometri da Praga, è preso dalle truppe d’occupazione naziste. Diciassette dipendenti vengono uccisi, e sono oggi commemorati con una targa sull’edificio principale dello stabilimento. La tecnologia e le lenti della Optikotechna sono ricalibrate a fini bellici. La fabbricazione d’oggettistica civile viene decimata a favore di una massiccia produzione di ottiche di puntamento per la Wehrmacht – le forze armate tedesche: telemetri, periscopi, binocoli e cannocchiali sono alcuni degli utensili con cui vengono equipaggiati i soldati del terzo Reich. Nelle carte lasciate dagli occupanti la Optikotechna è nascosta dietro un curioso nome in codice: “Dow”. Solo alla fine della guerra, nel 1946, l’azienda viene nazionalizzata, cambia il suo nome in Meopta e comincia una importante riorganizzazione produttiva dei materiali ottici di precisione, ad uso civile. Ma ben presto, una volta che la Cecoslovacchia entra in orbita sovietica e aderisce al Patto di Varsavia, la casa di produzione si vede ancora una volta costretta a rivedere i propri modelli e il proprio “catalogo” con strumenti utili ad armare i diversi Paesi del Patto. È in particolare il caso degli anni che vanno dal 1971 al 1989 quando il 75% degli oggetti prodotti a Přerov è destinato ad armare gli eserciti impegnati nell’immobile guerra fredda. Come durante la seconda guerra mondiale, ma con una tecnologia rinnovata e raffinata, la Meopta diventa il punto di riferimento dell’Est per cannocchiali di puntamento, binocoli, telemetri e periscopi per carri armati. Bisogna aspettare il crollo del muro di Berlino, dell’Unione sovietica e la Rivoluzione di velluto in terra ceca perché la parabola dell’azienda prenda una traiettoria inaspettata e di straordinario successo. Il nuovo inizio non manca di difficoltà: il Paese che gradualmente rivolta il suo sistema produttivo ad una logica capitalistica attraversa una profonda crisi economica e occupazionale. La Meopta deve ristrutturarsi, ripensare ancora una volta cosa fare e come farlo. Il 1992 è l’anno della completa privatizzazione, seguita dall’arrivo di Vladimír Chlup a capo dell’azienda. È lui che tenta di rilanciare la Meopta sul mercato, ma è soprattutto grazie ai grandi investimenti di Paul Rausnitz che la casa di produzione d’ottiche è diventata il gigante che è oggi. La famiglia Rausnitz, originaria di Jablonec, ne ha oggi il pieno controllo. La storia personale di Paul Rausnitz non è meno burrascosa di quella dell’azienda che ha rilevato nel 1999, al rientro degli Stati Uniti. Un passato di fughe, prima dai nazisti, undicenne, incarcerato con la famiglia a Ostrava e poi fuggiti insieme verso est; poi dai carri armati sovietici, nel ‘68, trovando finalmente rifugio negli States. Un presente di successo, coronato nel 2008 dal premio Gratias Agit consegnatogli dal Ministro degli Esteri Karel Schwarzenberg: un riconoscimento dedicato ogni anno ai connazionali che hanno promosso il Paese all’estero. Nel corso degli ultimi vent’anni la Meopta si è affermata a livello globale come punto di riferimento per oggetti d’ottica ad alta precisione ma anche come polo di ricerca e sviluppo sul design e l’assemblaggio dei prodotti. Ed è questo uno degli aspetti più impressionanti di questa azienda: che dentro i 135 mila metri quadrati dei suoi spazi di produzione ogni oggetto è pensato e assemblato nella sua interezza. Da un lato si lavorano le componenti ottiche, come le lenti e prismi, dall’altro quelle meccaniche, come i chassis (telaio) dei cannocchiali di puntamento o dei binocoli. Non fanno eccezione gli accessori così come la verniciatura e smerigliatura di ogni singolo prodotto. Oggi l’azienda, che esporta in 55 Paesi, impiega circa 2500 persone tra Repubblica Ceca e Stati Uniti, dove opera la sussidiaria Meopta U.S.A., Inc. . Di queste, tante sono donne. Il motivo lo spiega Miloš Slaný, direttore vendite del polo ceco: “Bisogna considerare tre elementi fondamentali: l’assemblaggio non richiede particolare forza fisica; le donne hanno mani più minute, più indicate per maneggiare componenti piccole; e infine, la cosa più importante, hanno più pazienza degli uomini”. Dell’insieme del fatturato del gruppo circa l’80% viene dalla vendita di prodotti ottici a elevata specializzazione destinati all’industria, come componenti per sensori, cellule fotoelettriche e laser, mentre il restante 20% dalle ottiche sportive di precisione: cannocchiali di puntamento, binocoli e spective (particolare cannocchiale). Il mercato principe per la vendita di questi prodotti è la Germania, seguita dagli Stati Uniti. Sfogliando il catalogo ci si accorge che l’innovazione di certe lenti, per certi ambiti, è talmente specialistica che risulta difficile coglierne l’impressionante novità. Non è il caso dello spective Meostar S2 82. Strumento utile agli appassionati di digiscopia – una tecnica fotografica che consente di realizzare foto di soggetti a grande distanza – l’ultimo modello può essere collegato, per la prima volta, direttamente ad un iPhone permettendo di catturare foto ravvicinate con il proprio telefono cellulare. Ancora una volta, gli artigiani di Přerov, hanno mirato il buon obiettivo.
di Edoardo Malvenuti