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La storia secolare della Janoušek, una azienda nata in Boemia nell’Ottocento, e ancora oggi fiorente nella città giuliana

Damigiane vestite di vimini, botti, mucchi di erbe, pese, distillatori che sbuffano, ricette scritte su fogli ingialliti, il fumo di una ciminiera di mattoni rossi che si staglia nel cielo di Karlín. È un’avventura d’alchimia moderna, questa. Non di laboratori scuri e magati all’ombra del Castello, ma di artisti dei sensi: una storia di famiglia, di commercio e di successo, praghese prima, italiana poi. Cominciata con ambizione e immaginazione nel 1883 quando due fratelli, Josef e Antonín Janoušek, installano una produzione di fragranze e aromi nel nuovo stabilimento della Bratři Janouškové sulla Karlínské náměstí nel quartiere di Karlín. In precedenza l’attività l’avevano svolta in una zona più vicina al centro, sulla Jindřišská ulice, a pochi passi dalla Václavské náměstí.

Importante quartiere industriale dell’epoca, Karlín – il cui nome riprende quello della moglie dell’imperatore Francesco I d’Austria, Carolina Augusta di Baviera – è all’epoca la zona di Praga più propizia per chi ha bisogno di grandi spazi per la produzione e lo stoccaggio di prodotti industriali e artigianali.

Così, proprio in questo quartiere ai margini del centro città, dietro la facciata neoclassica di un palazzo tuttora esistente, i fratelli Janoušek cominciano una delle più antiche produzioni aromatiere d’Europa. Gli affari vanno bene, da subito. Alla fine del XIX secolo l’azienda vanta già filiali a Vienna, Barcellona, Prato e Trieste. In più dispone di depositi a Cracovia, Milano, Palermo, Alessandria, Smirne e una rete di agenzie e di rappresentanti in diversi Paesi del mondo.

Da azienda familiare a multinazionale di successo in pochi anni, proprietaria di piantagioni, come quella di Libochovice (nell’attuale Regione di Ústí nad Labem), ma persino nelle lontanissime isole Figi.

Massimo il prestigio nell’ambito dell’Impero austro-ungarico, tanto che la Bratři Janouškové ottiene il permesso di fregiarsi dello stemma dell’aquila bicipite asburgica.

Che questa avventura imprenditoriale sia cominciata quando Trieste e Praga stavano dallo stesso lato del mondo, non è un caso. Il legame tra queste due città è stretto fin da subito. Se i prodotti nascono in quella nobile mitteleuropea che è la Praga austro-ungarica, il porto triestino è all’epoca il più importante dell’Impero: una finestra sul Mediterraneo, sull’Asia e sul mondo.

Una specularità necessaria: il raggio d’azione e d’ambizione della Bratři Janouškové è globale, importazioni ed esportazioni si fanno, in gran parte, via mare. A dimostrarlo, oltre alle filiali e ai depositi, ci sono i riconoscimenti raccolti dai suoi prodotti nei saloni europei e americani. Nel 1893 gli aromi e le fragranze dei fratelli Janoušek ricevono un diploma d’onore e una grande medaglia all’esposizione universale di Chicago. Qualche anno più tardi, nel 1900, gli aromatieri praghesi sono presenti e vincenti ad un evento storico, che segna l’inizio di un secolo: l’esposizione universale di Parigi. Nella capitale francese i prodotti di questi alchimisti dei sensi ricevono un diploma d’onore e una medaglia.

Oltre la qualità del prodotto, il blasone internazionale della Bratři Janouškové è esaltato da una grande lungimiranza e maestria nel settore del marketing aziendale: basta guardare gli imballaggi dei prodotti, i listini prezzi e le brochure di inizio secolo per ammirare delle creazioni raffinate; la bellezza sta (anche) nell’involucro.

Quando gli affari sono ormai ben avviati, alla fine degli anni Venti del secolo scorso, il destino della società praghese si fa italiano. Una scissione dalla casa madre di Karlín porta infatti la Janoušek di Trieste, che sino ad allora era una filiale, a diventare una società autonoma.

“Erano gli anni della grande crisi e da Praga giunse la disposizione di licenziare tutti i dipendenti di Trieste. Mio nonno, Ladislav – che nella città giuliana si era stabilito, dopo aver combattuto la Grande guerra come ufficiale dell’esercito austro-ungarico – decise di non rispettare la direttiva della casa madre e di rendere autonoma l’azienda triestina” racconta Vladislav Janoušek, il manager alla guida oggi dell’azienda.

