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Il celebre artista Jiří Korn racconta quarant’anni di palcoscenico

Chissà che direbbero i fantasmi, quelli veri, quelli che dormono fra l‘effigie del Golem e i silenzi del Castello, degli spettacoli del nostro Jiří. Probabilmente, ne sarebbero infastiditi.
Infastiditi del suo bianco-nero, dai suoi eterni occhiali scuri, della sua velocità sul palcoscenico, della capacità di improvvisare, di squarciare con un numero a sorpresa l‘attesa sempre ansiosa degli spettatori.
E invece no: l‘ineffabile Jiří disegna una porta sul sipario ed entra, trionfante, fra gli applausi. Artista a tutto tondo, mescolando insieme musica, teatro, danza e persino un po’ di letteratura. Mistero? Invenzione pura? Bluff? Gigioneria? Tutte queste cose insieme, come gli artisti unici, quelli vocati da una natura generosa a fare, sempre e comunque, il mestiere inspiegabile dell‘istrione.
Non chiedetegli come, non chiedetegli perché, sta di fatto che l‘eroico Jiří tiene banco sui palcoscenici di Praga e dintorni da una trentina d‘anni.
Non esattamente uno scherzo, per cominciare. Attore con la A maiuscola, dunque, uno che resiste così alle intemperie degli anni. Le rughe non lo toccano, le sue scarpe da tip tap volteggiano irridendo al calendario, gioca a golf, è un maestro a biliardo, corteggia le ammiratrici, il successo cammina sui rivali, sfornando grandi musical con uno staff ormai collaudato di collaboratori. E poi corre, corre sulla fortuna quasi magica di chi vive da sempre al di sopra delle nuvole.
Attore di cinema (ricordate il suo ‘‘2Bobule‘‘, ironica esaltazione del vino moravo), di teatro, di sceneggiati radiofonici, spesso accompagnato da grandi attrici e cantanti. Due fra le tante, le preferite Helena Vondráčková e Lucie Bílá: con Helena c‘è stata un‘intesa graduale. Ma alla fine, siamo arrivati a fare la “grande coppia”, alla Fred Astaire e Ginger Rogers, come ha scritto un giornalista, un duetto assolutamente bene assortito.
-Coppia di stelle, direbbe un osservatore a corto di modestia.
46 Korn  2Bobule
Ma il regime, com‘era la vita sotto il regime ?
“Son cresciuto con la radio di stato, con il cinema e la televisione controllati. Ma non rinnego niente – spiega adesso Jiří – non rinnego gli anni da cantante durante il periodo comunista, i programmi alla radio di Husák. La censura per gli artisti era attenta ma allo stesso tempo non così ossessiva. Il fastidio vero, per un attore, era soprattutto quello di non poter andare all‘Ovest.
-Sembra un quadretto un po‘ troppo idilliaco….
Devo essere onesto: io, l‘unico problema grave lo ebbi negli anni Ottanta con una canzone intitolata “Non ho soldi nel portafoglio”. I funzionari la bloccarono: con la motivazione che si trattava di una bugia. Che diamine, ciascun bravo cittadino ceco aveva soldi nel suo portafoglio! Che storie andava cianciando un artista … Da allora, ho sempre lavorato fra la vecchia Cecoslovacchia e la Ddr.
- Diciamo la verità. Come ha vissuto il crollo del comunismo e la “rivoluzione di velluto”?
- Ero già affermato, nell‘89. Ma ho respirato anch‘io, come tutti, una ventata di aria nuova. Non fosse altro perché finalmente le frontiere si aprivano. E l’ingegno di un artista non può vivere recintato.
-Dunque Praga capitale cosmopolita. Ricorda la Praga dei primi Novanta, traboccante di “hemingwajové”, di aspiranti artisti americani?
-Ricordo molta voglia di fare, questo sicuramente, molta voglia di confronto, da entrambe le parti. Posso aggiungere, sembrerebbe un paradosso, che questa americanizzazione ha però fatto abbassare la qualità di certi programmi. Alla televisione, per esempio. E lo dice uno che nella tivù ha sempre creduto, compresi i musical come Rendez Vous o spettacoli come Dracula che andavano volentieri in video.
Per una volta, si toglie gli immancabili occhiali neri. La maschera, ormai e più forte di ogni espressione naturale. Jiri Korn l‘immortale ormai sorride a un amico, nello stesso modo in cui sorride, ha sempre sorriso al suo pubblico.
Ammesso che la televisione non lo affascini più come una volta, nel cilindro di Jiri ci sono ancora migliaia di altre idee e proposte. Canzoni da reinterpretare (“Ma il maestro di tutti, lo scriva, rimane sempre l‘immortale Karel Gott…”), apparizioni in Germania e a Vienna. Persino qualche viaggio nell‘amata Venezia e nella prediletta Costa Adriatica…
-Italia e Repubblica Ceca: un rapporto contraddittorio, anche da un punto di vista artistico…
“Non credo si tratti solo di un problema di Italia , o di un altro paese – spiega il cantante – Possiamo dire di essere un paese di artisti. Ma l‘ingegno, a un certo punto, deve crescere, ovunque esso nasca. Così è normale che oggi un giovane artista ceco senta l‘esigenza di emigrare, di crescere. E‘ successo a Milan Kundera, è successo a Miloš Forman, un po‘ a tutti quelli che son poi diventati grandi. In un altro campo, ad Eva Herzigová, alla Kurková. Alle tante bellezze che il nostro paese sforna, grazie a Dio e alla terra boema. Ma che, fatalmente, devono emigrare verso le capitali della moda: Milano, Parigi, New York… Fra le cantanti, una che merita una citazione è sicuramente Dasha. Molto più di una promessa, nella musica leggera di oggi”
Non si ferma. Un altro sorriso, un altro aneddoto, un‘altra foto da mostrare: ecco uno show, un tip tap del suo amato Fred … Adesso, l‘infaticabile in occhiali neri (un must, direbbe qualcuno), prova al teatro di Karlín il nuovo spettacolo 4tet.
“Debutto a novembre – spiega l‘eclettico Jiri davanti a una tazzina di caffe – Niente a che fare con Eliot, no, è una cosa diversa realizzata con il mio gruppo, grazie allo sceneggiatore, Jiří Škorpík, bravo 30 enne praghese. Quattro artisti in palcoscenico, musica e teatro insieme, ma che piaceranno anche al pubblico straniero. Mi esibirò per tutto l‘inverno. Vi aspetto a Karlín, mi raccomando…”

Di Ernesto Massimetti