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Le case di campagna, in cui rifugiarsi nei weekend, sono un fenomeno tipicamente ceco. Negli ultimi due anni è boom di acquisti, l’interesse per le case di villeggiatura è quasi raddoppiato

“Non vedo l’ora sia venerdì”, un’espressione che sentiamo spesso all’avvicinarsi del fine settimana e che per i cechi ha un sapore diverso perché qui, a maggior ragione nel periodo estivo, si stacca realmente la spina. Finito l’orario di lavoro, il venerdì pomeriggio fanno fagotto, invadono le strade e fuggono da rumore e smog cittadini per rifugiarsi un paio di giorni nelle loro case di campagna.

State già immaginando un paradiso in cui trascorrere un weekend in panciolle? Magari con il silenzio interrotto solo dallo stormire delle foglie dei boschi pieni di more e mirtilli e dai ruscelli che scorrono tra tappeti erbosi? Ebbene, sappiate che state prendendo un granchio.

Chi possiede una di queste graziose dimore si ritrova a correre avanti e indietro per mantenere tutto in ordine: spolverare, verniciare, spaccare la legna, curare l’orto o tagliare l’erba del grande giardino. La domenica sera rientrano più stanchi di quando sono partiti.

Tutto questo però non scoraggia i cechi e, negli ultimi anni, si assiste anzi a un forte interesse per l’acquisto di case di campagna, l’opzione più economica per weekend e villeggiature fuori porta, ideali per alcune delle grandi passioni nazionali, come l’escursionismo o l’andare a funghi, il fai da te o il cucinare salsicce sul fuoco.

Occorre distinguere due categorie di edifici, la chata e la chalupa. Nata come semplice capanno di legno, la chata è una sorta di chalet riservato al riposo e alla vacanza stagionale. La chalupa è invece una vecchia casa di campagna, circondata da un pezzo di terreno, che in passato fungeva da abitazione primaria e solo in seguito fu destinata alla villeggiatura.

Grandi, piccole, antiche o ricostruite, il numero di case dedicate unicamente alla ricreazione è talmente elevato che si può parlare di una specificità ceca. Il 13% dei cechi ne possiede una.

Il fenomeno della vacanza in chata inizia negli anni venti e trenta del Novecento. Alla radice stanno gli insediamenti dei tramp, giovani che sul modello di vita americano dei cowboy cercano l’avventura nella natura selvaggia. Se per gli adolescenti di oggi la vacanza in chata è spesso una costrizione familiare, cento anni fa furono dei coetanei a costruire le prime baracche di tronchi, con dei tavolacci a mo’ di letto, e a introdurre le prime colonie in posti che ricordavano gli scenari dei film western.

La vacanza in chalupa si deve invece ai ceti più alti. A fine Ottocento questa moda era tipica di artisti, nobili e imprenditori che si fecero costruire delle ville estive fuori Praga, in località sul fiume come Dobřichovice o Roztoky. Durante la Prima repubblica furono i proprietari terrieri ad affittare le stanze delle loro tenute ma la seconda fase del fenomeno avvenne dopo la seconda guerra mondiale. Dalla zona di confine dei Sudeti furono cacciati tre milioni di tedeschi e gli abitanti delle città si accaparrarono per quattro soldi le chalupy rimaste libere. Quelle in Moravia meridionale furono occupate subito mentre per quelle delle zone montane si arrivò agli anni ‘60. I nuovi proprietari si diedero un gran da fare per ristrutturare e rendere accoglienti questi casolari. Vi hanno tanto lavorato e investito che ancora oggi chi ha problemi finanziari preferisce vendere l’auto o i gioielli di famiglia piuttosto che la casa estiva. In una chalupa è ambientato anche il racconto Zločin v chalupě dello scrittore ceco Karel Čapek. Narra la storia del giovane Vondráček che assassina il suocero František con tre colpi d’ascia per una lite riguardo la gestione della proprietà. Sì, è vero, un’immagine molto poco idilliaca…

Per quanto riguarda le zone interne, a trasformare le chalupy in case secondarie contribuì l’industrializzazione socialista che costrinse i giovani che lavoravano in città a trasferirsi in appartamento e rientrare in famiglia solo nei weekend. Quando i nonni morivano, le case vennero usate solo per la villeggiatura. Un altro fattore che influenzò il modo di trascorrere il tempo libero fu l’introduzione nel 1968 del sabato festivo, giornata fino ad allora lavorativa. Questi elementi, uniti al progresso della motorizzazione, favorirono una vera invasione delle campagne, diventata oggetto di film e serie televisive molto amati, come la commedia Chalupáři del 1975. Nacquero club, negozi specializzati, libri e riviste, seguitissimi programmi tv dedicati alla vita in chalupa e alle attività connesse.

