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Design d’epoca e motore elettrico, rinascono gli scooter Čezeta, icone delle strade cecoslovacche negli anni sessanta

Un corpo massiccio e tondeggiante e il “muso” allungato che termina con un grande faro cromato: per le fattezze originali lo scooter Čezeta prese il soprannome di “Prase” (maiale) fin dalla nascita. Čezeta (abbreviato ČZ) è un nome che forse evoca poco o nulla ai più ma a cavallo tra anni cinquanta e sessanta, quando in Italia erano Lambretta e Vespa a far sognare i giovani, i ČZ 501 e 502 erano l’icona delle strade cecoslovacche.

Prodotto fino al 1964, dopo mezzo secolo il Čezeta rinasce con il nuovo Type 506 grazie alla passione di Neil Eamonn Smith, imprenditore inglese residente in Cechia. Le linee retrò riprendono integralmente quella forma così personale che arriva dal passato ma il motore è elettrico, scelta che non entusiasma i cechi.

Qualche anno fa, passeggiando nel quartiere praghese di Vinohrady, Smith rimase affascinato da una di quelle strane motociclette e, informatosi sul modello, recuperò tre pezzi d’epoca da restaurare. All’inizio era solo un hobby ma presto capì che il ČZ era la base ideale per realizzare il suo sogno, creare uno scooter elettrico. Nel 2012 iniziò a lavorarci e nel giro di un anno il passatempo si trasformò in un progetto serio. Registrò il marchio Čezeta e costituì la società Čezeta motors, che non ha nulla a che vedere con la Česká Zbrojovka Strakonice, azienda costruttrice di motociclette e armi da fuoco che produsse il vecchio modello. “Passati cinquant’anni, nessuno in Repubblica Ceca voleva ricominciare dal Čezeta. Un vero peccato – ha dichiarato Smith. – È parte della storia locale e ha un design fantastico”. Dopo due anni di prove, e un investimento intorno al milione di corone, nel novembre 2014 espose il primo prototipo alla fiera “For Energo” di Praga e si rivolse a Lutz Buennagel e Alex Monestier, esperti del settore automotive, per lanciare il 506 sul mercato della mobilità sostenibile. Si è svolta al Motosalone di Brno di marzo la prima mondiale di un modello con ottimi parametri tecnici, materiali di qualità e accessori high-tech.

Prima di approfondire le caratteristiche del 506, raccontiamo la storia del suo antenato. Già prima della seconda guerra mondiale si voleva creare uno scooter comodo ma moderno. Dietro alle più brillanti idee c’era sempre lo stesso nome, Jaroslav František Koch, costruttore di motocicli che collaborava con la Česká Zbrojovka Strakonice. Nel 1940 brevettò la carrozzeria portante, nel 1947 catturò l’interesse generale con un prototipo dalla forma non convenzionale all’autosalone di Praga. Dieci anni più tardi l’azienda di Strakonice avviò la produzione in serie di trecento ČZ 501 con motore 175 cc. Il campionario proponeva sei combinazioni bicolori. Nel 1960 arrivò l’ammodernato 502 con un unico tubo di scappamento e la possibilità di agganciare il rimorchio portabagagli Pav 40. Poi fu la volta del 505, motocarro a tre ruote con cassone posteriore, e del sidecar 502 Druzeta.

Può sembrare strano accostare un prodotto alla moda con l’Europa dell’Est ma il Čezeta, con il suo design contemporaneo, era un veicolo per l’epoca rivoluzionario. “Ammiravo tutte quelle leve e non sapevo nulla della loro funzione. Mi attraevano e affascinavano” scrive Marcel Malypetr, autore del libro Skútr Čezeta. I ČZ portarono alla ribalta l’industria motociclistica cecoslovacca che nel periodo post-bellico era tra le più sviluppate mentre fu la società Motokov a esportarli in tutto il mondo. Raggiunsero il picco della popolarità nei Paesi Bassi dove si cambiò il soprannome in “La Boheme” e negli USA, soprattutto in Winsconsin, mentre la Nuova Zelanda comprava i pezzi originali e riassemblava gli scooter, detti N-Zeta. Degli oltre 115mila ČZ realizzati, pochi furono venduti in Europa occidentale dove nessuno li conosceva; in Inghilterra non se ne acquistarono più di un centinaio. Erano invece oggetti di culto nei Paesi del blocco sovietico. Eppure furono proprio le imposizioni del partito comunista, e non le richieste del mercato, a frenare un ulteriore sviluppo del ramo motociclistico. La letteratura straniera che mappa lo sviluppo degli scooter spesso nemmeno cita quelli cecoslovacchi, la cui produzione fu via via limitata e infine arrestata. Ai Čezeta toccò nel 1964.

