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Il Boří les, in Moravia meridionale, un bosco ancora pieno di residuati bellici della Seconda guerra mondiale, che il governo vuole risanare

È iniziata, nei pressi di Břeclav, la bonifica di una pineta dalla fama inquietante dove, oltre alle pigne, è possibile raccogliere proiettili e bombe di artiglieria. All’ombra degli alberi vi sono infatti ancora disseminati migliaia di ordigni inesplosi, dal tempo della seconda guerra mondiale, e avventurarsi fra i sentieri a cercare funghi, o semplicemente per una passeggiata, significa farlo a proprio rischio e pericolo.

Ci troviamo nel Boří les, un bosco di pini situato proprio accanto all’area paesaggistica e culturale di Lednice-Valtice, una delle zone di maggior richiamo turistico del paese. La regione è quella della Moravia meridionale, di cui è nota la pregiata produzione vinicola, e a poche centinaia di metri passa il confine con l’Austria.

Durante il conflitto mondiale qui, nel Boří les, funzionava la fabbrica di munizioni Muna, una delle più grandi e strategicamente importanti del Terzo Reich. Nel 1945, alla fine della guerra, i soldati dell’Armata rossa distrussero il sito industriale e lasciarono il terreno cosparso di ordigni, così come in buona parte è rimasto sino a oggi.

Raggiungiamo la pineta su un trenino che parte da Břeclav e che si ferma, dopo pochi minuti di viaggio, in una stazioncina appena fuori dal centro abitato e immersa fra gli alberi.

I giornali, nel dar notizia dell’inizio dei lavori di bonifica, ricordano che negli ultimi settant’anni in questo luogo hanno perso la vita e sono rimaste ferite diverse persone, avventuratesi nella selva, magari alla ricerca di residuati bellici.

Il capostazione è una signora sorridente, con poca voglia di dilungarsi e con la tendenza a minimizzare: “Non credo che qui ci sia nulla di così pericoloso. A quanto ne so, l’ultima disgrazia risale al 1990, quando morì un ragazzino. Da allora la gente è più attenta, sa che deve rispettare delle precauzioni per evitare sorprese. Per il resto ci vado con la mia famiglia a cercare i funghi. Certo, meglio stare attenti a dove si mettono le mani”.

All’inizio del sentiero, affisso al primo albero, un cartello suggerisce: “Attenzione, nel bosco possono scoppiare delle munizioni!”. La giornata è grigia e piovigginosa. Il bosco basta guardarlo per sentirvi aleggiare un’atmosfera di angoscia e tragedia.

Un tempo il territorio era dominio dei Liechtenstein, uno dei casati più ricchi e potenti dell’Impero austro-ungarico. L’antica famiglia aristocratica nel XVIII e XIX secolo avviò tutta l’intera zona a grandi lavori di sviluppo. Valtice e Lednice si distinguono ancora oggi per l’inconfondibile atmosfera bucolica e ogni anno richiamano centinaia di migliaia di visitatori, attirati dagli sfarzosi palazzi aristocratici, immersi in giardini dalla bellezza mozzafiato e idilliaci laghetti.

Furono proprio i Liechtenstein che nel XVIII secolo decisero di realizzare la grande pineta del Boří les, cambiando volto a quella che sino ad allora era stata una distesa di terreno incolto e non fertile.

I tedeschi, allo scoppio della guerra, ormai padroni del Protettorato di Boemia e Moravia, non scelsero casualmente questa zona per la loro fabbrica bellica. Nel cuore della Europa occupata dalla svastica e in prossimità degli importanti snodi ferroviari di Brno e Vienna, era infatti un luogo ideale per produrre proiettili di artiglieria, granate e cannoni antiaerei, da inviare poi nei vari fronti di guerra.

La fitta vegetazione – altro aspetto vantaggioso – mimetizzava il sito industriale e lo proteggeva dai bombardamenti alleati. La Muna si estendeva sotto i pini per circa 100 ettari, in un complesso sistema di depositi sotterranei, collegamenti ferroviari interni ed edifici destinati alla produzione. La manodopera era costituita dagli abitanti del posto, ma vi lavoravano anche un gruppo di ebrei ungheresi, rinchiusi in un vicino campo di concentramento, e numerosi prigionieri di guerra, soprattutto russi e francesi. L’intero insediamento produttivo era presidiato dalle famigerate Unità testa di morto delle SS-Totenkopfverbände.

Nel 1945 i soldati dell’Armata rossa, durante la liberazione della Cecoslovacchia, procedettero a far saltare in aria il sito industriale. Le alte sfere sovietiche – visto il nuovo assetto al quale era destinata l’Europa centrale, con Praga destinata a finire sotto la sfera di influenza di Mosca – stabilirono infatti che la Cecoslovacchia non avrebbe avuto bisogno in futuro di una fabbrica come la Muna.

Le deflagrazioni non fecero così rimanere traccia del sito produttivo e dei suoi fabbricati, ma sparsero per tutta la zona un numero incalcolabile di proiettili e ordigni di vario genere. Si calcola che possano essercene ancora decine di migliaia, nonostante una prima opera di bonifica eseguita durante gli anni del regime, quando questo bosco, così vicino alla cortina di ferro e alla terra di nessuno, era presidiato dalle guardie di frontiera.

“In quel periodo il Boří les non era certamente un luogo dove poter venire per le nostre scampagnate. Meglio anzi starsene alla larga, se non si volevano destare i sospetti delle autorità di frontiera e dei loro cani poliziotto” ci raccontano alcuni ciclisti, prima di tornare in sella alle loro mountain bike.

Dopo il 1989 la situazione è completamente cambiata. I cartelli con la scritta “Pozor!” (“Attenzione!”) non sono sufficienti ad arrestare gli amanti della natura, attirati dai sentieri fra gli alberi, oppure coloro che si avventurano spinti dal desiderio di scoprire un luogo rimasto incellofanato per quasi cinquant’anni e con tutta l’aria di avere tanti segreti ancora da svelare. Non parliamo poi dei tanti appassionati di residuati bellici, che nel bosco ci vanno con il preciso intento di portarsi a casa qualche ricordino e con tutti i rischi che questo comporta. Insomma, quello che per tanto tempo era rimasto una foresta quasi impenetrabile, ora è diventato un via vai continuo di escursionisti.

Queste le ragioni che hanno indotto il governo di Praga a porre un rimedio, prima che l’ennesima tragedia giunga a funestare il Boří les. La definitiva opera di risanamento è stata affidata alla Lesy Čr, l’azienda forestale di stato. I lavori riguarderanno 500 ettari di terreno e si protrarranno per i prossimi dieci anni. L’auspicio del governo ceco e degli abitanti della zona è che la pineta del Boří les, una volta bonificata, possa tornare a far parte, a pieno titolo, dell’area paesaggistica e culturale di Lednice-Valtice.

di Giovanni Usai