Gli affari con l’azienda madre, ormai cecoslovacca, continueranno fino alla sua nazionalizzazione dopo la seconda guerra mondiale. Così l’avventura degli alchimisti di aromi e fragranze è ormai una storia triestina. Un percorso che arriva a contare, oggi, 135 anni d’esperienza e successo nel settore.

Quattro generazioni dopo, a guidare il gruppo c’è oggi, come detto, Vladislav (Vladi) Janoušek. Anche se il nome tradisce le origini d’Europa centrale, lui è tutto italiano. Nato a Trieste, laureato in farmacia all’Università Statale di Milano, iscritto all’Ordine dei Farmacisti, di professione aromatiere.

“Il mio è un nome che talvolta mi crea qualche difficoltà, perché qui in Italia mi considerano straniero, mentre quando mi capita di essere a Praga, la gente si sorprende che col mio nome non sappia parlare il ceco” scherza il dottor Janoušek, che aggiunge: “Il mio rapporto con la Boemia è oggi quasi esclusivamente turistico, anche se mi capita di andarci anche per lavoro. Durante la mia giovinezza, quando la Cecoslovacchia era dominata da un cupo comunismo, era molto difficile recarci da quelle parti e questo ha impedito che i miei legami con la Boemia diventassero più stretti”.

Non manca un ricordo del suo primo viaggio a Praga: “Avevo già 18 anni e ci andai con mio padre. Era ancora la Praga grigissima e tristissima del periodo pre ’89. Ricordo che la raggiungemmo dopo un viaggio faticosissimo, che ci costò ore di attesa al confine dell’allora Cortina di ferro. Oggi è una città diversa e quando ci vado non manco di godermela, ad iniziare dalla sua cucina locale, come la svíčková e i classici knedlíčky, che poi sono i piatti che mio padre voleva sempre a tavola anche a Trieste. E chiaramente l’ottima birra Pilsner”.

Quello di Vladi Janoušek è ancora oggi un lavoro di chimica e sensi, molecole e olfatto, un’alleanza che permette di creare aromi e oli essenziali speciali, il grosso della produzione della sua azienda. “L’olio essenziale è l’anima di una pianta, e viene estratto da foglie, radici e frutta”, spiega Janoušek. Uno dei più pregiati, e più cari, è quello di rosa, che si ottiene dalla distillazione di petali secchi. Uno dei più curiosi, il tea tree, è l’antibatterico naturale più efficace che esista. Basti pensare che veniva usato dalle truppe australiane in trincea per disinfettare le ferite di guerra. Questo mondo creativo non è solo al servizio dell’olfatto. L’altro grosso della produzione della Janoušek sono gli aromi. Dai più cari come la vaniglia ai più comuni come la fragola o il burro, quando si parla d’aromi si indica «una miscela complessa di sostanze estratte da vegetali o alimenti, o prodotte in laboratorio», niente di cui spaventarsi, anzi. L’aroma è presente sempre in quantità infime ed è quello che ne stabilizza il gusto di un alimento o una bevanda, ne esalta il sapore. Scherzando Vladi Janoušek ammette che l’aromatiere può arrivare a «superare la natura», l’aroma è stabile, perfetto. Alla Janoušek esiste un catalogo di classici, ma spesso queste essenze di gusto vengono create su misura per i clienti: nonostante l’azienda sia una multinazionale, l’approccio rimane artigianale. I prodotti selezionati sono sempre di prima qualità: il limone dalla Sicilia, lo zafferano e la liquirizia dall’Abruzzo, il chinotto dalla Liguria, la vaniglia dal Madagascar e Tahiti, la cannella da Ceylon, il lime dal Messico. «In Italia l’aroma più utilizzato nel dolciario è il burro, nelle bibite l’arancia e il limone, nei gelati la vaniglia» conclude Vladi Janoušek. Gli ultimi sviluppi imprenditoriali hanno portato l’azienda triestina a passare sotto l’ala della britannica Synergy Flavours, uno dei leader mondiali del settore.

Un’operazione fortemente voluta da Janoušek per garantire un salto dimensionale all’azienda di famiglia. In ogni caso la Janoušek non cambierà nome, e sarà di nuovo, come al tempo dell’Impero, l’avamposto Europeo di una casa madre più lontana. La via degli aromi passa ancora da Trieste.

di Edoardo Malvenuti