La loro fama oggi è viva tra appassionati e collezionisti che li sfoggiano nei raduni di moto e veicoli d’epoca. Il prossimo giugno lo Skútr klub Čezeta organizza ad esempio il XIX raduno internazionale di scooter cecoslovacchi Čezeta, Tatran e Manet a Hrabušice, in Slovacchia. Tuttavia sono questi appassionati i primi a snobbare il nuovo 506 che non convince proprio per quell’animo ecologico che è la principale innovazione. “L’elettrico? Va bene, ma non per il Čezeta. Non sarebbe la stessa cosa” dice scettico Tomáš, praghese di mezz’età. “La benzina è benzina – rincara la dose Marek. – I fan di ČZ amano la tradizione. Perché non fare due linee? Gli auguro il successo ma prevedo un buco nell’acqua”.

Neil Smith però non demorde. A muovere i 168 kg del 506 non sarà il vecchio due tempi da 175 cc ma un motore elettrico da 5 kW, capace di garantire 90 km/h di velocità massima e alimentato da batterie al litio con autonomia di 100 km. Il motore è montato nella ruota posteriore, la batteria è nascosta nella carrozzeria, nello spazio che in parte occupava il motore. “Al momento ci vogliono circa 4,5 ore per ricaricare lo scooter, ma stiamo lavorando a un sistema più veloce grazie al quale la batteria sarà carica in 25 minuti” dice Neil Smith. Accumulatore ed elettromotore vengono dalla Cina, per il resto l’imprenditore cerca di sostenere le aziende locali.

A rimarcare l’evoluzione tecnologica c’è un’app per smartphone e tablet progettata per interagire con il veicolo: programmare velocità massima e accelerazione, controllare il livello di batteria residua, cercare le stazioni di ricarica più vicine o ascoltare musica via bluetooth dagli altoparlanti integrati. Lo stesso smartphone può essere collegato a una presa USB da 12V collocata nel retroscudo. Il connubio con la telefonia non è nuovo per il Čezeta, in Olanda già nel 1961 era installato sui motocicli della polizia un dispositivo radiotelefonico.

Se tutto andrà secondo i piani, Čezeta Motors farà partire in agosto la tiratura dei primi cento pezzi, rigorosamente fatti a mano nello stabilimento di Mirošovice, non lontano da Praga. Gli acquirenti avranno la loro due ruote all’inizio del prossimo anno. L’obiettivo è immettere sul mercato 500 scooter nel 2017 e arrivare a mille entro cinque anni. Nonostante le difficoltà finanziarie per passare dal prototipo alla produzione, la pianificazione a lungo termine dimostra l’intento della società che la versione elettrica non resti un evento unico. Le richieste arrivano da Parigi, Barcellona e Vienna, dai Paesi dell’Europa occidentale dove esistono sussidi per l’elettromobilità come Spagna, Olanda e Italia o dall’America del Nord, dove si assiste a un boom di auto elettriche. È un po’ triste che sul mercato nazionale l’interesse per questa rinata leggenda sia limitato ma i veicoli ecologici non sono abbastanza in voga e l’insufficienza di stazioni di ricarica e sussidi statali non contribuisce a renderli popolari. Un ulteriore fattore è il prezzo. Il listino parte da 9.900 euro, quasi 270.000 corone, per il modello base, optional e personalizzazioni esclusi. “Per quei soldi mi compro una Harley Davidson o un’auto semplice, che ne so, una Škoda Fabia” dice Pavel. Che il prezzo non sia alla portata di tutti, lo riconosce lo stesso costruttore che inizialmente intende conquistare con il suo scooter artigianale e di ottima qualità amatori stranieri e con un occhio di riguardo allo stile.

Per ora la società cerca di farsi conoscere con una forte campagna stampa e partecipando alle vetrine internazionali di settore, a partire dall’Intermot di Colonia e dal salone Eicma di Milano. Inoltre s’incrementa il numero di test driving, giri di prova prenotabili nel nuovo showroom di Praga, sulla centrale via Na Příkopě, dove si possono anche toccare con mano il 506 con la confortevole sella in pelle e gli accessori, dal caricabatterie solare a zero emissioni alle borse in pelle, dall’antifurto satellitare ai led di sicurezza. Si può scegliere tra otto varianti di colore, incluse le originali combinazioni bianco-azzurra o bianco-rossa. “Conservo con gelosia un 501 bianco-azzurro perfettamente funzionante e non avrei mai pensato che sarebbe stato prodotto di nuovo – confida il settantenne Zdeněk. – Sono della generazione che ricorda l’ingresso sul mercato di questo scooter, anche se il nome “maiale” tanto propagato negli articoli non l’ho mai sentito. Ho una motocicletta dai 18 anni, la usavo per andare al lavoro o per le gite fuori porta del weekend. Senza casco, sigaretta in bocca, una bella ragazza dietro. Gli anni sessanta, che nostalgia…”. E chissà che imbattersi nei nuovi ČZ, non induca i cechi a mettere da parte la diffidenza per l’anima green di uno scooter che ha fatto e vuole continuare a fare la storia.

di Sabrina Salomoni