Da punta di diamante dell’ingegneria ceca interbellica a rovina in disuso ai giorni nostri. La storia dello scalo di Praga 3 sembra però essere sul punto di cambiare ancora
“C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di sé” diceva Oscar Wilde. E in effetti della Nákladové nádraží Žižkov – ovvero lo scalo merci ferroviario di Žižkov in via Želivského, che per brevità di seguito chiameremo Nnž – da diversi anni si parla molto.
Tra i tanti siti architettonici caduti in disgrazia nei vari anfratti di Praga, questo è forse il più emblematico. Oltre a essere da diversi anni in uno stato di abbandono, da diversi anni è anche al centro di diversi dibattiti sul suo destino.
Anche lo spazio attorno allo scalo non è particolarmente bene in arnese. Di fronte poi c’è Via Olšánská, con la sede della posta di Praga 3 e uno dei principali edifici della compagnia telefonica O2 (che rispetto alla Nnž farà quasi certamente una fine ancora peggiore, ma non siamo qui per parlare di questo). Si tratta di edifici socialisti che, va detto, creano una strana armonia urbana con le architetture dello scalo. Un elemento che, come vedremo, ha un suo peso. La stazione è infatti un conglomerato di fabbricati funzionalisti degli anni ‘30.
A livello tecnico, l’area complessiva della Nákladové nádraží Žižkov occupa una superficie enorme, di circa 33 ettari, con costruzioni che, sui lati lunghi, corrono per oltre 350 metri. Su questi lati lunghi sono disposti i magazzini, molti dei quali ancora utilizzati. Su quello breve, quello che dà su via Želivského, troviamo gli uffici amministrativi.
L’intero complesso fu progettato tra il 1927 e il 1930. Nel 1931 furono costruiti magazzini e rampe, gli edifici amministrativi arrivarono nel 1934. I costi di costruzione ammontarono a circa 100 milioni di corone, cifra più o meno equivalente a quattro o cinque miliardi di corone odierni.
La stazione fu messa in funzione nel 1936 (notare la velocità di realizzazione di un progetto che anche oggi sarebbe ambizioso e mastodontico) e, come spesso accade alle realtà che trattiamo in questa rubrica, all’epoca era una struttura all’avanguardia. Il progetto di base era stato pianificato con razionalità estrema e le varie parti dello scalo erano state disposte secondo le teorie funzionaliste che dominavano la scena architettonica durante la prima repubblica cecoslovacca.
Il compito della Nnž era quello tipico di uno scalo di testa, ovvero uno scalo in cui i binari terminano: trasferire le merci da rotaia a gomma e viceversa. Di fatto però la stazione presentava una varietà incredibile di soluzioni innovative, molte delle quali facevano la loro prima comparsa nell’Europa di allora: rampe di carico dall’interno all’esterno degli edifici, ascensori verticali per il trasporto delle merci, passerelle mobili in acciaio (anche queste per il trasporto di merci), struttura portante degli stabili estremamente leggera. Insomma, vedere la Nákladové Nádraží Žižkov negli anni ‘30 doveva essere un’esperienza più fantascientifica che futurista.
La stazione era poi anche collocata in una posizione strategica. Si connetteva alla rete ferroviaria cecoslovacca nella stazione di Malešice e, detta così, è facile immaginare la perplessità dei più. Malešice però si trova sulla linea Líbeň-Vršovice (una linea secondaria). Ovvero i treni merci che dalla Nnž andavano a Líbeň poi potevano proseguire verso Brno o Ostrava, mentre quelli che andavano a Vršovice si inserivano sulla Praga-Plzeň-Monaco. Senza passare dalle stazioni centrali di Praga e decongestionando sensibilmente il traffico ferroviario nella parte centrale di Praga.
La fortuna dello scalo conobbe un primo arresto nel 1966, quando nuovi spazi di stoccaggio furono aperti a Strašnice, in una zona lì vicino ma al tempo stesso più decentrata. Il destino della Nnž fu tuttavia segnato, fenomeno globale, dal progressivo trasferimento dei trasporti merci dalle rotaie alle gomme. Quanto più si preferiva spedire i carichi via camion, tanto più diminuiva l’importanza dei treni.
Sicché il traffico a Žižkov diminuì, anche se in maniera poco percepibile. Ne è una testimonianza evidente il fatto che le traversine dei binari sono quasi tutte in cemento e non in legno, segno che lo scalo è stato soggetto a manutenzione anche in tempi relativamente recenti. L’attività della stazione fu ufficialmente terminata solo nel 2002.
