I cristiani cechi ricordano i più importanti monaci della storia locale ed europea a 1150 anni dal loro arrivo nella Grande Moravia
Costantino, meglio noto con il nome monastico di Cirillo, e il fratello Metodio furono detti gli “apostoli degli Slavi” e si meritano l’appellativo di eroi perché nel IX secolo evangelizzarono i popoli slavi e inventarono l’alfabeto glagolitico. Oggi sono venerati come santi sia dalla Chiesa cattolica che da quella ortodossa e considerati patroni di tutte le genti slave. Ma restringere la loro importanza al solo mondo slavo è riduttivo. Nel 1980, infatti, papa Giovanni Paolo II li elevò a compatroni d’Europa, assieme a San Benedetto da Norcia.
Intorno alle loro figure fiorì un gran numero di leggende, data la scarsità di fonti certe. Cirillo e Metodio nacquero a Tessalonica, l’attuale Salonicco, importante centro dell’Impero bizantino che all’epoca contava una forte presenza slava, con la quale i fratelli vennero a contatto acquisendone la lingua. Metodio aveva una formazione giuridica, l’eclettico Costantino studiava filosofia e divenne sacerdote ma fu soprattutto nel campo della linguistica che diede prova del suo genio. Nell’862 Cirillo venne inviato assieme al fratello a evangelizzare Pannonia e Grande Moravia, regione che comprendeva le odierne Moravia, Slovacchia, Ungheria e Slovenia e governata dal principe Rastislav. Quest’ultimo chiese all’imperatore di Bisanzio di inviare missionari nelle sue terre, celando dietro motivazioni religiose l’intento politico di rafforzare l’autonomia del proprio stato, sottraendolo alla dipendenza dal clero germanico. I due fratelli, circondati dalla diffidenza del clero latino, non imposero agli slavi la superiorità della civiltà greca bensì attuarono la loro missione cristiana e culturale nel rispetto delle consuetudini locali. Costantino iniziò a tradurre brani dal Vangelo di Giovanni inventando un nuovo alfabeto, detto glagolitico, che si basava sul dialetto slavo parlato a Salonicco. Non tardarono però a manifestarsi contrasti con il clero tedesco e, sull’onda del crescente scontro tra Chiesa d’Oriente e d’Occidente per il controllo dei fedeli moravi, nell’867 i due vennero convocati a Roma dove Papa Adriano II approvò la traduzione della Bibbia e l’uso del paleoslavo per il servizio liturgico. Metodio fu consacrato prete, Costantino assunse l’abito monastico, prendendo il nome di Cirillo ma a Roma si ammalò e morì. Metodio ritornò in Moravia dove il nuovo sovrano, favorevole alla presenza tedesca, accusò lui e i suoi discepoli di eresia. Metodio continuò la sua missione fino all’885, anno in cui morì a Velehrad. Parte dei suoi seguaci fuggì in Bulgaria, altri viaggiarono verso altre terre slave diffondendo l’uso del glagolitico fino a dar vita all’alfabeto cirillico che nel Medioevo pose le basi della cultura scritta dei nuovi grandi stati russi.
I santi di Salonicco vengono festeggiati il 5 luglio dalla Chiesa occidentale e l’11 maggio (il 24 nel calendario giuliano) da quella orientale.
Le principali celebrazioni in Repubblica Ceca si svolgono il 5 luglio nella cittadina morava di Velehrad, cuore della missione dei fratelli di Tessalonica e uno dei luoghi di pellegrinaggio più importanti dell’Europa centrale. Quest’anno vi si raccoglieranno i più eminenti rappresentanti di vari stati, confessioni, delegazioni scientifiche e culturali di tutto il mondo. Nel 1990 vi fece tappa anche Papa Giovanni Paolo II nel suo primo viaggio in un paese post-comunista dopo la caduta della cortina di ferro. “Cirillo e Metodio sono come gli anelli di congiunzione, o come un ponte spirituale tra la tradizione occidentale e quella orientale – afferma il papa slavo nell’Enciclica Slavorum Apostoli – sono i patroni dello sforzo ecumenico delle Chiese sorelle d’Oriente e d’Occidente” per ritrovare un’unità. Da un lato l’unità si percepisce nella convergenza delle due Chiese che concepiscono parimente la portata della ricorrenza, dall’altro però la parola d’ordine dell’anniversario è “l’unità nella diversità” perché tutti i paesi in cui i due santi hanno lasciato traccia preparano iniziative a se stanti per ricordarli.
