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Lo scontro tra Kiev e Mosca ha riaperto il dibattito sul progetto americano di difesa missilistica in Repubblica Ceca e Polonia

Gli avvenimenti ucraini sono uno dei momenti più difficili delle relazioni tra Russia e Ue secondo la diplomazia ceca

L’aria di guerra che serpeggia tra Ucraina e Russia ha riportato alla mente di molti i tempi della Guerra Fredda, le tensioni tra Occidente e Urss, ma per chi quell’epoca non l’ha vissuta o preferisce ricordi più recenti, la crisi russo-ucraina ha fatto riemergere sfere di influenza mai scardinate e un altro dossier che negli ultimi anni, neanche troppo tempo fa, aveva fatto temere un nuovo clima di tensione tra Mosca e Washington: lo scudo antimissilistico americano da costruire tra Repubblica Ceca e Polonia.

E se a Praga c’è stato chi ha pensato addirittura di rinvigorire il progetto accantonato dagli Stati Uniti, molti hanno fatto presente che non sarebbe stato un deterrente per la politica russa ma anzi una ulteriore giustificazione alla difesa delle sue zone di influenza.

8 brdy obama putinLo scudo antimissilistico Usa avrebbe dovuto essere formato da un radar intercettore da installare nella base militare ceca di Brdy e da 10 missili Patriot sul territorio polacco. Il progetto aveva visto la forte opposizione della Russia che, rigettando le ragioni ufficiali del progetto (la difesa dall’Iran), aveva utilizzato pesanti minacce nei confronti di Praga e Varsavia arrivando a parlare di possibili contromisure e ritorsioni. Il piano però si era arenato nonostante le visite del presidente Barack Obama in Repubblica Ceca e Polonia per perorare la causa dello scudo e nonostante un uomo e politico molto influente come Václav Havel si fosse detto a favore. Accantonato e mai più discusso, ma adesso tornato in auge.

Alexandr Vondra, ex dissidente e membro di Charta 77, era stato ed è tuttora tra i sostenitori dello scudo, in particolare secondo il politico ceco il sistema avrebbe scoraggiato la Russia da un atteggiamento così spavaldo nell’area.

Al contrario l’attuale ministro degli Esteri Lubomír Zaorálek, sul fronte dei no al radar di Brdy anche all’epoca dei fatti e che aveva partecipato alle manifestazioni di protesta, ha ribadito la sua contrarietà.

“Più che un deterrente avrebbe aperto un fronte di scontro tra Mosca e gli Usa prima dello scoppio della crisi ucraina – ha dichiarato Orietta Moscatelli, caporedattore del desk Nuova Europa dell’agenzia di stampa TMNews – lo scudo antimissile è da sempre uno degli argomenti che irritano il Cremlino. Mosca si considera il vero obiettivo del progetto e ha tutto il suo interesse a tenere alta la polemica su questo dossier. In fin dei conti, sia lo scudo che la crisi ucraina hanno un’origine comune: la Russia considera l’Est Europa una sua zona d’influenza naturale e ritiene l’allargamento della Nato, oltre i confini di quella che fu l’Urss, una ‘linea rossa’ da non superare, con l’eccezione dei Paesi baltici, che hanno una storia tutta a parte. I piani per l’installazione di uno scudo non hanno mai previsto installazioni in territorio ex sovietico, ma per Vladimir Putin è comunque una invasione di campo e una minaccia”.

Lo scudo, in effetti, non ha mai veramente impensierito Mosca per le reali conseguenze possibili sui suoi armamenti, ben più sofisticati di quelli dell’Iran, ma, appunto, ha sempre dato fastidio alla Russia per il suo significato intrinseco e per questo, forse non sarebbe stato affatto un deterrente anche nella crisi in Ucraina, una delle peggiori degli ultimi anni e tra le più vicine alla vecchia Europa.

“La Repubblica Ceca, come anche altri Paesi dello spazio euroatlantico, considera la crisi in Ucraina la più grave e pesante minaccia alla sicurezza in Europa orientale dai cambiamenti democratici alla fine degli anni ‘80 del secolo scorso – ha dichiarato l’Ambasciatore ceco a Roma Petr Burianek interrogato sull’argomento. – I tentativi di costruire relazioni di amicizia e partenariato con la Russia, basate su una stretta cooperazione, sono stati gravemente danneggiati. La Russia ha fatto dei passi che necessariamente ci portano, nell’interesse della protezione dei nostri valori e della nostra sicurezza, alla rivalutazione dei nostri rapporti, sia sul livello bilaterale sia sul livello dell’Ue e della Nato”.

Posizione su cui concordare assolutamente. La casa euroatlantica – a cui hanno aderito i Paesi della zona anni addietro – è sembrata a tutti la più sicura dopo le mosse russe in Ucraina. “Con l’annessione della Crimea, la Russia ha violato tutte le norme del diritto internazionale e anche quelle garanzie con le quali si era impegnata a salvaguardare la sovranità territoriale dell’Ucraina dopo che essa aveva volontariamente rinunciato al possesso delle armi nucleari – ha aggiunto ancora l’Ambasciatore. – I successivi passi russi in Ucraina orientale, dove la Russia ha fomentato gli scontri divampati poi nei combattimenti dei cosiddetti separatisti ai quali ha dato il sostegno personale e materiale, sfortunatamente hanno confermato, anzi evidenziato questa politica infausta”.

In questo contesto più che lo scudo antimissilistico hanno potuto i canali di dialogo e l’appartenenza all’Unione europea, che si è dimostrata unanime nella condanna delle azioni di Mosca. “È evidente che l’Ue e la Nato hanno dovuto e devono rivalutare le loro politiche verso la Russia, perché Mosca non si comporta come un partner affidabile e sta minacciando tutti i risultati che sono stati raggiunti in Europa e nei Paesi confinanti a Est dopo il 1989. Ogni organizzazione ha ovviamente il suo orientamento e le sue possibilità e sta procedendo nell’ambito del suo ruolo – ha detto ancora Burianek. – Resta comunque estremamente importante il modo nel quale le due istituzioni agiscono e reagiscono. Le ultime decisioni concordate agli altissimi livelli dell’Unione europea hanno confermato che l’Ue è capace di prendersi responsabilità e assumere decisioni difficili e nonostante ciò efficaci. Di sapersi muovere in unità e dopo un comune ragionamento. Non si sono materializzate le preoccupazioni per l’incapacità di reagire di Bruxelles, istituzione chiave. È estremamente importante che le decisioni prese esprimano la volontà di tutti i suoi membri”.

Per l’Ambasciatore ceco, inoltre, “un altro fatto molto importante per gli sviluppi attuali è che l’Ue si muove in coordinamento con altre democrazie mondiali, sia bilateralmente con gli Stati Uniti, il Canada, l’Australia e il Giappone, sia con altri paesi europei non membri dell’Ue, sia con il Gruppo dei paesi del G7. Soltanto un’azione unita e coordinata può essere efficace e può convincere l’attuale leadership della Federazione russa a cambiare la sua politica infausta e tornare sulla via della cooperazione e il rispetto del diritto internazionale”.

Pro e contro lo scudo, soluzioni da cercare nell’ambito delle istituzioni e della collaborazione euroatlantica, queste sono in breve le posizioni sull’Ucraina viste da Praga. Ma c’è anche chi da Washington pensa che tirare nuovamente fuori il progetto dello scudo potrebbe far capire a Mosca quale sia il peso dell’influenza americana ai suoi confini.

di Daniela Mogavero