Ufficialmente ma non di fatto: negli anni successivi non mancarono le iniziative di recupero. A inizio 2011 la Čskd Intrans, sezione cargo della compagnia ferroviaria statale České dráhy, fece partire da Žižkov alcuni convogli giornalieri e settimanali, molti dei quali internazionali. Associazioni di amanti delle ferrovie hanno cercato di organizzare anche alcuni treni storici (fenomeno estremamente popolare in Repubblica Ceca) che collegavano lo scalo con altre stazioni minori della città.
Questi esperimenti tuttavia non ebbero vita lunga poiché, nel febbraio 2011, un convoglio di manovra deragliò e si optò per il definitivo abbandono della struttura. Il colpo definitivo per lo scalo è però arrivato lo scorso anno. C’è stato un nuovo incidente alla stazione di Malešice, vicino allo scambio che conduce alla Nnž. Risultato: si è deciso di rimuovere gli scambi e i binari dello scalo sono rimasti definitivamente tagliati fuori dalla rete nazionale. Ovviamente tutto questo è avvenuto dopo il definitivo trasferimento di tutti i vagoni rimasti. Sicché se riuscite a visitare il cortile interno ora, lo trovate desolatamente vuoto (i vagoni donavano all’area un certo fascino postapocalittico).
Sebbene i binari al momento non servano più, tuttavia, non è così per i magazzini, ancora attivi. Infatti se visitate la stazione adesso noterete comunque una certa attività umana all’esterno. Per di più, gli edifici amministrativi e parte delle strutture sono stati dichiarati patrimonio nazionale nel 2010. È ovvio che la decisione non sia piaciuta al proprietario della struttura, le České dráhy, poiché la soluzione più veloce e meno dispendiosa era ovviamente quella di radere al suolo tutto. Ricorsi e controricorsi però non sono serviti e la Nnž è stata definitivamente confermata come patrimonio nazionale nel 2013.
Le evoluzioni poi sono facilmente intuibili. Si è provato a vendere (c’era stato, il che non sorprende, un interessamento di Penta Group), sono stati presentati progetti di riqualificazione col problema non indifferente di mettere d’accordo tutti. Da un lato le České dráhy e l’agenzia di sviluppo immobiliare Sekyra, che ovviamente mal sopportano di tenere un terreno di 33 ettari a maggese per degli anni. Dall’altro i beni culturali, l’istituto di sviluppo urbanistico della capitale (Ipr), il municipio di Praga 3 e quello della stessa Praga, che a salvare la stazione ci tengono davvero.
Ora, sembra che un progetto in grado di salvare capitali e scalo sia in dirittura d’arrivo; potrebbe essere presentato quest’anno ed è stato anticipato da un memorandum per la rivitalizzazione dell’intera area, firmato da tutte le parti in causa (lo Stato, il Comune, i distretti comunali interessati e chiaramente Sekyra Group). La ricetta è un classico: si prevede di rimettere a nuovo gli immobili, ricavandone spazi abitativi, scuole, uffici e negozi, pur tuttavia conservando le caratteristiche gru e i sistemi di comunicazione e trasporto delle merci che nel 1936 erano tanto avanzati. Si pensa anche di istituirvi la nuova sede della Cineteca nazionale, mentre una gran parte dell’area sarebbe destinata a diventare un parco.
Ci sarebbe persino l’idea di prolungare via Olšanská facendole circumnavigare lo scalo per arrivare sino a Malešice, luogo in cui, prima o poi, dovrà passare il futuro raccordo anulare di Praga. Sino a Malešice verrebbe prolungata anche la linea del tram, così da creare un nuovo capolinea. Un elemento curioso in questo caso è che i binari del tram praghese sono a scartamento normale, quindi per questa nuova tratta si potrebbero usare direttamente le rotaie dello scalo. Si parla, infine, di collocare nello scalo una delle fermate della metro D. Ma questo, dato lo stato di avanzamento del progetto relativo alla quarta linea metropolitana, ad oggi pare veramente fantascienza.
In soldoni, dove oggi c’è uno scalo in rovina circondato da ampi terreni in cui la sterpaglia si sta riprendendo quello che le ferrovie avevano tolto, nel prossimo futuro potrebbe sorgere un quartiere da 15.000 abitanti. È vero che alcune strutture nella zona, come la sede della O2 che abbiamo citato all’inizio, saranno con ogni probabilità abbattute per far spazio a palazzi più moderni; ma è anche vero che ciò che sorgerà in suo luogo dovrà abbinarsi allo stile architettonico della Nnž, proprio a causa della strana armonia edile che abbiamo citato in apertura. Un elemento che ci fa pensare che la Nákladové Nádraží Žižkov, tra i molti edifici industrial-storici caduti in disgrazia a Praga, sembra quello con le migliori possibilità di trovare un lieto fine alla sua storia.
di Tiziano Marasco