I principali incontri spirituali in Moravia sono due. Il primo, intitolato “Incontro di culture” e organizzato dalla comunità ortodossa ceca, si è svolto a Mikulčice tra il 24 e il 26 maggio. Vi ha preso parte Bartolomeo I, patriarca di Costantinopoli, la più alta autorità della Chiesa ortodossa. La pioggia non ha scoraggiato i duemila pellegrini cechi e slovacchi, ma anche bulgari e russi, che hanno assistito stoici alle due ore e mezzo di liturgia celebrata in varie lingue dal patriarca Bartolomeo e da una decina di rappresentanti della chiesa ortodossa. “Credo sia un bene che i festeggiamenti ortodossi e cattolici siano separati – ha dichiarato František Synek, responsabile del sito archeologico di Slovanské hradiště a Mikulčice – così abbiamo più occasioni per ricordare il significato degli apostoli”.
I festeggiamenti culminano con la manifestazione cattolica detta “i Giorni della gente di buona volontà”che dal 2000 viene organizzata a Velehrad il 5 luglio. La cittadina, in cui sorge il più importante santuario della Repubblica Ceca, è l’adeguata chiusura dell’annuale Pellegrinaggio Nazionale che richiama ogni anno circa 30.000 fedeli da tutti i luoghi del Paese. Quest’anno ci si aspetta un numero almeno due volte maggiore, tanto che gli alberghi della zona sono già al completo. Nell’omelia del 2012 il cardinale Miloslav Vlk ha aperto l’anno di preparazione all’importante anniversario che “non riguarda solo i cristiani del nostro Paese ma di tutti i popoli, a prescindere dalle convinzioni di pensiero” e ha ribadito il ruolo dei due santi che hanno creato un ponte fra Occidente e Oriente e con il cui arrivo “siamo entrati per davvero in Europa”.
Vista la rilevanza dell’evento, il cardinale Dominik Duka e il presidente Miloš Zeman hanno inviato una lettera di invito comune a Papa Francesco. La recente visita di monsignor Claudio Maria Celli nella regione di Zlín e l’apertura verso l’ecumenismo, e di conseguenza verso gli ortodossi e l’Oriente, del nuovo pontefice avevano alimentato le speranze di una sua partecipazione ma intorno a metà maggio è stata ufficializzata l’assenza del Papa.
Oltre alle attività che rientrano abitualmente nel programma, come la trascrizione a mano di passi biblici, momenti dedicati ai bambini e conferenze, gli organizzatori preannunciano novità. È prevista anche l’uscita di un film-documentario del regista Petr Nikolaev dal titolo “Cirillo e Metodio. Gli apostoli degli slavi” che uscirà nelle sale in autunno e sarà anticipato da una serie tv in quattro puntate in onda a giugno.
A conferma del fatto che la festa sarà frammentaria, in Slovacchia si svolgeranno eventi paralleli. In concomitanza con le giornate di Velehrad, nella slovacca Nitra, sede di un importante vescovado, ci saranno le celebrazioni cattoliche e la presentazione di un francobollo dedicato ai due santi mentre al castello di Branč avrà luogo la commemorazione comune delle Chiese evangeliche slovacca, ceca e della Slesia, e dei fratelli cechi, evento patrocinato dal presidente slovacco Ivan Gašparovič. Nel 2013 la zecca slovacca ha dedicato una moneta commemorativa da due euro all’avvento di Cirillo e Metodio in Moravia con una tiratura di un milione di pezzi.
Infine è già in corso una serie di mostre dedicate ai santi in varie città ceche quali Velehrad, Praga, Brno e Olomouc ma anche nell’ex fabbrica calzaturiera Baťa a Zlín e nella Valacchia Morava dove c’è un gran numero di chiese, cappelle e statue dedicate ai fratelli di Tessalonica. Nella stessa Salonicco il museo nazionale slovacco ha inaugurato un’esposizione e la città natale dei due santi sarà tappa di un pellegrinaggio sulle tracce di Costantino e Metodio in Grecia e Macedonia. Un’iniziativa curiosa riguarda il percorso detto Transumanza, tragitto di quattro mesi che i pastori faranno lungo l’arco dei Carpazi, accompagnati da trecento pecore per ritrovare le radici comuni che legano i cechi a slovacchi, polacchi, ucraini e rumeni.
La moltitudine di incontri e iniziative dimostra che a distanza di secoli ai due apostoli viene tuttora riconosciuto il merito di aver influenzato lo sviluppo culturale e religioso di tutti gli slavi tanto da essere considerati la “pietra angolare dell’unità europea”.
di Sabrina Salomoni