Arriviamo all’epoca della normalizzazione. Questo tipo di vacanza non creava problemi al regime, anzi, era una delle poche attività consentite. Negli anni ‘70 e ‘80 era in gran voga perché chi viveva in città, nei tipici palazzoni sovietici in cui ognuno spiava nelle finestre dell’altro, sentiva il bisogno di colmare la mancanza di libertà con del tempo all’aria aperta; viaggiare era proibito.

Dopo il 1989, l’apertura delle frontiere e l’opportunità di uscire dal Paese per scoprire angoli sconosciuti sembrava dovessero segnare l’inesorabile declino di questa abitudine. Forse per un certo periodo si costruirono meno edifici nuovi o se ne comprarono meno ma la gente non si disfaceva delle chalupy di proprietà e delle abitudini di una vita.

Nel 2008 in Repubblica Ceca prende piede un nuovo trend. La crisi economica spinge i praghesi verso la periferia. Per abbattere i costi di un appartamento in città si trasferiscono in pianta stabile nella seconda casa che torna ad essere residenza principale.

Negli ultimissimi anni si assiste a un nuovo boom dell’interesse per le case ricreative. Nel primo trimestre del 2016 le vendite si sono alzate del 38%, secondo i dati degli esperti. Percentuali destinate a salire nell’arco di aprile-settembre. I costi sono ancora più bassi di circa il 10% rispetto agli anni pre-crisi ma vista la crescente domanda, ci si aspetta un prossimo rialzo. La forbice di prezzo può essere significativa se mancano l’acqua o l’elettricità, se la casa è in legno o mattoni e soprattutto varia in base alla località. La Boemia centrale è la destinazione più richiesta, quella in cui si acquista circa un terzo in più e si spende maggiormente che nel resto del Paese. Se nei primi tre mesi si stima una media di 930mila corone per ogni immobile, in Boemia centrale la media è di 1,2 milioni di corone. Un esempio record? Una chata a due piani di nuova costruzione, in mattoni, con vista sulla Vltava a Hradišťko: 14 milioni di corone, circa 518mila euro.

I più anziani cercano un luogo bucolico in cui vivere gli anni della pensione ma il 22,5% dei cechi, in buona parte i più giovani, considera la chalupa un fruttuoso investimento. Le affittano a famiglie con figli piccoli che scelgono quest’alternativa vuoi perché più economica di un hotel, vuoi per evitare lo stress di un lungo viaggio fino alle località balneari straniere o perché piace l’idea di avere a ogni vacanza una nuova casa e visitare una parte diversa del Paese.

I turisti stranieri interessati a queste soluzioni sono pochi e in genere si tratta di persone di mezza età in cerca sì di un buon bicchiere in una delle tante cantine morave ma interessate anche a vedere i monumenti Unesco, i numerosi castelli o le grotte del Carso moravo.

La funzione principale delle case estive resta comunque di rifugio privato dove dedicarsi ai propri hobby. Meglio ancora se il tragitto resta entro l’ora di viaggio dalla residenza primaria. Poi ognuno ha le sue preferenze. Le zone di montagna sono le più richieste ma in certe località la disponibilità è quasi esaurita. I dintorni dei fiumi Berounka o Sázava sono i preferiti dai praghesi amanti della pesca. Tra i classici il Paradiso boemo, i Monti dei Giganti o la Šumava. La regione che desta il minor interesse è quella di Karlovy Vary. Gli abitanti di Brno muovono verso la diga di Vranov mentre quella di Brno è molto ricercata d’estate come località balneare e di pesca, d’inverno per sci di fondo e pattinaggio sul ghiaccio. I moravi del sud scelgono le colline della Vysočina dove ha anche sede l’azienda Tradiční Chalupy. È specializzata proprio nel costruire casolari di campagna secondo il modello delle abitazioni rustiche boeme dei secoli scorsi, con l’antica pavimentazione, il pozzo, la stufa in maiolica e il legno a vista.

Per i cechi ristrutturare immobili all’apparenza irrecuperabili è motivo di vanto. C’è chi ha ricavato da una cadente casa in pietra un confortevole chalet con arredi dal sapore antico. È in fase di ristrutturazione anche la “Casa dei fratelli Čapek” costruita nel 1938 per desiderio del già citato scrittore che voleva farne un luogo d’incontro e riposo per gli scrittori del Pen club ceco ma morì prima di vederla finita. Colpiscono poi storie come quella dell’imprenditore di Brno Miloš Staněk che ha trasformato un’ex scuola nella villa dei suoi sogni o della designer Jitka Kolaříková che ha impiegato dieci anni per ricostruire un mulino del Settecento ereditato dai genitori. Paradisi di pace situati in mezzo alla natura, tra i fiabeschi paesaggi così tipici del Paese.

di Sabrina Salomoni